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Tra
i rimedi erboristici tradizionali occupan un posto di rilievo quelli
ricavati da due comuni essenze arbore: il sambuco e la betulla. La
betulla (Betulla alba) è un albero normalmente diffuso nelle valli alpine
e nell’Appennino. Alto una decina di metri circa, ha una corteccia
biancastra che si stacca facilmente in larghe e sottili lamine. Le foglie
giovanissime sono appiccicaticce con dei peli al margine.
In erboristeria si usano sia le foglie che la corteccia, le prime
hanno una funzione diuretica e generalmente vengono utilizzate infuse. Con
la loro azione triplicano la quantità di urina emessa dall’individuo
senza dare inconvenienti secondari. La loro azione è tale da riuscire
anche ad elevare la difficile diuresi dei gottosi. Il
carbone del legno di betulla ha proprietà assorbenti e si impiega nelle
malattie gastrointestinali e in caso di alcuni tipi di avvelenamento. Come
il tiglio è utile anche se usato come dentifricio. Il
sambuco è una pianta caratteristica, conosciuta e diffusa in ogni parte
d’Italia alle diverse altimetrie. E’ un arbusto che può raggiungere i
quattro-cinque metri di altezza assumendo un aspetto arboreo. La sua
fioritura avviene nel periodo della tarda primavera (maggio-giugno) con
fiori bianchi molto piccoli e numerosi. Il frutto è costituito da una
drupa nera, sferica e con polpa ricca di un succo rosso-bruno. La
corteccia si preleva in autunno, mentre le infiorescenze intere è
preferibile raccoglierle nella fase iniziale della fioritura. Le foglie si
raccolgono in estate per essere essiccate al sole così come i frutti il
cui periodo di raccolta è invece l’autunno allorché completano la loro
maturazione. La corteccia, le foglie, i fiori e i frutti hanno, anche se
in diversa misura, la stessa azione sull’organismo e cioè sudorifera,
diuretica e purgativa. Mentre un loro uso esterno, sotto forma di
unguenti, pomate o lozioni, possiede un’azione detersiva e risolutiva.
Il grande valore diuretico della corteccia è dovuto al fatto che non si
accompagna ad alcuna azione dannosa, essa agisce infatti direttamente
sull’epitelio renale senza influire sulla circolazione e sul cuore. |