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All'Eremo
si giunge lasciando la provinciale S. Stefano-Cammarata a 4 km. dal centro
abitato di Santo Stefano di Quisquina, all'altezza di un'edicola dedicata
a Santa Rosalia e imboccando una strada che si immerge nel bosco per circa
2 km.. A quasi mille metri di altezza si giunge alla struttura eremitica riconoscibile immediatamente per il suo stile architettonico definito ambientale,
poichè costruito e cresciuto a tappe quasi in maniera organica. L'Eremo,
che si mimetizza con l'ambiente circostante, oggi comprende la Grotta di
Santa Rosalia, la Chiesa, la Cripta e gli ambienti conventuali (celle,
cucine e refettorio). Il Bosco della Quisquina, luogo umido e ombroso,
tanto che i Saraceni lo chiamarono Koschin, cioè oscuro (da cui
volgarmente Coschina o Quisquina), rappresentava un luogo ideale come
nascondiglio. Fu così che la giovane Rosalia, fuggendo da vita mondana in
cerca di solitudine e di comunicazione con Dio, imbattendosi in questo
luogo vi rimase per ben dodici anni in eremitaggio (probabilmente dal 1150
al 1162). Le
documentazioni esistenti sulla vita della Santa sono rappresentate da
lapidi ed iscrizioni che si sommano a leggende e tradizioni. Sicuramente
vengono ritenuti come luoghi che sicuramente ospitarono la Santa, oltre
alla Grotta su cui venne edificato l'Eremo, anche quella di Monte
Pellegrino a Palermo dove pare sia morta. La
storia dell'Eremo parte dal 1624, allorché, subito dopo la scoperta dei
resti della Santa nella Grotta di Monte pellegrino, due muratori
palermitani scoprirono nel secolare Bosco della Quisquina, una grotta
all'interno della quale si trovava la seguente epigrafe: "Ego Rosalia
Sinibaldi Quisquinae Et Rosarum Domini Filia Amore D.ni Mei Iesu Christi
Ini Hoc Antro Habitari Decrevi" (Io Rosalia Sinibaldi, figlia del
signore della Quisquina e del Monte delle Rose, per amore del mio Signore
Gesù Cristo, in questa grotta ho deciso di abitare). Dopo
la scoperta fu subito costruita una piccola cappella con un campanile. Questo
primo sito ospitò la prima comunità eremitica intorno al 1690, quando un
ricco genovese, Francesco Scassi, volle ritirarsi in solitudine assieme ad
altri tre compagni in questo luogo. I nuovi eremiti fecero costruire delle
cellette, una cucina, una stalla ed una nuova Chiesa "tre volte più
grande della precedente". La fama dell'Eremo si diffuse prestissimo
tanto da divenire un luogo di eremitaggio popolato ed autosufficiente. La
vita dell'Eremo si è arricchita di personaggi illustri ispirati dalla
Sata, come Bartolomeo Pii, generale spagnolo di stanza a Palermo, che dopo
aver ucciso un innocente durante il "festino", decise per il
rimorso di ritirarsi in questo luogo. Nonostante la tranquilla e romita
vita dell'Eremo sia stato più volte violata da gravi fatti come violenti
litigi, furti, tresche e persino omicidi, la struttura monastica fu
considerata nel '700 fra le più rinomate di Sicilia e visitata da
cardinali e principi.
Grazie
all'architetto e frate Ignazio Traina, alla fine del '700 l'Eremo si
arricchì di mportanti opere d'arte e di preziosi arredi come gli altari
in marmo dei fratelli Musca, la statua della Santa scolpita da Filippo
Pennino e gli affreschi e le tele dei Fratelli Manno. Nel corso dell'800
furono fatti numerosi restauri e l'Eremo era riconosciuto fra i monumenti
nazionali. |