Alla distanza quasi di tre miglia da Randazzo, nella strada per cui si va a Maletto, si incontra una bassa pianura che gira intorno circa quattro miglia. Da Levante viene bordata da una lava non molto antica per essere quasi mezzo nuda, coperta di pochissima terra , in cui vi allignano alberi molto piccoli e giovani ; per Tramontana dalle basse falde delle opposte colline ; per Ponente e Mezzogiorno da una coda dell’Etna che forma un angolo, talché questa pianura viene ad essere ben disposta a servire d’alveo ad una smisurata copia d’acque che formano il lago della Gurrita. Il fondo lo costituisce una lava antichissima, sopra la quale hanno le acque lasciato un letame ben alto. Le acque originarie dalla Montagna detta la Curma del Solazzo Verde e le altre della Curma detta il Casale di Tre Fontane, che sono torrenti molto copiosi, come altresì le acque piovane che scolano dalle opposte colline e da una gran parte della sovrastante falda dell’Etna, vanno tutte a ragunarsi in questa pianura, sopra la quale per tutto l’inverno le acque arrivano ad alzarsi sino a 16 palmi ( circa 4 m , n.d.a.), come io ne ho misurato le tracce. Ma poiché nella lava che serve di fondo a questo Lago vi sono molti buchi, le acque adunate si inabissano in quelle pozzanghere quotidianamente onde, terminate col tempo le piogge, va sempre quel Lago scemandosi finché si resciuga totalmente e tutta quella pianura vestesi di mano in mano di freschissime pasture che sono la delizia delle mandre e degli armenti nella calda stagione (cfr. G. Recupero, Storia Naturale e Generale dell’Etna, I, 1815, pp. 195,6).

La suddetta descrizione del Recupero è una delle più antiche dove si parla del Lago Gurrida (o Gurrita, toponimo di un antico feudo esteso tra Bronte e Randazzo), del suo sito e delle sue peculiari caratteristiche lacustri e “pastorali”.

In un territorio come quello etneo, ricco di acque sotterranee ma estremamente povero, data la notevole permeabilità delle rocce laviche, di acque esterne, una estensione di acqua lacustre come quella della Gurrida assume una notevole importanza , per la flora ivi presente e per la fauna, specie quella avicola, che in determinati periodi dell’anno trova colà un punto di incontro e quindi di vita, per non parlare della notevole attrattiva che il sito possiede dal punto di vista paesaggistico.

Il “Lago” si trova in territorio di Randazzo, come già espresso dal Recupero, sorge a 835 m s.l. del mare su una depressione argillosa che raccoglie le acque piovane e soprattutto quelle del fiume Flascio, ha una superficie di circa 800 mq, con un circuito molto irregolare di circa 6 Km e con una area di impluvio di circa 52 Kmq.

Le acque di un bacino così vasto non possono essere smaltite per semplice evaporazione, per cui non avendo il “Lago” emissari esterni superficiali si deve per forza pensare a sfoghi sotterranei che peraltro esistono e diventano abbastanza visibili in piena estate, quando la cavità perde tutta l’acqua e lascia intravedere sul fondale buche e piccoli crepacci che servono ad assorbire l’acqua che si raccoglie soprattutto con le piene invernali e primaverili del fiume Flascio. Il “Lago” raggiunge in media i 3 o 4 m di profondità, per cui il suo stato idrografico dipende essenzialmente dal rapporto tra la quantità d’acqua recata dal Flascio e dagli altri torrentelli laterali e quella assorbita dalle buche e fessure del suo fondo. Tali aspetti del “lago” sono molto analoghi alle depressioni, coperte spesso da fanchiglia e argille, del Carso e delle montagne delle vicine Slovenia e Serbia, dove però alle inondazioni esterne si sostituiscono spesso sorgenti sotterranee (Cfr. O. Marinelli, Alcune particolarità morfologiche della regione circumetnea, Riv. Geog. Ital., 1896). Sino alla fine del secolo scorso la vita di questa massa d’acqua si era svolta secondo le ferre leggi della natura, per cui si avevano le piene invernali e primaverili con gravi danni per le colture vicine a causa dei continui travasi d’acqua e le secche estive, quando l’estensione lacustre veniva sfruttata come zona da pascolo molto ricercata per la sua erba grassa e ricca d’acqua.

Agli inizi del nostro secolo si tentò di ridurre l’area umida con lavori di prosciugamento e di bonifica che tutto sommato non attecchirono e quindi non ne alterarono la superficie, sino ad alcuni decenni fa quando l’impianto di aree vignate nella parte Nord mise in serio pericolo la vita di tutta quella zona lacustre. Per fortuna in tempi recenti la zona interessata è stata inserita nel perimetro del Parco dell’Etna, per cui oggi può godere di tutta la protezione per preservarsi al meglio per le prossime generazioni. Non si parla di cure particolari poiché queste ultime consistono e si limitano solo a profonde falciature delle alte erbe che circondano il “Lago e che vengono effettuate dagli agenti del Corpo Forestale in determinati periodi dell’anno. Oggi il “Lago” presenta parecchi endemismi vegetali molto importanti che meritano l’attenzione di tutti perché possano conservarsi e riprodursi nel miglior modo possibile in quel piccolo ecosistema che comprende acqua, piante, insetti e fauna soprattutto avicola. Tra le piante ricordiamo il ranuncolo, le margheritine molto ambientate nel sito, i salici, i giunchi ed altre erbe di diversa altezza che vivono la loro esistenza lungo l’arco delle diverse stagioni.

Sono presenti in buon numero anche rosacee, trifogli e garofani d’acqua.

Il lato Ovest del “Lago” è coperto da folti saliceti che con la loro intricata vegetazione impediscono il passaggio diretto ai molti visitatori che in primavera non mancano di certo perché attratti soprattutto dalla stupenda fioritura di queste piante legate all’acqua.

In conclusione possiamo ben dire che il “Lago” Gurrida, dal punto di vista botanico presenta numerose piante rare che difficilmente si trovano in altre aree della Sicilia, se escludiamo alcune zone umide dei vicini Nebrodi e qualche sito delle Madonie. Dal punto di vista faunistico il “Lago” non ha molta importanza ma si presenta come un ottimo punto stagionale di appoggio per numerose specie di uccelli come aironi ed anitre che si fermano colà durante le loro migrazioni e che spesso nidificano nei suoi dintorni. Per tutte queste particolarità, l’area lacustre della Gurrida merita di essere conservata e possibilmente valorizzata con tutte le sue essenze vegetali, con la sua fauna e con gli aspetti idrografici e paesaggistici. Dalle righe di questa rivista lancio un appello alle autorità regionali e provinciali preposte: perché non far costruire nel territorio del Parco dell’Etna, possibilmente oltre i 1000 m di altitudine, piccoli invasi bene inseriti nel contesto ambientale e quindi in grado di raccogliere parte delle acque piovane e di scorrimento del territorio? Tali “laghetti”, con fondo argilloso da predisporre artificialmente, potrebbero essere utilissimi per la flora e soprattutto per la fauna etnea che potrebbe trovare in essi punti di riferimento vitali in periodi di grave siccità che certamente non mancano nella nostra Isola. Alle suddette autorità la risposta.