Le pitture del soffitto della cattedrale di Nicosia "Busti di gentildonne ingioiellate, di giovinetti dalle ricche vesti bordate di pelliccia, di canuti vegliardi dalla barba fluente, di mori, cardinali e coloriti, personaggi di varia umanità si susseguono tra girali di foglie, fiori stilizzati, figure di animali delle specie più diverse e "droleries", ibridi esseri commisti di elementi vegetali, animaleschi, umani..." Scrive così Giovanni De Francisco nel suo volume "Le pitture del soffitto medievale della Cattedrale di Nicosia" parlando di un autentico capolavoro, il ciclo di pitture che ricopre l'antica copertura a capitale del maggior tempio nicosiano, occultato ai primi del secolo scorso, durante la ristrutturazione della chiesa, dall'attuale volta a botte in muratura e rimasto così "conservato", non visibile e non fruibile, fino ad oggi. "Un variegato campionario della vita quattrocentesca, ove c'è posto per l'immaginario e il quotidiano, la vita intellettuale e il lavoro manuale, la fede religiosa e la ferrea logica del potere": questo, sempre secondo le parole dei De Francisco, rappresentano le preziose pitture del soffitto ligneo di Nicosia sulle quali non si interviene ancora, nonostante numerosi appelli e denunce sui giornali, fatti da De Francisco e da chi scrive, con un'opera delicata di restauro. Le tavole, infatti, perdono sempre più il colore, tanto che alcune di esse sono state poste al riparo e al sicuro. Ma è il soffitto nella sua totalità che dev'essere subito salvato, per non perdere per sempre un patrimonio unico, che si estende per ben 25 metri di lunghezza e la cui creazione va attribuita a un maestro quattrocentesco che certamente, se non fu lo stesso, s'ispirò all'autore del soffitto ligneo della Cappella Palatina di Palermo. E' l'impronta islamica, o islamizzante, a caratterizzare la cifra stilistica di questo ciclo di pitture che richiama anche qualche consonanza con quel grande capolavoro dell arie gotica internazionale che è il "Trionfo della morte", un gioiello d'arte eseguito tra il 1440-41 nello Steri di Palermo. Ma sono ipotesi. Certo è che Nicosia aragonese dovette godere di una notevole fioridezza economica e culturale, anche per la posizione strategica di città posta al centro dell' Isola e meta obbligata sulla strada interna che collegava i centri orientali della Sicilia con Palermo. A testimonianza di questa importanza restano, nel soffitto della Cattedrale, i numerosi blasoni signorili dipinti qui e là. Nicosia è una città dove sono conservate importanti vestigia del passato, a cominciare da quel dialetto gallo- italico che insieme a Piazza Armerina , San Fratello, Sperlinga, Aidone e Novara di Sicilia ne fa uno dei centri "lombardi" più importanti della Sicilia. Ma, come si sa, c'è un limite ad ogni resistenza . Hanno- lo chiediamo per l'ennesima volta - gli organi competenti un progetto di recupero per il soffitto ligneo di Nicosia? |