Se in una tiepida notte d'ottobre non avete voglia di dormire e vi va di gironzolare per il centro di Catania, scoprirete con meraviglia, come dal caos giornaliero emergafinalmente una città notturna bella e misteriosa, con i suoi palazzi, le sue chiese, i suoi ruderi: gli acciottolati di lava finalmente sgombri di auto e motorini. La via Etnea dritta che cerca il mare; piazza Stesicoro e via Crociferi, tra le più belle strade barocche d'Europa. No, non esagero. Matta sull'antica via romana che raccordava il teatro antico e l'Odeon, via Crociferi con le sue quattro chiese, i conventi e i due archi che la chiudono o meglio la sottolineano a nord e a sud, è veramente uno dei rari esempi in cui la scenografia urbana diventa arte. E pensare che la sua squisita armonia stilistica nasce dalla prima costruzione abusiva di Catania. Proprìo così. Ecco come andò: dopo il terremoto dei 1693 che rase al suolo l'a città, nel progettare la ricostruzione, il Senato catanese proibì, come misura antisismica, la costruzione di archi e
cavalcavia che unissero due edifici. Il
Vescovo Monsignor Andrea Reggio, uomo che "operò, amò e odiò violentemente" si trovò a dover fronteggiare il "no" dell'autorità civile e la necessità di unire la badia grande con la badia piccola delle suore benedettine. Convinto della validità stilistica dell'arco, incaricò l'architetto Alonso Di Benedetto e "per ottenere il suo intento, abusando di sua autorità, fece di nottetempo dar mano alla costruzione dei cavalcavia, ma di qualche intoppo stando in forse, dispensò ai manifattori gli ordini minori per sottrarli alla giurisdizione laica". Così in una sola notte del 1704 l'arco venne gettato alla luce delle lanterne. All'alba, quando, si dice, Rosso Cerami, decurione patrizio avversario di Monsignore, rientrando a casa sua (Villa Cerami) vide l'arco, fece intervenire la forza pubblica ma questa nulla potè contro i muratori preti. Così sull'arco, ad oriente c'è lo stenuna di Monsignor Andrea Reggio e dal lato opposto, sopra la chiave di volta, un'epigrafe latina recita: A "Dio ottimo massimo. La pietà delle monache vinse la crudeltà del terremoto e quelle case che l' 11 Gennaio 1693 per la immanità di esso furono distrutte, per l'ardore delle Vergini furono riedificante". E grazie a Monsignor Reggio ancora oggi possiamo godere di questo sogno di pietra che sottolinea il contrasto di pieni e di vuoti, i suggestivi chiaroscuri delle facciate del Vaccarini e dei Palazzotto, le scalinate marmoree e le grate panciute che fanno di via Crociferi una via unica al mondo.