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"Se un
operaio trasporta la sua arte in un paese straniero, a danno della
Repubblica, gli sarà dato ordine di tornare. Se egli non obbedisce, si
metteranno in carcere i suoi più prossimi parenti; e se, malgrado la
prigionia di questi, egli si ostina a voler rimanere all' estero, vi sarà
qualcuno incaricato di ucciderlo, e, dopo la sua morte, i suoi parenti
saranno messi in libertà". E' questa una disposizione emanata dal Consiglio
dei Dieci della Repubblica Veneta per impedire che l'arte della lavorazione
del vetro, appresa da Bisanzio e importata nel X secolo dagli infaticabili
commercianti veneziani, si diffondesse oltre gli isolotti di Murano, l'
antica Amurianum, dove erano state concentrate le fornaci, con un decreto
del 1291, per evitare incendi nella più grande e caotica Venezia. Questo
decreto sancisce quindi la fioritura "vetraria" di Murano che attorno al
1500 toccherà il massimo splendore per le numerose industrie
e i privilegi che la Serenissima concesse ai sui artigiani, i quali ebbero
addirittura un loro Statuto, la Mariegola, e titolo nobiliare che li
equiparava al patriziato di Venezia, troppo interessato alla penetrazione
commerciale del vetro lavorato in Europa. Tuttavia, caduta la Repubblica
veneta, anche Murano seguì le sue sorti politiche, mentre quelle
"artistiche" erano state già profondamente scalfite, verso la metà del 1700,
dal più pesante e riccamente lavorato vetro di Boemia e in seguito pure da
quello di Saint Gobain, in Francia. Si dovrà aspettare l'età moderna, e l'
intraprendenza di alcuni artigiani muranesi, per una ripresa della
lavorazione
del
vetro che, per molti versi, seppe recuperare la più
antica
tradizione artistica, quella che si tramandava originariamente, come le
conoscenze più misteriose, da padre in figlio. Passare a Murano, coi
vaporetti in partenza da Venezia, significa tuffarsi dunque nel passato più
prezioso di questa arte che diventa documento della storia nobilissima delle
mitica città lagunare, nonché dei "misteri" che la letteratura ha intessuto
sulle calli e i ponti che intrecciano gli isolotti. Per ricordare i
trascorsi di questo artigianato, fu fondato a Murano il "Museo vetrario"
presso il Palazzo Giustinian, in quella che fu la vecchia sede Vescovile,
dove è possibile godere dei più begli esemplari di vetri di vario tipo, da
quelli siriaci ed egiziani, fino al Rinascimento e al Neoclassicismo, dalle
sovrabbondanze barocche e le ricerche Liberty,
fino
all' età nostra: dipinti, lampadari, arazzi, mobili completano una raccolta
unica al mondo. Ma il visitatore che vuole meglio approfondire la conoscenza
di questa frazione del Comune di Venezia, può ammirare ancora la bellissima
la Basilica dei Ss. Maria e Donato, tra le più notevoli dello stile veneto
esarcale, e poi confrontarla col la Chiesa di San Pietro Martire (XIV sec.)
di forma gotico-rinascimentale, il cui interno arricchiscono le opere di
Giovanni Bellini: la ineguagliabile Madonna venerata dal Doge Barbarigo, e
un San Gerolamo di Paolo Veronese. Uno sguardo furtivo a ciò che resta del
Palazzo De Mula e al Palazzo Trevisan, entrambi di stile gotico fiorentino,
e poi in "acqua" per raggiungere un' altra perla delle nobili
Venezie:
Burano. Frazione di Venezia, fu costruita su quattro isolotti intorno al V
secolo dai profughi di Altino (l'antica Altinum, devastata per la sua
importanza strategica e commerciale da Attila e poi da Alboino) dei quali
conserva l' inflessione dialettale, nonché la cura e la dedizione per l'
artigianato e il commercio. La cittadina, al visitatore amante delle
tradizioni, offre uno spaccato della sacralità del lavoro femminile,
intessuto tra i silenzi della laguna e la pace di case lambite dal mare: il
Merletto ad ago, caratterizzato dal famoso "punto in aria, il cui periodo
aureo, e prima che l' industria appiattisse la pazienza creativa di mani
esperte, risale tra il XVI e il XVII secolo. Alla mistica visita dei cento
negozi che espongono il merletto, il turista può benissimo
intercalare
ottimi intermezzi di assaggi di pesce, nonché suggestive passeggiate lungo
le viuzze-calli di Burano, la cui atmosfera è rallegrata ulteriormente dalle
caratteristiche facciate delle case dipinte a colori sgargianti, simili,
forse, a quel vetro che anche qui canta l' epica del lavoro intelligente e
passionale dell' uomo.
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