 
     
    Oggi sempre più spesso, le imposte chiuse e mal ridotte indicano 
    l'abbandono totale in cui versa l'azienda 
      
     I luoghi 
    etnei dominati dal vulcano presentano in questa stagione una varietà di 
    paesaggio e di colori che è possibile ammirare, portandosi gradualmente dal 
    livello dei mare alle quote più elevate, e coglierne i cambiamenti e le 
    sfumature. Dal livello dei mare fino ai 500 metri i colori della fascia 
    agrumicola sono quelli di un quadro impressionista.  
                                                 
    Esempio di una dimora rurale ormai abbandonata Più su la zona 
    viticola che si estende fino a 1200 metri sembra rassomigliare a quelle 
    piazze che dopo un giorno di mercato facilmente lasciano intuire quanta 
    confusione e opulenza vi sia stata fino a poche ore prima; il piano dei 
    frutteto, che prende maggiore consistenza tra i 1200 e i 1600 metri, su un 
    terreno nero di lava si alterna con i colori dei castagni e delle ginestre; 
    ancora più su dominano le immagini dei bosco ombroso fatto dì castagni e 
    pini e più in alto, di querce e rare betulle. 
    Attraversando i "giardini", cioè le zone destinate alla produzione dì 
    agrumi, si nota una differenza nella densità delle costruzioni rurali, che 
    hanno connotazione diverse io una dalle altre, sia per la conformazione 
    morfologica dei terreni, sia per le dimensioni degli agrumeti. 
    La piccola casa rurale si trova nella parte più alta dei fondo, dove questo 
    si può facilmente sorvegliare. Essa è di dimensione e forma diverse a 
    seconda che la sua funzione è di semplice rifugio o so - e in quest'ultimo 
    caso è accompagnata da una cisterna esterna - per qualche mese durante 
    l'estate, accolga la famiglia dell'agricoltore. Costruita con pietra lavica 
    "a secco», essa spesso corona le cosiddette "torrette delle chiuse cioè le 
    caratteristiche successioni piramidali di terrazze che sono frequenti sulle 
    falde sud-occidentali dell'Etna. 
    Dove il terreno è pianeggiante, la necessità di spingersi al di sopra della 
    chioma degli agrumeti per vigilare sul campo ha fatto sì che al vano terreno 
    se ne sovrapponesse un altro, anche se piccolo, con funzione dì guardiola. 
    Qua e là qualche ''gebbia'', di araba reminiscenza, resiste ancora, vecchia 
    antenata sopravvissuta per alimentare i modernissimi impianti a pioggia, 
    così pratici da sostituire persino le vecchie ''saje'' che tanto 
    poeticamente diffondevano, durante le sere d'estate, quell'allegro rumore 
    d'acqua e quel buon profumo di terra umida. 
    Alle quote più alte che per ovvii motivi climatici non hanno concesso la 
    produzione agrumìcola, è perdurata la coltivazione a vigneto. La vigna,
     che ha avuto nel secolo scorso 
    una elevata redditività, ha consentito ai proprietari di costruire quelle 
    case rurali e padronali, le une complementari alle altre, affinchè contadini 
    e padroni convivessero sulla stessa terra che dava loro ragione di vita e di 
    benessere. Nella grandi e medie aziende svariata è la tipologia delle case 
    rurali su cui domina sempre la    presenza della casa padronale che        
                                  Tipica casa rurale     
                    talvolta prende aspetto di villa. 
    Attualmente i proprietari vi trascorrono qualche mese in estate mentre, fino 
    ad alcuni anni addietro, vi trascorrevano con la propria famiglia quasi 
    l'intero periodo estivo e autunnale e, saltuariamente, alcune settimane 
    durante le varie fasi di lavorazione della vigna. La casa padronale più 
    comune ha pianta quadrangolare o rettangolare. Il pianterreno ospita un 
    palmento, la cantina e la casa dei massaro, il piano superiore l'abitazione 
    dei proprietario. Ai lati quasi sempre compaiono altri locali destinati a 
    deposito e qualche volta anche le stalle. Quando, l'edificio sorge lungo la 
    strada - a cui si affaccia con semplici balconi e volte poggiati su massicci 
    avancorpi - esso volge il prospetto principale verso il podere e presenta 
    sul davanti un terrazzino, sostenuto da archi, al quale si accede da una 
    scala esterna, che può essere disposta normalmente o essere parallela al 
    prospetto stesso. Al podere e al cortile interno si accede da un cancello; 
    l'ingresso, con i suoi pilastri, è sempre particolarmente curato perché 
    simbolo del la proprietà e presentazione solenne dei vigneto a cui si 
    accede. Elementi cromatici di rilievo sono i pilastri dei cancello, gli 
    architravi delle porte e delle finestre, costruiti con blocchi di pietra 
    lavica o di pietra calcarea. Il cancello stesso in ferrobattuto lavorato 
    nelle forme decorative più svariate, oggi è sempre più spesso tenuto chiuso 
    da un grande catenaccio; al di là di esso le imposte chiuse e le erbacce 
    indicano l'abbandono totale in cui versa l'azienda. Ai margini dei vigneti, 
    prendono consistenza i frutteti specializzati, che si intervallano con 
    macchie più o meno estese di colate laviche. La casa rurale di questa zona è 
    più semplice ed è destinata a solo deposito di attrezzi sia per la notevole 
    quota alla quale si trovano i frutteti, sia per la scarsa mano d'opera 
    richiesta e la piccola estensione dei poderi. Date le rigide temperature dei 
    mesi invernali, la casa si presenta ben chiusa, e con un tetto più spiovente 
    dei  solito in modo da 
    facilitare lo smaltimento delle acque piovane o della neve. Queste case, 
    nella loro essenzialità costruttiva, umili ma coraggiose presenze, sono 
    l'ultimo segno dei lavoro dell'uomo; più in alto il bosco e poi il vulcano, 
    sovrano incontrastato.   
  
    Tipica casa rurale monocellulare 
     |