Prosegue
il nostro viaggio per scoprire la Sicilia “nascosta”. Visitiamo
Rosolini, un comune della Provincia di Siracusa. Grazie alla sua posizione
è facilmente raggiungibile. Lo si trova, infatti, lungo la Strada
Statale 114 tra Noto ed Ispica.
Rosolini: Un paese giovane dalle radici antiche
a cura di Antonella Paternò
Un po’ di
storia
A spasso per il paese
.......... e fuori paese
L'economia
Per riempire lo stomaco
Un po’ di storia
Proponiamo in questo
numero la visita di una simpatica cittadina facilmente raggiungibile
ed inserita in un contesto architettonico ambientale, quello della
provincia di Siracusa, che riveste un rilevante interesse turistico,
parliamo di Rosolini. Diamo prima di tutto una breve “occhiata” storica.
Rosolini sorge amministrativamente nel XVIII secolo, e precisamente il
1 agosto 1712 quando al principe Don Francesco Moncada e Cirino,
principe di Ladreria e di Rosolini ed alla consorte Eleonora Platamone
viene concessa la “licentia aedificandi” per la costruzione del borgo.
Sorge come terra feudale nobilitata ed il feudatario che la fondò ebbe
precise prerogative: imporre tasse ai vassalli, amministrare la
giustizia civile e criminale, tenere in funzione gli uffici
dell’Università che gestiva la vita del borgo feudale. Il castello, la
cui edificazione fu autorizzata dal re Ferdinando D’Aragona il 15
gennaio 1485, non è più nella sua struttura originaria e di esso è
sopravvissuta solo l’ala di tramontana. Le costruzioni si svilupparono a
nord ovest del castello con dimore in prevalenza architettonicamente
povere affiancate da opere a carattere sociale: l’acquedotto Cansisina,
abbeveratoi, il ricovero per orfani, la chiesa matrice del
SS. Crocefisso e la bella chiesa dell’Anime Purganti, oggi chiesa Madre
( i cui lavori iniziarono nel 1728 e furono ultimati nel 1840 ), furono
alcune delle opere realizzate. Dalla prima metà dell’800, Rosolini si
abbellì di artistici palazzi diventando popolosa e laboriosa. Nonostante
questa sua relativa giovinezza come Comune, Rosolini sorge su un’area
storicamente antichissima. Abbiamo, infatti, numerose testimonianze che
vanno dalla preistoria alla storia antica e medievale. In questo
territorio, popolazioni indigene e mediterranee si stanziarono durante
il paleolitico superiore nella Cava Grande di Rosolini, nella cui parte
iniziale, si trova la Caverna Lazzaro scoperta e studiata
dall’archeologo tedesco Ferdinando Von Adriana nel 1878. Nei dintorni
esiste anche una necropoli dall’età del bronzo antico (1880-1440 a.c.).
Successivamente il territorio di Rosolini fu abitato dai Greci e dai
Romani: sotto questa dominazione il territorio fu chiamato “Rus Helorini”
o “Rus Helorinum” da cui secondo alcuni deriva il toponimo. Dopo la
caduta dell’impero Romano vi fu l’occupazione da parte dei Vandali ed in
seguito dei Musulmani durante la dominazione dei quali Rosolini fu
chiamato Raalsenem (da cui secondo altri deriva il nome attuale). Dopo
la conquista normanna, la dinastia Altavilla avviò il processo di
feudalizzazione e il territorio venne a costituire i feudi Savini (oggi
Rosolini) e Cugni di Inubau, in seguito accorpati attraverso diversi
passaggi di denominazioni feudali ed infine: de Girgia, De Apello, De
Podio, Platamone, questi ultimi fondatori nel 1673 del principato di
Rosolini. Evento notevole durante questo periodo (era il 1533) fu il
ritrovamento della Santa Croce in una grotta che faceva parte dell’eremo
eretto in quel periodo, ma in una zona già adibita ad attività religiosa
fin dal IV secolo, probabilmente per opera di Sant’Ilarione e che oggi è
meta d’attività turistiche per interessamento dell’I.S.V.E.C.S (
istituto Studi e Valorizzazione Eremo Croce Santa ) e dell’Archeoclub
d’Italia sede di Rosolini.
Eremo Croce Santa
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A spasso per il
paese
panorama del paese
Dopo questa breve
digressione storica, vi proponiamo un breve giro per il paese. Per chi
giunge dalla SS 115 presso la stazione ferroviaria, ci si “inerpica” per
la via Ronchi che porta alla piazzetta Europa. Di fronte si può ammirare
una spaziosa villetta comunale mentre sulla destra si diparte il
cosiddetto “corso”, quasi “unico” ritrovo per i giovani del paese e
luogo delle rituali passeggiate. Risalendo il Corso Savoia s’incrocia la
bella e spaziosa Via Sipione mentre sulla destra ci s’immette su ciò che
rimane dell’antico Borgo Feudale e del Castello Platamone. Com’era
tipico dell’architettura feudale, intorno al castello furono edificati i
Magazzini, il trappeto e le abitazioni per i coloni che costituirono il
primo tessuto urbanistico dell’odierna cittadina. L’area su cui sorse
il castello conserva tuttora tracce di ipogei d’epoca romana, e di tombe
greche (secondo lo storico Faustino Maltese). I Platamone, fondatori
della baronia di Rosolini, scelsero di edificare su quest’area il loro
castello utilizzando proprio la struttura di una preesistente basilica
ipogeica rupestre, inglobandola nella costruzione. Purtroppo rimangono
parzialmente visibili soltanto una camera adiacente ad un’altra
diroccata, i “Damuselli” (con volta a botte) le antiche prigioni del
castello e il primo piano ad abitazione del cappellano del borgo che dal
1712 al 1813 era denominato Università, ossia insediamento fondato e
dipendente da un feudatario e non dal re, e quindi demaniale (la vista è
possibile rivolgendosi alla sede locale dell’Archeoclub d’Italia). Risalendo la
scalinata che fiancheggia i Magazzini feudali fino a giungere alla
prima piazzetta del borgo, siamo nuovamente sul Corso Savoia:
proseguendo si giunge nella grande piazza principale della cittadina
sulla quale si affacciano palazzi ottocenteschi insieme assieme alla
chiesa madre. Sobrietà ed eleganza, caratterizzano Piazza Garibaldi
Piazza
Garibaldi con la sua bella Chiesa Madre
arricchita dal prezioso orologio municipale. Vale la pena veramente di
entrare in chiesa ed ammirare i suoi quadri, le sue decorazioni, il suo
organo, gli stupendi altari e gli affreschi. Dietro la chiesa Madre vi è
Piazza Masaniello
chiamata comunemente “San Cherchiri”: ricca di alberi
e caratterizzata dalla bella fontana con tritoni. Anch’esso tipico luogo
d’incontro dei rosolinesi. Proseguendo per la Via Roma in alto, si trova
il Santuario del Sacro Cuore di Gesù fondato da Madre Carmela Aprile,
meta di continui pellegrinaggi. La Via Manzoni, la via Immacolata e la
via Roma sono espressione di un diffuso gusto di inizio secolo,
mensoloni ed architravi in pietra d’intaglio a soggetto floreale fanno
distinguere le antiche case dalle moderne, per stile e creatività. Altra
chiesa di Rosolini è quella del SS. Crocefisso riedificata sui resti di
una precedente, ricavata originariamente da un fienile feudale adibito a
luogo di culto. È qui che ha sede la Croce, rinvenuta nel luogo poi
denominato Eremo di Croce Santa nel 1533, in una stupenda teca in
argento, donata da Litterio Moncada Branciforti principe di Rosolini nel
1739.
Il prezioso orologio municipale
San Cherchiri
Chiesa del S.S. Crocifisso
Miracoloso quadro del Sacro Cuore
custodito nell'omonimo Santuario
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……. e fuori paese
Cava paradiso
Il territorio
circostante Rosolini offre la possibilità di un’interessante
“immersione” in un notevole patrimonio storico archeologico e
soprattutto paesaggistico. Proponiamo in primo luogo di visitare il già
citato Eremo di Croce Santa, raggiungibile in pochissimi minuti dal
paese, Incastonato nella roccia calcarea dell’antica Cava grande di
Rosolini, è un complesso rupestre, tra i più interessanti della Sicilia,
formato da quattro chiesette scavate nelle rocce e susseguitesi per i
terremoti che nel corso dei secoli interessarono questa parte
dell’isola. La prima chiesa è costituita da una struttura rupestre,
insediata da un’area adibita nell’alto Medio Evo a sepolcreto e della
quale rimane, forse per il terremoto del 786 d.C. solo la parte absidale
a semicerchio, contenente ancora un subsellium semicircolare, interrotto
da una cattedra. La seconda chiesa è ipotizzabile per la presenza
d’alcune strutture conservate nella parte sinistra del complesso le
uniche rimaste forse a causa del terremoto del 1167. La terza chiesa
sistemata con avancorpo in muratura, è allungata lungo l’asse verticale,
ed è chiusa con un cancelletto di ferro.
Eremo Croce Santa
L’unica navata presenta una
serie di affreschi rappresentati San Teodoro, Santo Stafano, il Cristo,
Santa Chiara ed altre figure di santi. Purtroppo sono oggi visibili le
figure dei primi due santi e restano solo tracce degli altri affreschi:
ciò a causa dell’incuria del tempo e degli uomini. Anche la quarta
chiesa è rupestre, e ad una sola navata, con abside; è conosciuta come
grotta del bove poiché a questa è legata una curiosa legenda. Si narra,
infatti, che un bove, al tramonto, scompariva per un po’ di tempo dal
suo gruppo per riapparire a sera inoltrata. Un giorno il bovaro
incuriosito lo seguì e lo vide entrare appunto in questa grotta il cui
ingresso era ostruito dai rovi. Sbirciando trovò il suo bue
“inginocchiato a pregare” davanti ad una croce di legno. Era il 1533
oggi quella Croce è venerata nella chiesa del SS. Crocefisso dove
qualche secolo dopo fu traslato. Anche a questa traslazione è legata una
leggenda. La croce, infatti, venne caricata su un carro per essere
portata via. All’uscita dell’Eremo si raggiungeva un bivio che portava a
due città diverse: naturalmente i rappresentanti di ciascuna città
speravano che la croce fosse portata verso il proprio paese, ma il bue
si diresse verso Rosolini. Se ci si vuole poi immergere nella splendida
e rigogliosa natura che circonda il paese, tappa fondamentale della
visita è costituita senz’altro dalla cava Piranito tratto Paradiso. È
un ambiente non ancora deturpato dove si possono osservare ripide pareti
rocciose, terrazze naturali dove in mezzo ad una folta macchia
mediterranea esistono insediamenti preistorici con tombe della “facies
Castellucciana” (1800-1440 a.c.) ed a fondo valle un ruscello che
scorrendo fra platani oleandri ed una ricca vegetazione, dà origine a
piccole e spettacolari cascate. Non meno interessante è la cava Lazzaro,
parte iniziale della cava Grande che con un percorso sinuoso e profondo
parte dal territorio di Rosolini. Grotta Lazzaro è una cavità naturale
usata come riparo dall’uomo preistorico fin dal Paleolitico superiore.
(10.000 a.c.) e riutilizzata fino all’antica età del bronzo (1800-1400 a.c.);
qui sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici conservati al
museo civico di Modica, in quello di Ragusa ed al museo
Cava Lazzaro. Tomba del Principe
Paleontologico
ed Etnografico “Pigorini” di Roma. Nelle terrazze naturali sì
“incontrano” tombe a grotticella artificiale a forma di forno risalenti
all’età del bronzo. O ancora l’affascinante Stafenna, considerata uno
dei siti abitati più antichi della Sicilia, risalente al paleolitico
Superiore (10.000 a.c.) rinominata per i ritrovamenti di notevole
importanza e per la presenza di ipogei paleocristiani.
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L’economia
L’economia è ancora
in gran parte agricola con le culture tipiche della zona: carrube,
vigneti, grano, mandorle, olive. In questi ultimi decenni c’è stata una
notevole ripresa in questi settori, come in quello ortofrutticolo che
trova sbocchi commerciali anche nei mercati settentrionali ed europei.
In fase di sviluppo è anche l’industria del carrubo ed in ripresa i
settori dell’ulivo degli agrumi e del mandorlo utilizzato quest'ultimo
per l’industria dolciaria del nord. Una iniziativa importante è la “Cantina Sociale Elorina”, cooperativa di viticoltori
della zona che, migliorando gli standard qualitativi, è riuscita a dare
uno sbocco commerciale alla tipica produzione vinicola locale. È ancora
presente in piccola parte un artigianato erede di una pregevole
tradizione (cestai, mastri, carradori, scalpellini, fabbri,
restauratori), che si esprime nella “Mostra artigianale” organizzata
annualmente dal Comune. Per gli appassionati del settore è da segnalare
anche la presenza di mercatini del
mobile
usato. Rosolini, quasi venticinquemila abitanti, si estende per oltre settantasei chilometri quadrati
all’interno del versante sud-orientale della Sicilia e confina con il
territorio di Noto e con i comuni della Provincia di Ragusa Modica ed Ispica. E proprio perché a cavallo delle due Province di Siracusa e
Ragusa si colloca al centro di tre direttrici di sviluppo: quella
agricola in direzione di Ispica e Pachino, quella zootecnica in
direzione di Modica e quella turistico-culturale nel versante
Modica-Noto. Nonostante la sua giovinezza, Rosolini affonda le sue
radici in un lontano passato per questo sono diverse le testimonianze
storiche del suo non vasto territorio. L’esistenza di questo non
indifferente patrimonio storico ed archeologico, la presenza di case
rurali, per lo più in abbandono, dei prodotti di un artigianato ancora
non del tutto scomparso, di una cucina casalinga che affonda le sue
radici nella cultura contadina iblea, possono costituire le basi per un
progetto di turismo rurale che può rappresentare un volano per
l’economia dell’intero territorio. Oggi, infatti, esiste certamente
quella consapevolezza “culturale” che può rendere possibile questo
processo. Si tratta di far maturare scelte imprenditoriali di tipo
nuovo. Prima degli anni sessanta era l’agricoltura a tirare l’economia
del paese. Anche se estiva un fiorente artigianato le cui varie attività
erano esercitate da veri maestri che avevano imparato dai loro padri
tanti mestieri e tante piccole arti che ancora vivono grazie alla
presenza degli ultimi “mastri” carradori, scalpellini, falegnami,
fabbri-ferrai, ultimi epigono di una grande “razza” in via di
estinzione. Ma la
risorsa aggiuntiva della storia recente di questo paese, dal clima dolce
e dagli abitanti aperti e cordiali con il forestiero, è stata ed è
ancora in parte costituita dalle rimesse degli emigranti. L’agricoltura
in crisi e la crescente disoccupazione davano il “via” agli inizi
degli anni sessanta ad una massiccia emigrazione verso i paesi europei
più industrializzati o verso il Nord d’Italia com’era avvenuto negli
anni venti e trenta, nel periodo della grande crisi, verso i Paesi
d’oltre Oceano (Stati Uniti, Canada, Argentina, Venezuela). Così
l’emigrazione è stata l’unica vera grande industria di Rosolini anche se
si è assistito negli ultimi decenni alla nascita di piccole attività
industriali, spesso il frutto di grande sacrificio ed iniziativa. Con
l’emigrazione è arrivata la trasformazione di Rosolini, si è
abbattuto sul paese un flusso di denaro senza precedenti e poiché il
desiderio tipico di un emigrato è quello di avere una casa civile ed
accogliente nel luogo dove sono le sue radici, ecco che questo denaro si
è riversato come una cascata sull’asfittica economia locale. Cos
sono spuntate case, grandi, immense come il sacrificio di tanti rosolinesi che, a costo di privazioni ed umiliazioni, hanno finalmente
realizzato il sogno della loro tormentata esistenza. Ma se l’emigrazione
ha messo in moto l’economia dando lavoro ad operai ed artigiani, la
classe politica si è trovata impreparata ad affrontare con gli strumenti
necessari il grande “boom” edilizio. Così interi quartieri periferici
sono nati abusivamente senza un razionale piano di sviluppo urbanistico.
Poi il flusso emigratorio si è fermato e per le nuove generazioni si
apre una prospettiva di sviluppo basato soprattutto sull’enorme
patrimonio economico e culturale che caratterizza il paese.
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Per riempire lo stomaco
Dopo una giornata
così intensa non si può finire con la squisita cucina tipica del luogo.
Il piatto più buono è quello dei ravioli alla ricotta conditi con sugo
di maiale. Ma naturalmente la lista è lunga, avete mai assaggiato i
“maccarruna e i cavateddi”? (pasta fatta con un procedimento tipico
tradizionale consistente in un “pettine” su cui si passano dei fusi con
pezzi di pasta arrotolati sopra) o ancora u “ncucciateddu”? Per gli
amanti dei legumi si ricordano in particolare “u macculurdu” (fave,
ceci, lenticchie, fagioli, lardo di maiale) che è un piatto tipico del
giovedì grasso e i “lolli ‘nto maccu” rotoli di pasta cotta nel “maccu”
(fave sgusciate ridotte a crema). Di tradizione è “a gnieddu ‘nfurnatu”
(specie a Pasqua). Ma
caratteristiche sono le “impanate”, pasta ridotta
a dischi “co lasagnaturi” (matterello), poi sovrapposti e ripieni di
broccoli, baccalà o anguille nel periodo natalizio di carne d’agnello
nel periodo pasquale. Simpatica da vedere e gustosa è la “cucca”, rotolo
di pasta con all’interno pezzi di formaggio: sfornata calda è una
delizia. Buonissimi (ma di certo non poco leggeri) sono i “purcidduzza nto vinu cuottu”, cioè a dire pezzetti di pasta decorata e lasciati
“insaporire” appunto nel vino cotto. Ed ancora con questo ultimo e
farina si fanno dei biscotti chiamati “mustazzola”. Tra i dolci e
biscotti sono da annoverare i "pasti fuorti” (preparati con farina,
albume d'uova e zucchero) e veramente “divini” sono i caratteristici
“ricci ri miunnula”, fatti con mandorle sgusciate, sbucciate, tritate
ed amalgamate ad albume e zucchero. Se ne consiglia vivamente
l’assaggio.
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