Ciò
che doveva indurre le genti che si muovevano nel versante ionico della
Sicilia, in tempi molto remoti, a scegliere il monte che sovrasta Calatabiano
come meta ideale per la propria residenza, era la sua posizione strategica,
protetta alle spalle dal grande e maestoso vulcano che regalava peraltro
terre fertili e materiale idoneo alla costruzione di fortezze inespugnabili,
protese con lo sguardo verso il mare alla ricerca di probabili invasori.
Ma al di là di queste semplici intuizioni, poco o nulla è
dato sapersi circa le origini del paese. Il ritrovamento, tuttavia, di
cocci e frammenti di ceramiche risalenti all'epoca greca sembrano avvalorare
l'ipotesi che nella piana di Calatabiano sorgesse la città cui
i Greci dettero il nome di Kallipolis. Più chiare sono le notizie
riguardanti la costruzione sulla vetta del monte di una fortezza, controllata
da Taormina a partire dal 403 a.C. sino alla venuta degli Arabi, intorno
al 902. Sotto gli Arabi la fortezza visse un periodo di particolare splendore,
fu ricostnzita e potenziata, e sorse attorno ad essa un popoloso borgo
che acquistò, insieme al castello, la denominazione di Klaalat-bian.
Nel 1078, agli Arabi sconfitti, subentrarono i Normanni di re Ruggero
I che annessero il paese ai beni del demanio. Con la morte del re, i suoi
successori elevarono il castello al rango di baronia affidata ai conti
Pagano e Gualtieri di Avellino i cui discendenti mantennero il controllo
di Calatabiano e di una vasta area limitrofa lino agli inizi del XII secolo.
E'
questo un periodo in cui Calatabiano visse una fase di grande splendore
che raggiunse il suo apice sotto il controllo di uno dei discendenti dei
conti di Avellino, passato alla storia con il nome di Roberto di Calatabiano;
questi rimase coinvolto in una delle tante congiure che attraversavano
i palazzi più potenti dell'isola in quel periodo, e ciò
gli valse la prigionia a vita nel castello di Palermo dove terminö
miseramente i suoi giorni. Da questo momento Calatabiano visse le vicissitudini
proprie dell'isola di Sicilia, con un continuo susseguirsi di congiure
di nobili potenti che miravano a destabilizzare il potere centrale di
Palermo; anche le milizie del paese furono chiamate ad intervenire nelle
guerre dell'epoca, schierandosi a fianco di Manfredi di Chiaramonte e
delle truppe angioine. In questa fase si combatté il terribile
assedio di Mascali a difesa della quale l'esercito siculo-aragonese si
asserragliö lungamente. La guerra fu decisa proprio dai Calatabianesi
i quali produssero la caduta di Mascali aprendo una breccia nelle difese
della città . Le sorti del conflitto, che vedeva contrapposte le
truppe angioine a quelle siculo-aragonesi, sembravano ormai segnate in
favore delle prime, ma con una splendida battaglia navale e successivamente
con una, ancor più cruenta nei pressi di Taormina, l'esito dello
scontro venne definitivamente ribaltato. In seguito a ciò, nel
1357, l'aragonese Artale Alagona riconquistò il castello di Calatabiano.
Una svolta decisiva nella vita del paese fu data dall'arrivo in Sicilia
dei Cruyllas, potente famiglia catalana. Questi, acquisita grande stima
da parte del re, furono investiti nel 1396 del feudo di Calatabiano che
si andava ad aggiungere ai loro già cospicui possedimenti. I Cruyllas
conservarono a lungo il controllo del paese, regalando ad esso il periodo
di maggior sviluppo. Sotto di loro numerose migliorie furono apportate
al castello e sempre ad essi è dovuta l'edificazione di importanti
edifici religiosi tra cui, ad opera di Giovanni, nel 1484, la chiesa del
S.S. Crocifisso. Il ramo maschile dei Cruyllas si estinse ad un secolo
circa dal loro insediamento in Calatabiano ed il castello passò
sotto il controllo di Girolamo Gravina, signore di Palagonia, che se lo
assicurò sposando Contisella Moncada, discendente del ramo femminile
dei Cruyllas. Il figlio Ferdinando si occupò particolarmente del
rilancio delle attività agricole, promovendo opere di risanamento
del territorio e di canalizzazione delle acque a scopo irriguo. Nel 1625
Ludovico Gravina accettò la proposta dell'allora re di Sicilia,
lo spagnolo Filippo IV, di elevare i propri possedimenti di grado dietro
un compenso in denaro, cosi da divenire principe di Palagonia; fu proprio
sotto i discendenti di Ludovico che Calatabiano attraversò una
fase oscura, sconvolta dagli eventi sismici che iniziarono nel 1669 e
dalla guerra tra spagnoli e francesi che la impegnò in un lungo
assedio risoltosi con la sconfitta di questi ultimi. Questi tristi avvenimenti
si sovrapponevano ad una pessima condizione della popolazione sopraffatta
dagli stenti, dal duro lavoro e dall'analfabetismo, e che trovava parziale
sollievo solo nella superstizione, che regnava sovrana, e nella fede.
Nel 1693 un terribile terremoto scosse la Sicilia orientale, riducendo
Calatabiano ad un cumulo di macerie; l'attuale agglomerato urbano sorse
perché gran parte dei cittadini abbandonarono il castello spingendosi
più a valle, convinti anche dalla necessità di migliorare
le proprie condizioni di vita. La storia di Calatabiano, dopo di allora,
è storia recente e non dissimile da quella di molti altri comuni
della Sicilia ed è la storia della crisi della società feudale
a cui un colpo di grazia definitivo fu dato dal Risorgimento.
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