Da qualche anno la grande attenzione internazionale si sta concentrando sul turismo di qualità, sulla responsabilizzazione del turista e sull’ecologia. Il 2002 è stato anche dichiarato dall’ONU come “Anno Internazionale dell’Ecoturismo”. La domanda che ci si pone è la seguente:”Perché tutto questo interessamento nei confronti di una forma di turismo?”. Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dalla considerazione che negli ultimi anni i danni provocati dal turismo di massa hanno aumentato l’interesse della collettività sull’ambiente naturale e sulla necessità di conservarlo. Conservare non significa necessariamente rinunciare allo sviluppo ma, con l’ecoturismo, cioè con il turismo rispettoso dell’ambiente, si possono valorizzare economicamente aree povere, integrando l’ecologia con l’economia e la conservazione con lo sviluppo. L’ecoturismo è legato al concetto di sviluppo sostenibile secondo cui gli uomini devono imparare a soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri. Questo significa che l’uomo può utilizzare le risorse, ma senza incidere negativamente sul capitale naturale, in modo da conservare l’ecosistema terra per un tempo indeterminato. Dallo sviluppo sostenibile è nata l’idea del turismo sostenibile che ha preso corpo a partire dalla Conference on the Human Environment del 1972 a cui sono seguiti numerosi altri impegni internazionali. Il loro fine comune era di sottolineare la necessità di sviluppare attività turistiche che non alterino l’ambiente naturale, sociale ed artistico e non impediscano l’esistenza e lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche. Inizialmente l’ecoturismo si è affermato nelle Nazioni in via di sviluppo come strumento per attirare i capitali stranieri. Con il passare degli anni si è andato diffondendo anche nei Paesi industrializzati e soprattutto nelle aree protette. Da uno studio dell’OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo) è emerso che, attualmente, questa nuova forma di turismo rappresenta il 2-4% dell’intero mercato turistico mondiale con un potenziale di crescita annua del 20% circa. Sfortunatamente, in Italia, il turismo ecologico può essere considerato ancora come “un’oasi nel deserto” e molto spesso lo si confonde con altre forme di turismo poiché ancora non esiste un accordo sul significato del termine. Molte definizioni sono state date dell’ecoturismo ma la più significativa ed esplicativa è stata quella di Ceballos-Lascuràin secondo cui si tratta di un “viaggio nelle aree relativamente indisturbate e incontaminate con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e godere dell’ambiente, delle piante selvatiche e dei suoi animali, come delle manifestazioni culturali esistenti che si trovano in queste aree”. Secondo Wallace e Pierce l’ecoturismo è un viaggio che non è basato solo sulla natura ma anche sui popoli che vivono nelle vicinanze, sui loro bisogni, le loro culture e le loro relazioni con la terra. Molto spesso si fa confusione tra ecoturismo, turismo sostenibile e turismo naturale. L’ecoturismo è basato sulla natura, educato nei riguardi dell’ambiente e amministrato in modo sostenibile e rappresenta solamente un sottoinsieme del turismo di natura e del turismo sostenibile. Nell’ecoturismo sono annoverati due fondamentali principi di sostenibilità: sostenere le economie locali ed incentivare la conservazione. Le sue funzioni principali sono rivolte alla protezione delle aree naturali, all’educazione, alla creazione di guadagni, allo sviluppo di un turismo di qualità ed alla partecipazione locale. Quindi, la caratteristica principale dell’ecoturismo è il suo fine duplice. Non solo mira a creare una mentalità ecologica volta alla conservazione delle meraviglie naturali, ma può rappresentare una grande opportunità economica, apportando benessere e sviluppo alle popolazioni coinvolte. E’ la cultura della collaborazione, della discrezione, del rispetto. E’ un turismo d’incontro che concentra la sua attenzione sulla relazione tra turisti, industria turistica e comunità d’accoglienza in una sorta di scambio reciproco che arricchisce tutte le parti interessate. Le principali forme di ecoturismo sono classificate sulla base di due caratteristiche: il livello di dedizione dell’ecoturista all’avventura in termini di difficoltà fisica (sforzo) e le conseguenze provocate all’ambiente. Riferendoci alla prima caratteristica possiamo distinguere l’ecoturismo in due dimensioni: duro (difficile) e dolce (facile). L’ecoturista “duro” ha un alto livello d’interesse e di abilità, è specializzato e può anche desiderare di vivere essenzialmente con poche comodità e viaggiare in difficili circostanze per lunghi periodi di tempo. L’ecoturista “dolce” è meno preparato ad accettare disagi e privazioni fisiche come parte integrante dell’avventura e si concentra in viaggi ecoturistici di breve durata, parte di una proposta multipla o di un’avventura di viaggio multidimensionale in cui le attrazioni naturali rivestono un interesse occasionale. Prendendo in considerazione le conseguenze provocate sull’ambiente ci troviamo di fronte a tre tipi di ecoturismo: esplorativo, che comporta danni all’ambiente, passivo, in cui i danni naturali sono minimi ed attivo, che contribuisce alla conservazione e alla salute dell’ambiente in cui viene praticato. Una componente necessaria dello sviluppo sostenibile e dell’ecoturismo in particolare è la partecipazione locale. Ciò comporta che, per assicurare che l’ecoturismo possa mantenersi è necessario garantire oltre alla conservazione dell’ambiente naturale e culturale l’accettazione delle comunità locali. Nel determinare se una comunità ha approvato o disapprovato un’iniziativa ecoturistica è importante considerare le opportunità economiche da essa ottenute. In una situazione ideale di ecoturismo i residenti locali, le risorse protette e il turismo possono ognuno beneficiare degli altri in modo simbiotico. Il turismo ecologico, oltre a rappresentare un tipo di turismo che ha come motivazione principale la natura e ben si presta ad essere praticato soprattutto nelle aree protette come i parchi, è da evidenziare per la sua caratteristica di contribuire, anche attraverso le entrate economiche ad esso connesse, alla conservazione degli ambienti visitati e a gettare le basi per la rivalutazione e lo sviluppo economico di molte zone arretrate e prive di iniziative in questo campo adottando principi di sostenibilità. Un esempio di ciò è dato da un parco abruzzese, il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino. Tale Parco, pur essendo sorto con legge regionale n. 54 del 13 luglio 1989 ancora non riesce a decollare, attuando efficaci politiche che vadano ad accompagnare la conservazione dell’ambiente alla ripresa socio-economica. Le sue caratteristiche generali sono le seguenti. Pur detenendo notevoli ricchezze naturali (il Monte Sirente, 2348 m., il Monte Velino, 2486 m., il paesaggio di media montagna, quello collinare e fluviale) storiche (le fortezze, i castelli medioevali, le torri) archeologiche (i siti archeologici di Superaequum, Campo Valentino) artistiche e architettoniche, presenta una struttura produttiva fondata sulle attività artigianali “tradizionali”realizzate in imprese molto piccole (uno o due addetti) mentre le industrie a media ed alta tecnologia sono completamente assenti. Inoltre, si registra un forte spopolamento diffuso in tutta l’area che, in alcune zone, assume le caratteristiche di un vero e proprio esodo. Il quadro appena delineato rende il Parco Sirente-Velino particolarmente predisposto allo sviluppo dell’ecoturismo che trova il suo ambiente ideale proprio in aree protette di questo tipo. Attualmente il turismo in questo Parco e soprattutto nell’area sirentina (analizzata più approfonditamente) presenta una duplice realtà. La prima è quella dell’Altopiano delle Rocche in cui il turismo della neve associato alla fruizione di impianti sciistici d’avanguardia rappresenta il motore dell’economia. La seconda è associata ad un turismo diverso, meno intenso, che comincia a svilupparsi nella Media Valle dell’Aterno e nella Valle Subequana che può essere definito culturale e naturale, alla scoperta dei tanti monumenti storici presenti e soprattutto della natura incontaminata. Proprio in quest’ultima zona sta prendendo corpo sempre più intensamente l’ecoturismo. Ciò è testimoniato da varie attività e manifestazioni, legate a questa nuova forma di turismo, già presenti in questo territorio. Si inizia con la considerazione delle attività tipiche dell’ecoturismo come l’osservazione della natura, degli uccelli, degli animali selvatici, il trekking, l’educazione all’aperto e i vari tipi di escursioni a piedi, a cavallo, in bicicletta, per arrivare alle manifestazioni della gastronomia tipica. Tali forme di ecoturismo sono attualmente ancora troppo frammentate per poter generare una spinta unitaria verso lo sviluppo dell’intero territorio. Per tale ragione e poiché l’ecoturismo sebbene attuato potrebbe realmente rilanciare a tutti gli effetti il Parco in questione, ho pensato di elaborare nell’ambito della mia tesi di laurea un progetto di sviluppo ecoturistico che ho denominato WEAS (Workshop Ecotourism Area Sirentina). Tale proposta si basa innanzitutto sulla ridistribuzione delle competenze fondata sul coinvolgimento di tutti quegli enti più vicini al cittadino ed informati sull’area esaminata. Stiamo parlando della Regione, della Provincia, dei Comuni, delle IAT, dell’APTR, della Comunità Montane, dell’Ente Parco ma anche degli operatori economici e turistici e perfino della popolazione residente. Tali attori, sulla base di un vero e proprio programma dovrebbero svolgere la propria attività di concerto, in una sorta di interdipendenza l’uno con l’altro, con l’obiettivo comune di guidare le sorti di questa zona verso un nuovo orizzonte di benessere. Il coinvolgimento della popolazione locale nella gestione delle attività economiche è un obiettivo fondamentale di questo progetto, volto soprattutto al recupero dei centri storici da trasformare in strutture ricettive, poco presenti nell’area. I problemi del Parco Sirente-Velino somigliano a quelli di molte altre zone montuose interne, italiane ed estere, e potrebbero essere risolti adottando la strategia dell’ecoturismo e della valorizzazione ambientale, seguendo l’orientamento secondo cui bisogna “Pensare Globalmente e Agire Localmente” per garantire e migliorare sia la vita dei cittadini residenti sia la qualità dell’offerta turistica.  

 

nelle foto in ordine di scorrimento: 1) Chiesa di San Martino di Gagliano Aterno - 2) Veduta panoramica di Roccapreturo - 3) Torre campanaria di Molina Aterno - 4) Fontana monumentale di Goriano Sicoli.