Sortino è una dinamica e vivace cittadina della provincia di Siracusa,  che geograficamente possiamo porre al centro di un triangolo ideale, i cui vertici possono essere costituiti da Lentini, Siracusa e Palazzolo Acreide. La sua storia si perde nell’antichità dei tempi e le sue origini sono fatte risalire da storici illustri al XIII sec. a.C, con l’insediamento di popolazioni che fondarono la città di Erbesso, illustre antenata dell’odierna Sortino. Sortino è stato crocevia di popoli, dai Greci ai Romani, agli Arabi,ai Normanni,agli Angioini. Adagiata sul colle Aita a 438m sul livello del mare, il paese sorge a nord dell’antico centro,distrutto dal terremoto del 1963, conserva tra le sue strade, i suoi vicoli, tesori da scoprire e da vivere. E’ proprio l’esatta valutazione di questi tesori che ha contribuito a far assurgere Sortino a Citta d'Arte. L’Assessorato alla Cooperazione, Commercio,Artigianato e Pesca della Regione siciliana ha riconosciuto a Sortino,assieme ad altri comuni della Provincia, (Noto, Avola, Palazzolo, Portopalo e Siracusa stessa ) lo status di Città d’arte in virtù del suo  patrimonio storico-artistico, archeologico e paesaggistico. Ovviamente il riconoscimento mira,  più che altro, ad una valorizzazione ai fini turistici; ha messo, infatti il comune in condizione di beneficiare di contributi per un maggior sviluppo economico, maggiori introiti fondamentali per il benessere del paese. Ma aldilà di un discorso puramente economico, a mio avviso,questo riconoscimento è un invito a ognuno alla presa di coscienza, a renderci conto cioè dell’esistenza a Sortino di innumerevoli ricchezze, attrattive, ahimè.. anche turistiche, che i nostri antenati ci hanno lasciato. Stupendi monumenti di indubbio valore artistico che dominano su tutto e resistono alle ingiurie atmosferiche e perché no… umane!

 

 

Chiese e conventi sono parte integrante e vitale della storia di Sortino e del suo cammino verso la conquista del viver civile e del progresso. Sono inseriti, assieme ai palazzi nobiliari,nell’ampio quadro della cultura settecentesca,costruiti cioè secondo lo stile dell’epoca, il Barocco,autentico trionfo di architettura,scultura e pittura. ‘A CHIAZZA’, la via principale di Sortino, Corso Umberto I, è una vetrina piena di storia, di arte, di vita. E’ qui che si erge imponente su una bella piazzetta,con quattro lampioncini e un’ampia scalinata, il TEMPLUM DIVAE SOPHIAE, la chiesa della patrona S. Sofia, del 1720. Magnifica la facciata barocca, in caldo tufo, che al sole assume suggestive tinte di giallo: tra due sinuose colonne decorate e una lastra rettangolare minuziosamente scolpita si inquadra il portale centrale,accanto ai due più piccoli laterali,sovrastati da incisioni contenenti i simboli del martirio di S Sofia. Il settore superiore è caratterizzato da un corpo rialzato, finemente ornato ai margini, con la loggia campanaria a tre luci che fa da corona a tutto il complesso; una soluzione tipica unica,fuori dagli schemi stilistici  locali. Meraviglioso l’interno, sembra di avere la sensazione di smarrimento per il contrasto ad effetto,attenuato dalle due file di pilastri,tra la leggerezza e lo slancio verso l’alto della navata centrale e la ristrettezza delle due navate laterali,adorne di tele barocche ed affreschi. All’estremità del presbiterio, dove terminano le navatelle  laterali,due grandi nicchie custodiscono le veneratissime statue della patrona S.Sofia e l’ECCE HOMO,il Cristo alla colonna. Il Corso, inoltre, è arricchito da altre splendide chiese, la Chiesa dell’Annunziata,del 1739 e quella di S.Sebastiano, anch’essa inserita egregiamente nello splendido barocco-tardo. La Chiesa dell’Annunziata si deve ricordare necessariamente, oltre che per il suo prospetto a capanna,con un solenne portale,inedito per le colonne e le sculture che lo arricchiscono,soprattutto per il dipinto su tavola dell’ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE,di autore ignoto,del 1551; un vero e proprio gioiello con i suoi colori caldi,l’architettura in prospettiva e la compostezza raccolta dei suoi personaggi. La Chiesa di S.Sebastiano è veramente un bijou dell’arte barocca. Anch’essa con facciata a capanna, con un ampio portale dal timpano spezzato e colonne laterali corinzie. L’interno abbonda di stucchi ma soprattutto non si può non ricordare la volta affrescata da GIUSEPPE CRISTADORO, uno dei massimi maestri della pittura del 700 del circondario. A chiusura del Corso, cuore pulsante del paese,si snoda una lunga scalinata, che sfocia in una simpatica piazzetta,dove si erge il Convento dei Padri Cappuccini, convento semplice con un chiostro ad ampie arcate. Si può godere lo stile della povertà francescana, anche nell’adiacente chiesa,del 1748. Il prospetto è assai semplice, di rustica architettura, ma l’interno conserva due tra i più bei capolavori delle chiese di Sortino: una tela raffigurante il martirio di S. Sebastiano,opera d’arte di immenso valore attribuita ad artisti di scuola caravaggesca, e sull’altare maggiore una rarissima custodia del SS.Sacramento in legno intarsiato,che riproduce una miriade di nicchie,statuette e colonne. Visitare il convento è come catapultarsi in un angolo senza tempo: all’interno,silenzio,pace protetti dalle alte mura corrose dal tempo, e all’esterno una stupenda vallata,ricca di vegetazione e di mulattiere,vecchie e tortuose. A due passi dal suddetto convento si può ammirare la Chiesa del Monastero di clausura di Montevergine, la perla architettonica di Sortino. Ci colpisce particolarmente la facciata dorata e scenografica per il gioco di inflessioni e curvature,per la sua veloce verticalità,in cui spiccano geometricamente ordinate tre porte e tre finestre,colonne e capitelli dorici,balaustre,ricchi portali e in alto l’elegante cella campanaria a tre luci. Un’armonia sobria e perfetta! Entrando ci si aspetterebbe un interno geometrizzato, ordinato ma ci si stupisce nel constatare un ambiente caldo,accogliente con un armonico intrecciarsi di forme, ora rette, ora circolari. Calpestando la ‘ Pesca Miracolosa’, il pregiato pavimento maiolicato a piastrelle di Valenza, in parte logorato,si è subito attratti dalle numerose grate che,tra colonne e volte,sporgono dalle pareti,segno tangibile del pudore e del silenzio della clausura. E si è assaliti da un senso di pace e di serenità,grazie alla luce bianca che investe le pareti e ci consegna contrasti chiaroscurali di sicuro effetto scenico. Un’altra chiesa, che non si può prescindere di ricordare e che rappresenta la ‘gloria di Sostino, è la Chiesa Madre, dedicata a S.Giovanni Evangelista, del 1757. Salendo per un’ampia scalinata si rimane incantati e si resta avvolti subito da un’improvvisa sensazione di immensità,di maestosità. Una sapiente scenografia di rara efficacia visiva. Un grande teatro d' arte mistica in cui recitano immobili statue e colonne,nicchie e lesene,capitelli e decorazioni. La chiesa, che sembra guardarci dall’alto, si erge su di una grandissima piazza lastricata a mosaico,con ciottoli bianchi e neri degna del grande apparato. E’ un’esplosione di barocco temperato, armonizzato magistralmente con l’impostazione classica. Il primo e il secondo ordine del prospetto presentano simmetricamente analoghe ripetizioni: tre portali al primo piano, tre grandi nicchie al secondo mentre una loggetta campanaria svetta in alto,slanciando ancor di più la facciata. Ma ciò su cui l’attenzione si sofferma è la solennità del portale centrale, inquadrato da due alte colonne,fiancheggiato da colonnine tortili binate,decorate da rami di vite e uva. Sopra una nicchia ovale accoglie S.Giovanni Evangelista. Il tutto sembra inondato per un verso da una musicalità festosa, che si sprigiona dalle sacre pietre, e per l’altro sembra avvolto da una coltre di silenzio enigmatico, angoscioso tipico dell’epoca. Ed è questo il senso ambivalente dell’arte barocca!! Anche l’interno non è da meno… si percepisce un’immediata magnificenza, conferita,oltre che dall’ampissima aula,divisa in tre alte navate,anche dai grandi affreschi,raffiguranti scene bibliche,opera di CRISTADORO, dal pregiato pulpito,di legno,ricco di intarsi e rilievi, e dal grande organo,anch’esso di legno,finemente lavorato,realizzato dal maestro DONATO DEL PIANO. Non mancano tele d'indubbio valore e artistici altari marmorei,racchiusi da alte colonne,capitelli e piccoli timpani spezzati. Trovandosi dinnanzi a questo maestoso tempio è veramente uno spettacolo, soprattutto al calar della sera,quando i deboli raggi del crepuscolo accarezzano teneramente la facciata e creano uno stupendo gioco di chiaroscuro e ombre soffuse.  

 

 

Alla ricca arboreità dei capitelli, che evoca il ricorso alla natura dell’artificio barocco,fa da contrasto la ancora più ricca e viva flora che lussureggia intorno a Pantalica. La più grande necropoli d’Europa,  Pantalica,è sita nel posto in cui,secoli orsono,sorgeva la città di Erbesso. Tenace depositaria di memorie antichissime, vive nelle sue grotte e nelle sue numerose celle sepolcrali,che come le ossa di un uomo distrutto,sono ultime a sparire. Basta questo lembo di terra sicula per evocare 40 secoli di memorie! Oltre 5.000 celle sepolcrali, 6 km di pareti rocciose fra l’Anapo e il Calcinara,più di 3.000 anni di storia e segni inequivocabili di intere civiltà: questa è Pantalica! Ma mentre quasi per ironia della sorte,delle dimore dei vivi è andato scomparendo ogni segno,parlano efficacemente le migliaia di celle,scavate in vari ordini nelle pareti del monte e che con le loro geometriche aperture sembrano ora occhiaie di teschi umani ora giganteschi alveari,dove le operose api conducono la loro attività. Percorrendo la città dei morti si sente come dominati da un sentimento di mestizia, di raccoglimento,di meditazione. Chi abbraccia con un solo sguardo l’immensità delle tombe, la grandiosità delle grotte e le rimaste rovine ha dinnanzi un quadro imponente,  nella semplicità grandiosa delle sue linee e nella solennità profonda del silenzio,che lo avvolge:un silenzio pesante,malinconico,sconsolante che desta nel visitatore impressioni e sensazioni indelebili e quasi un senso di autentica venerazione. Pantalica è sicuramente meritevole di una visita: essa interessa non solo l’archeologo o lo studioso di memorie antichissime ma anche l’amante delle natura,delle escursioni a cui offre la possibilità di meravigliose e rilassanti passeggiate.

Ormai è sempre più meta di migliaia di turisti,che principalmente,durante la bella stagione, lontani dalle ciminiere del progresso,dall’inquinamento,dallo stress della quotidianità ritrovano il gusto dell’umanità e riaprono i sensi alle meraviglie della natura pressoché incontaminata,che si colora di singolari intonazioni di tinte;tante gradazioni di verde ci offre la rigogliosa vegetazione e…fresche acque e assordante silenzio dappertutto! Pantalica! Il suo paesaggio è parte integrante del paese, della sua scenografia urbana. E questo…l’arte barocca lo costituisce monumento!

 

Nelle foto in ordine di scorrimento 1) Chiesa Madre sec. XVIII - 2) Particolare della Chiesa del Monastero di Montevergini sec. XVIII - 3) Veduta di Pantalica