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Adagiata su un dolce declivo dal
quale è
possibile ammirare uno dei più suggestivi scenari della Sicilia
Occidentale, dalle lontane Isole Egadi ai dorati templi di Selinunte, Partanna affascina ancora
oggi i visitatori con la sua millenaria storia e le suggestive leggende. Il centro
abitato sorge su un territorio ricco di valenze ambientali e
paesaggistiche a 400 m s.l.m. sulla dorsale che separa i fiumi Modione e Belice (gli antichi Hypsa e
Modione). La struttura urbana, in cui coesistono il modello a fuso e la trama
indifferenziata di derivazione islamica, si adatta alle caratteristiche topografiche del sito, con
l'asse principale costituto
dal corso che attraversa l'impianto urbano in direzione nord-sud legando in
una ininterrotta continuità spazio-temporale i diversi momenti della
storia. Le origini dell'insediamento sono
antichissime.
Risalgono alla preistoria con importanti
ritrovamenti necropolari e
siti rupestri del Paleolitico Superiore (10.000 a.C.). Gli ultimi scavi
archeologici hanno anche portato alla luce, all'interno del centro storico un insediamento
capannicolo dell'età del Bronzo. Altri ritrovamenti
confermano la presenza di Sicani e successivamente di popolazioni Greche
e Romane. Il primo nucleo abitativo, anteriore al X sec. e quasi sicuramente di
origine araba, si sviluppò a sud-ovest dell'attuale centro urbano, in un
luogo fertile e ricco di acqua. I contadini musulmani incrementarono
sapientemente l'agricoltura di questa zona attraverso ingegnosi sistemi di
irrigazione, facendo nascere come testimonia Ibn Gubayr, una serie di "villagi
e masserie''. In seguito per motivi di ordine difensivo, l'abitato si
trasferì nella zona collinare, edificando le torri di avvistamento in modo
da dominare il territorio sottostante. Espugnata dai Normanni nel 1076, dal Gran
Conte Ruggero II, stanziatosi con le sue milizie a Mazara, fu donata con
investitura verbale al nipote Giovanni I Graffeo, per ricompensarlo per
avergli salvata la vita durante la battaglia di Mazara del 1075, uccidendo
il guerriero arabo Mokarta. Ma è solo con l'investitura ufficiale,
testimoniata da un "privilegio" di Ruggero II del 1159 che i Graffeo ottennero la baronia di Partanna.
Successivamente, nel 1243, Federico II confermò a Goffredo I Graffeo,
quarto barone di Partanna, l'investitura Ruggeriana. Nel 1627, la Baronia
venne elevata da Filippo II Re di Spagna al rango di Principato, legando
in maniera inscindibile, sino al 1812, il nome dei Graffeo alla storia di
Partanna. Le sorti del casale furono alterne. Dopo un periodo oscuro che si
può fare risalire alla dominazione Angioina nella seconda metà del a
Xlll secolo, fece seguito, in epoca Aragonese, una considerevole rinascita economica.
L'espansione di Partanna è confermata nel XIV sec. dall'incremento demografico, con oltre
tremila abitanti insediati sulle pendici della collina, in corrispondenza dell'attuale quartiere detto
"Zahateddu" che costituì il primo nucleo abitativo del periodo
Tardo-medievale. Pregevoli sono le sue testimonianze storico-monumentali.
Secondo la tradizione locale, la più antica Chiesa parrocchiale del casale
fu quella di San Biagio. Successivamente vennero costruite le chiese di
Sant'Andrea e San Vito; quest'ultima divenne, nel XV sec., sede conventuale
degli Agostiniani, che l'abbandonarono dopo la peste del 1575. Sullo
stesso luogo, nel 1700, venne eretta alla devozione di Santa Lucia l'odierna
chiesetta campestre. Nel XIV sec. vennero edificate, in posizione
contrapposta, nel sito più alto rispetto all'antico insediamento, i simboli
del potere spirituale e temporale: il Castello e la Matrice vecchia (poi
divenuta nel '700 Chiesa del SS. Crocifisso). Nel XIV sec., a testimonianza
dell'accresciuta potenza dei Graffeo, vennero edificate le fortificazioni.
Di queste non è rimasta traccia, ma si pensa verosimilmente che
inglobassero al loro interno l'antico borgo, sorto a valle della collina, e
il Castello. Le origini del maniero non sono sufficientemente documentate,
ma sembra certo che per la solennità e ricchezza dei sistemi difensivi,
dovesse rappresentare agli occhi dei sudditi un discusso simbolo di
autorità e potenza. All'interno è ancora possibile ammirare l'affresco che
raffigura Ruggero e Giovanni I Graffeo nella battaglia di Mazara del 1075.
Modificato nell'impianto nei secoli successivi presenta nella parte centrale
del cortile lo stemma dei Graffeo opera del XV sec. dello scultore Francesco
Laurana. Pochi gli esempi rimasti di architettura rinascimentale. Nel 1423
si ha notizia della fondazione, al di sotto del Castello, della chiesa del
Convento dei Carmelitani. La posizione baricentrica di tale fabbrica, tra l'antico
borgo e la fortezza medievale, contribuì ad uno spostamento della
popolazione verso le pendici della collina. Il successivo Convento dei
Francescani, eretto a nord del Castello nel 1525, del quale rimane a
testimoniarne la presenza la settecentesca torre Campanaria, confermò
questa linea di sviluppo dell'impianto urbano, e l'accresciuto ruolo
politico, militare e religioso svolto dalla città. La costruzione nella
seconda metà del seicento del Convento degli Agostiniani con l'annessa
Chiesa di San Nicolò, a metà strada tra la cinquecentesca Chiesa della
Madonna delle Grazie e il Convento dei Francescani, definì il tracciato
dell'asse viario principale, oggi corso Vittorio Emanuele. Ancora oggi la
bellezza dei fronti settecenteschi degli antichi palazzi signorili e la
rilevante valenza architettonica dei complessi ecclesiastici, testimoniano
il fascino dell'antica strada, a cui neanche il complesso del Castello
rimase indifferente. Infatti nel 1658 venne aperto dal Principe Domenico
Graffeo un nuovo ingresso settentrionale che ne costituisce ancora oggi, con
la sua ricca decorazione manierista il naturale sfondo scenografico. Sempre
nel Seicento, all'inizio del corso principale, venne edificato il bellissimo
complesso della Chiesa Madre, con un'imponente facciata che chiudeva il
fronte della piazza antistante, rivaleggiando in altezza con il vicino castello.
Costruita nel 1625 e consacrata nel 1676, a pianta tripartita senza
transetto, per i motivi decorativi e i rilievi architettonici rappresentava
uno dei più preziosi interni barocchi della Sicilia Occidentale. Al suo
interno vengono custodite significative opere: il solenne organo opera di
Paolo Amato, il pregevole coro ligneo di Silvestro Ratto, l'acquasantiera
con lo stemma dei Graffeo opera del Laurana, e soprattutto una ricchissima
decorazione a stucco bianco di Giuseppe e Giacomo Serpotta. Gravemente
danneggiata dal terremoto del 1968, subì il crollo della facciata e della
copertura della navata centrale. La ricostruzione successiva, come spesso
purtroppo accade, non ha saputo ricreare i delicati rapporti spaziali
esistenti tra la navata centrale e le cappelle laterali, ne' ha potuto
ricostruirne il fascino, ormai per sempre perduto, dell'espressività decorativa
dell'ambiente interno. L'edificazione nel Seicento di altri due complessi
conventuali, quelli dei Carmelitani e dei Benedettini, determinò la
formazione di un ideale quadrilatero, con ai vertici le quattro abbazie,
che costituirono in epoca barocca gli elementi polarizzatori dello sviluppo
urbano. Il tessuto edilizio si andò così organizzando, al di Ià di
astratti schemi geometrici, attorno a questi importanti monumenti, con
precisi rapporti visivi tra le emergenze architettoniche e le direttrici
degli assi viari. L'impianto urbano cosi determinatosi, rimase inalterato
nel XVlll sec.. In questo periodo vennero ricostruite: la Chiesa di San
Benedetto con l'annesso monastero, la Chiesa di San Francesco con l'attigua
torre campanaria e la Matrice vecchia, la cui imponente facciata ritmata da
agili lesene, resistette al sisma del Belice, ma venne sconsideratamente
demolita nel 1969. In prossimità del castello venne edificato I'Oratorio di
Gesù e Maria in stile rococò e sul corso principale i palazzi neoclassici
Calandra-Pisciotta e Todaro-Molinari. Nell'800 pochi furono gli interventi
di rilievo. Da ricordare la ricostruzione della Chiesa di San Rocco, sorta
sull'antica via La Masa. L'antico complesso a navata unica trasformato in un
impianto tripartito, venne alleggerito dalla costruzione di una slanciata
torre campanaria in stile barocco con motivi orientaleggianti. Nel frattempo
l'espansione della città seguì le linee direttrici delineate in epoca
barocca, alternando, in un'omogenea sequenza edilizia, abitazioni nobiliari
ed edilizia minore. Questi tratti, caratterizzanti l'attuale struttura
urbana vennero completati dalla creazione di due suggestivi belvederi alI'estremità
del corso, dei quali, ancora oggi, è possibile ammirare il bellissimo
paesaggio naturale, con i vasti e fertili pianori che degradano dolcemente
verso il mare.
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