Posto al confine tra Umbria e Marche, sull'importante traccia viaria della Flaminia, che di questo comprensorio ha condizionato la storia e l'economia, il Massiccio del Monte Cucco da qualche anno è Parco Regionale nella cui area ricadono i comuni di Scheggia, Costacciaro, Sigillo e Fossato di Vico.

Tutti i luoghi comuni, le frasi fatte che descrivono l'Umbria come "cuore verde d'Italia" trovano in quest'area, cosi vicina geograficamente agli splendidi fasti eugubini eppure così lontana da questi nella sua essenza,ragion d'essere. Il Monte Cucco, dai suoi 1566 m.(rappresenta la vetta più alta dell'Umbria), domina un territorio di grande interesse paesaggistico e ambientale su cui si

inseriscono pregiate testimonianze storiche ed architettoniche. L'interno del massiccio è percorso da profonde grotte di origine carsica con uno sviluppo complessivo di 26 km, sino ad una profondità di circa 1 km. Risalendo, a partire da Sigillo, verso la vetta più alta, attraverso una faggeta secolare detta la Madre dei Faggi, si raggiunge, a quota 1390, l'imbocco della Grotta di Monte Cucco, attrezzata con una scala metallica che consente di avventurarsi nelle viscere della montagna percorsa da cunicoli e pozzi, interrotti da grandiose sale tra cui la maestosa sala della Cattedrale e la sala Margherita ornate da spettacolari sculture naturali prodotte da concrezioni calcaree. Altre grotte sono la Grotta Ferrata e la Grotta del Menca. Sicuramente interessanti sotto il profilo speleologico, queste strutture carsiche sono ambiente di studio anche per i paleontologi che dalle viscere del massiccio hanno riportato alla luce importanti resti fossili di vertebrati di grandi dimensioni. La varietà dei quadri ambientali offerti dal Parco, che diviene meta imprescindibile per gli escursionisti e gli amanti del trekking, è completata dalla spettacolare "forra", un canyon di 200 metri di profondità e lungo 5 km, dal torrente Rio Freddo e dalla Valle della Prigione nella quale l'azione erosiva dello stesso corso d'acqua ha creato un grandioso arco naturale. La salubrità del territorio ha consentito lo sviluppo di un'agricoltura fatta di piccole aziende di modeste dimensioni che si inseriscono perfettamente nella nuova realtà Parco, producendo alimenti di alto valore qualitativo. Le produzioni più comuni provenienti da quest'area, spesso vendute in azienda dagli stessi produttori, sono carni, insaccati, latticini, legumi e cereali ma è possibile trovare anche degli ottimi funghi e tartufi. Tutto il comprensorio è stato interessato dalla vitalità del movimento monastico benedettino sorto sotto l'influenza della potente abbazia di Fonte Avellana in territorio marchigiano. La presenza di varie tipologie di insediamento monastico evidenzia il progredire nell'area della presenza dell'ordine benedettino che, nel corso del tempo, è passato dai piccoli e modesti cenobi eremitici ai più vasti e articolati eremi e monasteri di cui rimangono numerose le tracce anche se spesso sotto forma di ruderi ed edifici abbandonati. E' il caso del Monastero di S. Maria d'Appennino, nei pressi del colle di Fossato, ricostruito intorno al XII sec. e di cui oggi rimangono purtroppo solo i ruderi. Quasi perfettamente conservato perché appena in tempo sottratto all'abbandono ed all'azione degradatrice del tempo, è l'Eremo di San Girolamo di Monte Cucco, sorto nei pressi di Pascelupo in una zona impervia nel cui straordinario scenario naturale la costruzione si inserisce perfettamente. Di grande interesse anche l'Eremo e la Badia dei SS. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntuoli lungo la strada per Sassoferrato e l'Abbazia di S. Maria di Sitria nei pressi di Isola Fossara la cui chiesa romanica è databile tra i sec. XII e XIII presentandosi a navata unica con volta a botte e presbiterio rialzato.