Questa pianta (Spirea ulmaria) che si trova non tanto nei prati quanto nelle siepi, ai margini delle paludi in tutta Italia (soprattutto nel centro-sud) si chiama anche ''regina dei prati'' e fin dal Rinascimento fu considerata una pianta officinale (venivano usati fiori e foglie contro le febbri malariche e l'arteriosclerosi. In seguito venne dimenticata fino a che, nel 1851, un umile curato di campagna di nome Obriot, la segnalò all'ospedale di Lione che la sperimentò contro l'idropisia (raccolta patologica di liquido nella cute, nelle cute sierose ed in organi cavi). A questa pianta è legata una leggenda secondo cui Alboino, re dei Longobardi, voleva conservare intelligenza e vivacità intellettuale e per questo, insieme al suo bicchiere di vino, ogni sera prendeva della ''barba di capra'', come gli aveva insegnato suo padre re Audoino. Così racconta un anonimo cronista. E in effetti col nome di ''barba di capra'' nelle campagne attorno a Pavia, si chiama la Spirea Olmaria.

Re Alboino cercava cosi di avere cura delle sue arterie ed evitare i guai

cerebrali dovuti all'invecchiamento. Agli occhi dei moderni appassionati di fitoterapia le proprietà della Spirea Olmaria possono avere effetto in caso di diarrea, acido urico, gonfiore delle gambe (dovuto spesso a ritenzione di liquidi) , disturbi reumatici. La Spirea Olmaria è inoltre un diuretico ed ha un'azione calmante anche sui dolori del nervo sciatico.