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Tra
i siti archeologici di maggior rilievo di Sicilia, Morgantina occupa un
posto di primo piano grazie alle testimonianze di una frequentazione
ininterrotta del sito su cui sorge e che vanno dalla preistoria sino
all'Età romana. Una ricostruzione delle vicende storiche legate alla città
degli Erei e una breve descrizione delle sue maggiori evidenze
archeologiche. Il centro morgetico
ellenistico di Morgantina si trova nell'entroterra siciliano, sui monti Erei,
a circa 4 km da Aidone e ad ovest della Piana di Catania. Era nota
anticamente con il nome di "Campi Lestrigoni", a ricordare quel
popolo antichissimo che, secondo la leggenda insieme ai Ciclopi, abitò la
Sicilia prima ancora dell'arrivo dei Sicani. La
ricerca archeologica nel sito ebbe inizio verso la fine del secolo scorso
con Paolo Orsi che riuscì ad individuare tracce di una frequentazione
preistorica sulla Serra Orlando confermate poi da ricerche approfondite
condotte in questo secolo. Grazie ad uno studio accurato si è potuto
stabilire infatti che, al di sotto della Morgantina greca, nella zona
denominata San Francesco, si trovano i resti di un villaggio risalente alla
prima fase dell'Età del Bronzo, riferibile alla "Cultura del
Castelluccio" che si sviluppò tra il 1800 e il 1500 a.C. in un sito
tra Noto Antica e Siracusa. Dei siti
archeologici riferibili a questa cultura ci è pervenuto complessivamente
ben poco delle strutture dei centri abitati, mentre molte notizie si hanno
attraverso i corredi funebri rinvenuti nelle diverse necropoli. Durante
il periodo successivo, nella Media Età del Bronzo, 1400-1230 a.C., si
sviluppò una nuova cultura, la "Cultura di Thapsos", dal nome
dell'omonimo villaggio che si trovava sulla penisola Magnisi e presso cui fu
rinvenuto vasellame di tarda Età Micenea.Tra il 1230 ed il 1100 a.C., nel
sito di Morgantina si sviluppò una nuova cultura che, in base alla ceramica
sub-micenea in esso rinvenuta, lascia intuire una certa continuità di
rapporti culturali con il mondo egeo. Tra
il XII e l'II secolo a.C., alle culture preistoriche se ne sovrappose
un'altra di chiara matrice extraisolana. Del periodo morgetico furono
rinvenute sul monte Cittadella esili tracce, in quanto, come afferma il Brea,
i Morgeti invasori ben presto persero la loro individualità etnica finendo
con l'accettare le tradizioni e gli usi delle genti sottomesse. Frattanto,
la fine del XIII secolo a.C. aveva segnato il passaggio dalla preistoria
alla protostoria, e fu proprio in questo periodo che Morgantina venne a
trovarsi al confine tra il territorio sicano ed il siculo, successivamente
identificabile con il fiume Imera, l'odierno Salso. Sempre
secondo gli studiosi, la ritirata dei Sicani dalla parte orientale
dell'isola fu dovuta, non solo alle terrificanti eruzioni dell'Etna, ma
soprattutto alla spinta dei nuovi popoli invasori. Durante questa fase la
Sicilia era infatti sconvolta da continue guerre che fecero cessare i
preesistenti pacifici rapporti commerciali, sostituendoli con il terrore per
le continue incursioni di Siculi, Morgeti ed Ausoni. Il
primo insediamento greco-calcidese, sorse invece intorno alla metà del VI
sec. a.C., nella parte più alta della Cittadella, senza che vi fosse alcuna
evidente reazione degli indigeni con i quali i nuovi venuti convissero. Una
testimonianza diretta di tale convivenza appare evidente soprattutto nei
corredi funebri rinvenuti all'interno delle tombe a camera ritrovate nella
zona e che presentano mescolanze di elementi culturali dei due popoli. La
città, in questo periodo, subirà due distruzioni, la prima alla fine del
VI sec. a.C., dovuta probabilmente al tiranno di Ghela, Ippocrate; la
seconda intorno alla metà del V sec. a.C., opera probabile del condottiero
siculo Ducezio che guidava il movimento nazionalistico contro l'espansione
greca in Sicilia. Scarsa la
documentazione relativa al periodo tra il 459 e il 340 a.C., durante il
quale, quasi certamente, la città fu abbandonata; infatti, in seguito al
trattato di Ghela, Morgantina fu assoggettata a Kamarina. Con
l'avvento di Timoleonte, nella seconda metà del IV sec. a.C., la città
riacquistò vitalità. Risalgono infatti a questo periodo la costruzione del
santuario di Demetra e Kore, la costruzione delle mura di fortificazione e,
probabilmente, il primo impianto del teatro. Risale
però al periodo di Agatocle il momento di massimo splendore di Morgantina
che coincise con la costruzione dell'Agorà. Tale fase di grande splendore
terminò nel 211 a.C., anno in cui Marco Cornelio Cathego ordinò l'assedio
della città che venne completamente distrutta dalle truppe dei mercenari
spagnoli guidati da Merico. Nel II sec. a.C. la vita riprese a Morgantina ma
su un'area notevolmente ristretta. La città, nella seconda metà del secolo
fu anche interessata dalle Guerre Servili e fu citata da Cicerone quale
città decumana. Il sito di Serra
Orlando godeva di una importante posizione strategica per il controllo di
una delle più estese regioni agricole siciliane. Si trovava infatti alla
testa del fiume Gornalunga, uno dei quattro principali corsi d'acqua che
attraversavano la Piana di Catania e che, a quel tempo, grazie alla loro
notevole portata, rappresentavano importanti vie di comunicazione. Il
sito archeologico, che si adagia su due colline, la Cresta di Serra Orlando
ad ovest ed il monte Cittadella ad est, divise tra loro da una vallata, era
circondato da una cinta muraria che seguiva un percorso accidentato lungo
circa 7 km.; a causa della conformazione del luogo, anche l'aspetto
urbanistico si presenta alquanto irregolare. Lungo i resti delle antiche
mura furono identificate quattro porte, tutte sulla Serra Orlando. La
strategicità del sito assumerà importanza notevole nei secoli successivi
quando Morgantina fungerà da centro di collegamento tra Naxos, Katane e
Leontinoi nel periodo in cui la vasta pianura fu sotto il controllo
calcidese. In età classica la città
si trovò sulla strada di collegamento tra Aghyrion e Syrakusai mentre
un'altra strada poco più a nord, collegava Katane con Aghyrion, Kentoripa
ed Henna fino a raggiungere Thermai Himeraiai. Quando
la città fu riscoperta fu inizialmente identificata con Herbita. In seguito
agli scavi effettuati da una missione americana negli anni '50, sulla base
del ritrovamento di una rara serie di monete bronzee e sui dati relativi
all'insediamento pre-greco, che confermano il racconto di Strabone, fu
definitivamente stabilito che si trattasse dell'antica Morgantina, città
fondata dai seguaci del re Morges che erano qui giunti dall'Italia
meridionale. Attualmente, anche se
ancora esistono delle zone da sondare per eventuali altre scoperte, molti
sono i resti riportati alla luce e fra questi ricordiamo, accennandone
brevemente, la Stoa Nord o Gymnasium, una stretta costruzione con due ali
all'estremità; l'Agorà, che presenta due Stoa; la Stoa est, rappresentata
da una struttura con uno spazio interno libero segnato da una fila di
pilastri centrali che sostengono il tetto e che serviva per le riunioni
pubbliche; la Stoa ovest, rappresentata da uno spazio interno diviso da una
serie di mura trasversali con soglie e che veniva utilizzata per le botteghe
commerciali; il Prytamenion, un edificio comprendente una serie di stanze
sistemate intorno ad un peristilio aperto al centro; la Casa del capitello
dorico, così chiamata per il riutilizzo di un capitello del suddetto stile;
la Casa del mosaico di Ganimede, caratterizzata da una pianta asimmetrica
che presenta una sola serie di piccole stanze a ovest e due serie di stanze
ad est della corte; il Granaio pubblico, lunga costruzione allineata al lato
sud-est; una piccola fornace a sud; la Grande Fornace dove sono ancora
evidenti le volte di cotto che sostenevano il piano di cottura; l'Ekklesiasterion,
struttura di quindici scalini, a due braccia, che unisce monumentalmente
l'Agorà superiore a quello inferiore; il Santuario dell'Agorà, dedicato
alle divinità del monte e diviso in due parti principali, ambedue con
cortile centrale; il teatro o Koilon, formato da sedici gradini e diviso in
sei kerkidos da cinque scalette; la Casa Fontana, comprendente un cortile e
bacini all'estremità nord e sud; il Macellum, mercato romano nell'Agorà
superiore e che presentava una serie di botteghe ai lati; la Casa della
cisterna ad arco, composta da due parti, l'ala nord, con cortile trasformato
in peristilio, e l'ala sud, con un peristilio su tre lati; la Casa sud-est,
modificata trasformando alcune stanze in cortile con cisterna e botteghe; la
Casa delle ante fisse, modesta e senza peristilio; la Casa dei capitelli
tuscanici così chiamata per le colonne presenti nel suo cortile; la Casa
del magistrato, accostata alle mura della città. Ulteriori e più
approfonditi ragguagli sul sito di Morgantina si possono ottenere da una
attenta visita all'interessante museo della vicina Aidone dove, oltre a
plastici e planimetrie della zona, sono conservati numerosissimi reperti
relativi ai diversi periodi durante i quali fu abitata.
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