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Sembra una vecchia nobildonna con il suo fascino inalterato Modica, che vezzosa si nasconde per poi far capolino dalla profonda valle in cui giace, accogliendo i visitatori secondo un rituale antico, indossando l'abito da sera più elegante che possiede e facendo ampio sfoggio dei suoi gioielli più pregiati: le sue cento chiese, il suo barocco, i suoi eleganti palazzi che, improvvisamente, ci si parano dinnanzi in tutto il loro splendore mentre percorriamo la fitta rete di piccole stradine e la lunga teoria di scale che si intrecciano nel suo centro storico, o lungo la via principale. Modica si trova adagiata in una vallata verso cui digrada a partire da un alto sperone nel cuore degli Iblei, a pochi chilometri dalla splendida costa del Canale di Sicilia. L'immagine della città ci coglie quasi di sorpresa con la sua elegante trama urbana mentre percorriamo, per raggiungerla, l'alto ponte che la domina, il più alto d'Europa, come si vantano da queste parti. L'assetto urbanistico della città è stato profondamente trasformato dal terribile terremoto del 1693 a seguito del quale si ebbe la ricostruzione che diede libero sfogo ai fasti del barocco. La sua grandiosità e i suoi aspetti salienti caratterizzati dalle inutili giravolte, dagli arditi ghirigori sono indicativi del tentativo di esorcizzare l'evento luttuoso. Tutte le città più famose del Val di Noto, Noto in testa, hanno subito la stessa sorte travolte dal sisma a cui è seguita la catarsi della ricostruzione, ma, in alcuni casi, non sembrano oggi in grado di resistere all'incuria ed alla dabbenaggine delle istituzioni che non hanno saputo preservare lo straordinario patrimonio architettonico e culturale, frutto di una reazione d'orgoglio dei siciliani dell'epoca, facendo di recente la loro ultima vittima con il crollo della Chiesa di San Nicola a Noto. Dal fondo della valle le due vie principali, il Corso Umberto I e viale Medaglie d'Oro, separati da Piazza C.Rizzone, sono il punto di partenza per la nostra visita nell'ex capitale della Contea, un tempo regno nel regno con una propria amministrazione ed una propria autonomia praticamente assoluta. Partendo da Corso Umberto I una gradinata conduce al fastoso duomo di San Giorgio. Si sa, queste vecchie signore sono talvolta un po' bizzose, quindi, prima di mostrarci le meraviglie della propria casa, ci costringono a sudare non poco. E la Chiesa di San Giorgio è sicuramente una delle cose più pregiate dell'arredo urbano di Modica e, per quanto sopra, è abbastanza faticoso risalire i 250 gradini che separano la città bassa dal sagrato della chiesa. Un consiglio può essere quello di prendersela comoda e soffermarsi indugiando ad ammirare gli angoli più caratteristici e lo splendido panorama della città dai belvederi durante la nostra risalita. Giunti in cima, prima di affrontare l'ultima rampa di scale, godiamoci la sontuosa facciata della chiesa, una delle massime espressioni dell' ultimo barocco del Val di Noto e, prima di visitarne l'interno, ammiriamo sulla sua sinistra anche l'elegante prospetto di Palazzo Polara. La chiesa di San Giorgio è stata edificata per la prima volta nel XII secolo, distrutta dal terremoto del 1613, fu ricostruita per volontà del conte Alfonso Enriquez Cabrerà nel 1643 e danneggiata nuovamente dal sisma del 1693. La facciata, a torre a tre ordini viene attribuita per analogia con altre opere dell'artista, a Rosario Gagliardi. L'interno di San Giorgio ornato di stucchi, mostra subito la sua unicità con la struttura a cinque navate (che già si intuiva osservando la facciata) con transetto e cupola. Nel 1895, sul pavimento, è stata tracciata una meridiana. Tra le opere d'arte, donate dai conti di Modica, da menzionare, nel presbiterio alle spalle dell'altare, il polittico attribuito a Bernardino Niger databile intorno al 1573 e costituito da tre registri sovrapposti che raffigurano in 10 tavole racchiuse in cornici finemente decorate scene della vita di San Giorgio, di Gesù e di San Martino. Di scuola gaginiana sono Giuliano Mancino e Girolamo Berrettaro, autori, nel 1511, della statua della Madonna della Neve ospitata nella cappella a sinistra della maggiore. Nella navata a destra in corrispondenza del secondo altare una tela raffigurante l'Assunta, opera del pittore Filippo Paladino e datata 1610. Da non perdere, nell'ultimo altare, l'elegante lavorazione dell'urna d'argento contenente le reliquie di San Giorgio opera di scuola veneziana del XIV secolo ma successivamente sottoposta a rimaneggiamenti sino agli inizi del secolo scorso. All'uscita di San Giorgio ritroviamo alla nostra destra il Palazzo Polara, edificio settecentesco sede della pinacoteca comunale. L'interno, visitabile, mostra ancora il mobilio utilizzato dalla famiglia Polara inserito in un contesto pregevole frutto di un recente restauro in cui si evidenzia l'eleganza dei pavimenti e dei soffitti affrescati. L'edifìcio è stato donato dai vecchi proprietari al Comune di Modica. Alle spalle di San Giorgio ancora un edificio settecentesco di pregiato barocco, Palazzo Tornasi Rosso, sulla cui facciata spiccano i balconi sostenuti da mensole con motivi antropomorfici. Più in alto si giunge alla rupe del Castello su cui domina la maestosa Torre dell'Orologio. Le recenti abbondanti piogge di questo strano inverno hanno determinato alla base della rupe alcuni crolli che hanno riportato miracolosamente alla luce i vecchi locali dell'antico edificio e una scala cinquecentesca. Strano segno del destino nell'anno del settecentesimo anniversario della fondazione della Contea di Modica (1296-1996). Ritornati su Corso Umberto I, ripercorrendo a ritroso la strada e la scalinata che ci avevano portato in cima alla rupe che domina il paese, faticando di meno ovviamente, perché come si dice in Sicilia "a scinniri tutti i Santi aiutunu", dirigiamoci verso la chiesa di San Pietro, ammirando la teoria di palazzi sette-ottocenteschi che si affacciano sulla strada. Purtroppo, dell'edificio religioso, chiuso per restauri, potremo ammirare solo la magica scalinata ornata dalle statue dei dodici apostoli, che conduce al sagrato, e la facciata barocca. La chiesa ha subito la stessa sorte di San Giorgio essendo stata edificata già nel XIV secolo per essere poi gravemente danneggiata dal terremoto del 1613 e successivamente da quello del 1693 e ricostruita nel '700. Possiamo crucciarci di perdere l'interno a tre navate della chiesa sulle sue 14 colonne con eleganti capitelli corinzi e, tra l'altro, il monumentale organo a 3.200 canne e la statua marmorea rappresentante la Madonna dell'Ausilio di scuola gaginesca. Ma meglio rinunciare oggi per un restauro che per sempre in seguito ad un crollo. Proseguiamo la nostra visita risalendo per Corso Umberto I sino a raggiungere il Palazzo di Città ex convento di S.Domenico, all'interno del quale vai la pena di visitare l'elegante chiostro che presenta in una delle sue colonne la targa che segnala il livello a cui giunse l'acqua durante la terribile alluvione che riguardò Modica nel 1902. In seguito a questo ennesimo catastrofico evento naturale, che modificò ulteriormente l'aspetto della città, eliminando i ponti che univano le opposte rive dei due torrenti che giacciono a fondo valle, fu resa necessaria la razionalizzazione del regime delle acque sino alla completa copertura dei letti dei torrenti. Usciti dal Palazzo di Città, vai la pena dare un veloce sguardo alla contigua chiesa di S.Domenico, in stile barocco siciliano, una della poche rimaste in piedi dopo il terremoto del 1693; al suo interno, nel terzo altare di destra, è conservata una grande tavola della Madonna del Rosario (1535-40) di Vincenzo da Pavia, discepolo del Perugino. Percorriamo quindi via Marchesa Tedeschi giungendo a piazza S. Maria in cui si erge la Chiesa di S. Maria di Betlem, ricostruita anch'essa nel '700 dopo il terremoto. All'interno, con soffitto ligneo a tre navate su colonne, una cappella nella navata di sinistra conserva un interessante presepe inaugurato nel secolo scorso con sessanta personaggi in terracotta vestiti con i costumi tipici del contado di Modica; a destra, invece, attraverso un portale ogivale si accede alla Cappella del Sacramento (Cappella Cabrerà) il cui stile architettonico tardo-gotico-rinascimentale ne denuncia l'origine del XV secolo. Continuando a percorrere Corso Umberto I in direzione di Piazza C. Rizzone, sulla destra, troviamo via De Leva dove è possibile ammirare lo splendido portale omonimo in stile arabo-normanno risalente al XIII secolo e finemente cesellato di pietre. Più avanti, sempre lungo il corso principale, a sinistra è Piazza Matteotti presso cui sorge la Chiesa del Cannine con l'elegante portale chiaramontano sormontato da un bel rosone che testimoniano la sua origine antecedente al terremoto del 1693. L'interno custodisce, disposto nel secondo altare a sinistra, un pregevole gruppo marmoreo del XVT secolo attribuito alla bottega di Antonello Gagini, rappresentante l'Annunciazione e una tela del '600 raffigurante l'Incontro della Madonna con Gesù risorto di Daniele Monteleoni, collocata nel terzo altare a sinistra. Superata Piazza G. Rizzone e imboccato Viale Medaglie d'Oro, sulla sinistra, una traversina conduce al Palazzo dei Mercedari, un convento settecentesco che al suo primo piano ospita il Museo delle arti e tradizioni popolari intitolato a Serafino Amabile Guastella. Il museo etnografico è stato istituito nel 1978 da alcuni intellettuali modicani che hanno voluto lasciare un segno indelebile delle tradizioni popolari della zona. Il locale è suddiviso in 15 ambienti adattati a costituire una masserìa, centro di tutte le attività che si svolgevano nel mondo rurale di un tempo; della masseria fanno parte un bàgghiu (cortile), una stalla e diversi ambienti utilizzati per le attività artigianali, come la lavorazione del pane e dei prodotti caseari, la bottega del fabbro, del sellaio, del carradore, del mielaio, del falegname ecc., ed infine un ultimo vano è adibito a camera da letto. Tanti altri sono gli angoli di Modica che meriterebbero altrettanta attenzione ma, come è facile comprendere, non è possibile dare una panoramica completa delle meraviglie che questa città è capace di offrirci.
Nelle foto in ordine di scorrimento: 1) Particolare Palazzo Pollara - 2) Ultima rampa della scalinata che conduce alla chiesa di San Giorgio - 3) Portale De Leva, uno dei pochi esemplari ancora presenti a Modica dell'architettura chiaramontana - 4) Centro storico con le classiche gradinate. |