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Oggi, parlando di Mompileri, ci si riferisce in genere solamente al Santuario dedicato alla Madonna della Sciara e situato nella parte meridionale dell'Etna. Ma non è stato sempre così, soprattutto nei tempi passati. Infatti i documenti storici ci dicono che nell'attuale sito del Santuario esisteva, probabilmente sin da epoche più antiche, un monte con un omonimo e popoloso centro, i cui abitanti erano occupati essenzialmente nell'allevamento di ovini e caprini, nella coltivazione della vite e nell'attività nei vicini e folti boschi, da cui si estraevano principalmente legna, castagne e carbone. (Cfr. Massa, "L'Etna in prospettiva" 1709). Non si sa molto del paese dei tempi antecedenti al '300, mentre sappiamo invece che nel 1446 la sua Chiesa Maggiore (o Santuario) risultò soggetta alla chiesa di S. Maria dell'Elemosina di Catania, dopo l'elevazione di quest'ultima in Collegiata come risulta dalla Bolla di Papa Eugenio IV. A partire dal secolo XVI invece i documenti riferentesi al Santuario cominciano a diventare più numerosi. Infatti gli storici coevi (Fazello, Selvaggio e Filoteo) e alcuni del '600 (Carrera, De Franchis ed un cronista locale Gaetano Motta), del '700 (Recupero), dell'800 (Alessi) ci tramandano, fra tante altre notizie, i resoconti delle eruzioni del 1536 e 1537 che bruciarono alcune case e poderi di Mompileri e del vicino Nicolosi. Da altri documenti risalenti al 1645 sappiamo che in quell'anno il borgo di Mompileri, insieme ad altri casali di Catania, fu ceduto dalla Regia Corte per 35.000 ducati al palermitano duca Giovanni Andrea Massa (Cfr. D. Ligresti, "I casali di Catania", 1995). In quel tempo Mompileri contava 163 fuochi (famiglie) per complessivi 628 abitanti ed era conosciuto e famoso soprattutto per l'esistenza del detto Santuario, forse dell'inizio del XV secolo, situato a Nord del paese, a tre piccole navate con le volte sostenute da colonne di pietra lavica lavorata, con battesimale di marmo, quadri, lampade ed altri preziosi arredi degli altari per un valore di più di 5000 scudi (Cfr. mss.sac. Lo Duscio, 1688). Dentro il Santuario si venerava un gruppo statuario marmoreo di eccelsa bellezza formato dalla SS. Vergine Annunziata e dall'Arcangelo Gabriele e lateralmente dalla statua della Madonna delle Grazie, dal piedistallo esagonale con quadretti finissimi raffiguranti il mistero della Natività, l'adorazione dei Re Magi e la fuga in Egitto (Cfr. G.Lanzafame, art. in Liturgia e Vita, 1986). Tutte queste opere erano forse attribuibili all'ingegno dello scultore Antonello Gagini. Esisteva pure un marmoreo ed artistico altare con due lampade d'argento, una delle quali dopo l'eruzione del 1669 fu conservata nell'attuale chiesa di Massannunziata come ricordo dell'antico tempio. Durante le feste religiose dell'anno il Santuario attirava molta gente dai paesi vicini quali "Malpasso, Nicolosi, Pedara, Santa Lucia seu Maschalucia, Catania, Guardia di Malpasso, Botteghelle, Carusoti, Santi Croci, Fallachi e Torre di Grifo" e da altre città o centri più lontani. Nella borgata esistevano le altre chiese dell'Arcangelo Michele (la cui statua dopo l'eruzione del 1669 fu trasportata nella vicina Massannunziata di cui divenne il Protettore), della Misericordia o del Soccorso, di San Marco e l'altra della Natività della Vergine,poi atterrate o in gran parte distrutte dalla suddetta calamità vulcanica. Nei dintorni del borgo c'erano pure le altre piccole chiese dedicate a Sant'Antonio, a Maria di Porto Salvo, alla Vera Croce, tutte completamente sepolte dalla corrente lavica di cui sopra (Cfr Tedeschi "Storia degli incendi dell'Etna"). La grande eruzione del 1669 cambiò completamente l'orografìa dei luoghi attraversati, distruggendo paesi e siti e spopolando di fatto tutto quel territorio. Mompileri seguì la stessa sorte di tanti altri centri invasi dalla lava. Il borgo fu completamente distrutto e la Chiesa Maggiore subì lo stesso tremendo, destino per cui di quel centro, prima vitale ed in piena crescita, rimase solo una landa bruciata e deserta. Gli abitanti di Mompileri, spinti dal pericolo imminente, con pena e dolore abbandonarono il centro dei loro avi e si spostarono più a Est, nell'odierno sito di Massannunziata, portandosi dietro, oltre alle povere masserizie, il vivo desiderio di ritornare al più presto per cercare di ritrovare ciò che rimaneva della Chiesa Maggiore, soprattutto le statue o altri resti. A partire dal 1689 ebbero inizio i diffìcili e faticosi scavi da parte di contadini locali con l'aiuto economico del duca Massa. Tuttavia nonostante impegno e volontà profusi, non si ebbero risultati positivi (Cfr. Massa, 1709), poiché la lava risultava durissi-ma e i mezzi, sia tecnici (martelli, mazze, subbie e picconi) che finanziari erano assai scarsi. Nei primi anni del XVIII secolo furono effettuati altri scavi e il 18 agosto del 1704 tutti i sacrifici sostenuti da quelle persone furono ripagati: infatti dopo diversi sondaggi, alla profondità di 40 palmi (circa 10 m), si tramandò che, seguendo le indicazioni di una pia persona, dopo un giorno e mezzo di duro e spossante lavoro, venne individuata una piccola cavità dove furono ritrovate la statua della Madonna delle Grazie, (detta in seguito a questa scoperta della Sciara), alcune ampolline, una campanella e varie monete del tempo. Nel locale sotterraneo erano evidenti i resti dell'antica chiesa e specificatamente le cinquecentesche colonne di lava rimaste schiacciate dall'enorme peso della sovrastante colata. Nei giorni seguenti l'accesso a quella estemporanea grotta sotterranea fu facilitato dalla costruzione di una scaletta di ferro che conduceva proprio nel locale del prodigioso ritrovamento.In men che non si dica sulle rovine della sepolta chiesa fu eretta in 50 giorni di duro lavoro "una ruvida e modesta chiesuola", che permise il proseguimento del culto della SS. Vergine, da parte di tutta la gente locale. Poi richiamati dall'evento straordinario del ritrovamento della statua sotto la coltre lavica, cominciarono a giungere pellegrini da tutte le parti dell'Isola, motivo per cui Mompileri, centro completamente distrutto dalla lava, non fu più un luogo deserto e dimenticato dagli uomini e da Dio. Con l'arrivo di tanta gente sorse la necessità di avere un tempio più grande e decente. Così sacerdoti e religiosi preposti al culto, aiutati finanziariamente da membri della famiglia dei Massa (Francesco e poi Ippolito) e dai contadini e artigiani locali intrapresero la costruzione di una chiesa più grande e più confacente al culto, qual'è quella che in linea di massima si presenta oggi agli occhi dei pellegrini e dei visitatori. Ci si trova di fronte ad una costruzione religiosa semplice, rustica, in linea con gli aspetti dell'ambiente circostante, con un prospetto lineare, con porta d'ingresso litica e soprastante architrave sormontato da una piccola finestra rettangolare. Il tetto è a due spioventi bassi, mentre l'interno è semplice con altari, pochi quadri e qualche decorazione. Le campagne degli scavi indirizzate alla ricerca delle altre statue, soprattutto della Vergine Annunziata e dell'Arcangelo Gabriele proseguirono per tutto l'800 ma senza risultati significativi. Solamente alla metà del secolo scorso, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, furono trovati sotto la coltre lavica il volto della Vergine e quello dell'Arcangelo suddetto. Nel 1923 il cardinale Francica Nava, per dotare l'Archidiocesi di Catania di un centro di preghiera mariano, elevò la chiesa di Mompileri a Santuario archidiocesano fornendolo di privilegi ed indulgenze, alcune delle quali simili a quelle che si concedono a coloro che visitano la Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Oggi detto Santuario, situato in mezzo alle ginestre e ad un mare di lava che gli conferisce un'impronta originale di silenzio e di profonda spiritualità, oltre che di possente fascino sacro, è raggiungibile per mezzo di una comoda strada che da Mascalucia o Nicolosi porta direttamente ivi. Per conservare la sacralità del luogo sono state proibite le costruzioni nel raggio di oltre un km dalla Chiesa, che così può conservare tutt'intorno una soffusa aria di pace e di preghiera. Tuttavia l'intero ambiente del Santuario si movimenta con l'arrivo dei numerosi pellegrini durante il mese di maggio e soprattutto nel sabato precedente la terza domenica di agosto: intere comitive di devoti, a piedi o con pullmann si ritrovano tutti uniti per venerare con canti e funzioni religiose la SS. Vergine. Oggi questa statua, a causa di alcune sovrastrutture di colore non adeguato causate dalle tante traversie passate, ha perso la lucentezza originale e avrebbe bisogno di urgenti restauri. |