Al tramonto dello stile rinascimentale e manieristico in campo pittorico ed architettonico, si afferma sia in Italia che in Europa, ed in seguito perfino nelle colonie europee, in India ed in America, lo stile barocco. Esso deriva etimologicamente da due parole d’uso comune nel ‘500: l’italiana "barocco", che si riferiva alla tortuosa pedanteria medievale e la portoghese "baroco" che indicava una perla deformata. Poichè entrambe le parole indicavano una deviazione da una norma, con questo senso se ne servirono i teorici della metà del ‘700 per definire certe opere d’arte, soprattutto architettoniche, che sembravano loro impure e irrazionali. Il termine, pur avendo perso con il tempo le sue connotazioni negative è tuttora in uso per indicare l’emotività religiosa e il dinamismo plastico e decorativo che si generò a Roma nel periodo della Controriforma.Questo influsso si manifestò anche in campo urbanistico, poichè si avvertì l’esigenza di dare un nuovo assetto ai diversi centri urbani.

Anche a Termini, nel periodo che va dal ‘500 al ‘600, la città viene pianificata urbanisticamente e pertanto si interviene ristrutturando l’impianto viario all’interno dell’abitato, rendendo più agevole il collegamento fra la parte bassa e la parte alta della città. L’intervento più eclatante in tal senso è il taglio della collina di S.Lucia (Cappuccini) ed il conseguente abbassamento di tutte le strade che confluivano verso quest’area. Nasce così la Nuova Stabile, detta oggi via Stesicoro, che presenta un tratto incassato in corrispondenza del taglio già citato e dove attualmente si possono notare gli archi di sostegno appoggiati ai muri di contenimento. Secondo l’Inguaggiato, questo taglio fu operato nel 1611. Inoltre si cercò di seguire un’impostazione teatrale e scenografica poichè le numerose chiese e conventi, che in questo periodo vengono edificate, si presentano all’occhio dell’os-servatore improvvisamente monu-mentali allo sbocco di stradine strette, costituendo dei veri punti focali.

Tipico esempio è il Santuario della Madonna della Consolazione, ubicato nella parte bassa della città ed in prossimità della Piazza Liborio Arrigo.

La chiesa, che fu costruita nel 1553, in seguito ad un evento miracoloso, su una precedente cappella ove era dipinta l’Immagine di Maria Vergine (posta attualmente sull’altare maggiore), presenta esternamente una monumentale scalinata d’accesso in chiaro stile barocco. All’interno si conservano pregevoli stucchi iniziati dai serpottiani Guastalla e Sanseverino. Posta più a nord sorge la chiesa di Sant’Orsola risalente presumibilmente all’inizio del ‘500. L’edificio presenta una tipologia che si riallaccia all’impianto controriformistico in quanto è ad un’unica navata con celle laterali intercomunicanti. Essa fu pure la sede della Compagnia dei Neri che aveva lo scopo di dare sepoltura ai defunti e celebrare le messe per le anime del Purgatorio. All’interno della chiesa si conservano tele di interesse artistico tra le quali una di Mattia Preti. A poca distanza da Sant’Orsola, si trova la chiesa di Maria SS. dell’Annunziata il cui impianto primitivo quattrocentesco ha subito rimaneggiamenti nel XVIII secolo in stile tipicamente barocco, risultano infatti, l’imponente cupola rivestita in maiolica azzurra e il portale d’ingresso nel giardino antistante con fregio in stucco sovrastante che raffigura la scena dell’Annunciazione. All’interno si conservano, invece, un presepe in marmo di Andrea Mancino, mentre manca gran parte dell’arredo. Appartiene alla suddetta chiesa un Crocifisso ligneo al quale sono stati attribuiti diversi miracoli e un reliquario barocco. La chiesa, la cui stabilità è risultata gravemente compromessa a causa di un intervento di pseudo restauro eseguito nel 1989, è stata sottoposta di recente, da parte della Sovrintendenza ai Beni Culturali, ad interventi di restauro e consolidamento affinchè si salvasse parte della cupola dal crollo e si bloccasse il deterioramento dei resti della cripta. A breve distanza dall’Annunziata sorge la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che pur presentando l’originaria struttura del XV sec. risulta ampliata e riadattata al nuovo gusto artistico nel XVI sec. Essa è sede ancor oggi di una comunità religiosa, ma chiusa al culto. Nel piano di Santa Lucia sorse nel XVIII sec. la chiesa di S.Carlo Borromeo e la presenza di questo Tempio in analogia con la città di Palermo indica presumibilmente l’esistenza del culto di San Carlo da parte dei mercanti lombardi residenti a Termini. La chiesa, inoltre, ospitava la Compagnia dei S.S. Francesco e Bernardo detta dei Cappuccinelli. Non si possono riscontrare, purtroppo, elementi artistici del barocco a causa del totale rimaneggiamento degli interni avvenuto in seguito ad un recente restauro; sono, comunque, da ammirare alcune opere tra cui: una tela raffigurante San Carlo di Francesco La Quaraisima ed un’altra riproducente San Bernardo di Vincenzo La Barbera. Più a monte di San Carlo ed a metà dell’attuale via Roma sorse nel 1629 il colleggio della Compagnia di Gesù poichè, sempre nello stesso anno, i padri gesuiti lasciarono la Chiesa di San Vito che si trovava in Piazza Umberto I. Anche in questo caso lo schema tipico della chiesa barocca è stato stravolto per il rimaneggiamento del manufatto che è stato destinato ad altri usi (Regio liceo, tribunale, biblioteca) dopo la soppressione degli ordini ecclesiastici a partire dal 1860. Non lontano dal collegio gesuitico si trova la chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari, che fu costruita nel XV sec. con il nome di Santa Maria La Nova ed aperta al culto agli inizi del XVI sec. fu progressivamente ampliata a partire dal 1586 inglobando le chiesette attigue di San Nicolò e di San Paolo apostolo ed alcune case site dietro la primitiva abside. I lavori furono ultimati nel 1768, invece, l’attuale facciata e la torre campanaria sono il risultato di rifacimenti risalenti all’inizio del secolo. All’interno si conservano pregevoli opere quali la statua col Bambino di Santa Maria La Nova di scuola gaginiana, un medaglione in stucco raffigurante la Madonna del Ponte di Ignazio Morabitti, una croce lignea del 1484 dipinta su due facce da Pietro Ruzzolone considerato il Raffaello di Sicilia. A breve distanza dalla chiesa Madre si trova la chiesa di Santa Croce detta chiesa del Monte perchè fu la sede della Compagnia dei Bianchi, i quali oltre al compito assistenziale gestivano un monte di pietà. Essa fu edificata nel XVI sec. sulle preesistenti chiesette di San Sebastiano e San Gerardo; sono da ammirare il prospetto ed il portale in stile tardo barocco.

La chiesa è inoltre considerata il Pantheon termitano per la presenza all’interno di monumenti a Termitani illustri. Lateralmente alla chiesa del Monte sorge quella di Santa Maria della Misericordia costruita nel XVI sec. con annesso ospedale gestito successivamente dai Padri Ospitalieri di San Giovanni di Dio. Evidenti sono i rifacimenti in stile barocco sia all’interno che all’esterno della chiesa.

Sul lato destro della chiesa del Monte è sito il monastero di Santa Chiara sotto il titolo di San Marco evangelista sorta nel 1498, probabilmente, su una preesistente sinagoga ebraica. Attiguo a questo monastero esisteva già quello della Madonna della Catena edificato nel 1483; successivamente i due monasteri dovettero fondersi nell’unico edificio conventuale di San Marco (1629) a seguito della notevole diminuzione di suore soprattutto di quelle del convento della Madonna della Catena. Grazie ad un lascito di Virginia Simonte la chiesa subì un rifacimento in stile barocco. All’interno si conservano una statua della Madonna della Catena del 1510 di scuola gaginiana e dipinti del XVIII sec. E’ posta a monte della collina di Santa Lucia la chiesa con annesso convento di Santa Maria del Gesù costruita dai frati minori nel 1462; essa presenta lo schema tipico delle chiese della Controriforma, ad un’unica navata, ma è stata nei secoli successivi, soggetta a numerosi rimaneggiamenti: difatti la facciata è stata restaurata, inoltre vi si possono ammirare molte opere di valore artistico tra le quali: un dipinto raffigurante San Francesco d’Assisi di Francesco Doria, un quadro riproducente Sant’Onofrio di Vincenzo La Barbera, un affresco di ignoto autore raffigurante la Pietà. Nel quartiere Ospedale vecchio si trova la chiesa di San Gerolamo costruita nel secolo XVII con annesso convento dei padri Cappuccini; essa presenta un impianto ad aula ed all’interno si possono ammirare alcune tele del Cirese tra cui la Santa Veronica ed il Beato Agostino Novello.

Sorgeva fuori dalle mura della città la parrocchia di Sant’Antonio la cui costruzione con annesso convento si deve all’ordine religioso dei Padri Riformati nel 1614. I restauri che si susseguirono negli anni successivi sia delle pareti interne che della facciata hanno modificato l’originaria struttura barocca dell’edificio; di fatti la grande finestra rettangolare è stata trasformata nell’attuale rosone ed è stato interamente costruito il campanile di forma quadrata. Di rilevante interesse artistico l’arredo della parrocchia, pregevoli la pala d’altare di S. Antonio di scuola paladiniana ed una statua della Madonna della Marmora di scuola gaginiana. Di quest’ultima opera si riconosce il committente: il nobile spagnolo Don Felipe De La Casta. A conclusione di questo itinerario sul barocco termitano non ci resta che annoverare la chiesa di San Francesco di Paola (conosciuta con l’appellativo di Santo Padre) che fu edificata nel XVI sec. inglobando la chiesa di S.Maria delle Grazie. L’interno presenta pareti adorne di stucchi e colonnine tortili che riecheggiano lo stile barocco.

Nelle vicinanze di Piazza Marina sorgeva, in un’area tipicamente commerciale (perchè non lontano si trova il Caricatore del grano, attuale piazza Crispi) il convento di S.Maria del Monte Carmelo, che fu edificata dai Padri Carmelitani sulla preesistente chiesetta di San Rocco risalente alla seconda metà del XV sec.. La chiesa soggetta a successivi rimaneggiamenti conserva tuttavia il suo portale barocco.