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Nato a Rouen, il pittore francese Jean Houel (1735-1813), compì i suoi studi di architettura e pittura prima nella sua città natale, quindi a Parigi. Tra il 1776 e il 1780 viaggiò per l'Italia visitando Roma, Napoli e due volte la Sicilia. Ha documentato i suoi viaggi nell'isola, su incarico del conte di Artois, con schizzi e scritti (Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte et de Lipari) a commento dei primi. Qui di seguito proponiamo la descrizione fatta dal pittore della pesca del pesce spada e di parte dell'area presso cui questa si svolge, con la sapienza descrittiva di chi è abituato a dipingere più che a scrivere.
"Ho fatto molti viaggi a Messina, vi fui una volta durante i mesi di giugno e di luglio, tempo in cui si fa la pesca del pesce spada, specie singolare che la natura ha veramente armato di una lama a doppio taglio e più temibile di quella che noi stessi usiamo. I pescatori si preparano a partire. Sarebbe stato difficile ad ogni viaggiatore un po' curioso, resistere al desiderio di vedere un tale spettacolo, si può immaginare come un pittore ci si abbandonò con trasporto. M'imbarcai prontamente per recarmi nei pressi della Torre del faro, ove si svolgono generalmente le più belle scene di questa pesca. La costa del canale m'offriva, durante la navigazione, i punti di vista più belli e più varii. Le case di campagna, i monasteri, i villaggi, si raggruppavano nel modo più pittoresco con gli alberi, a cui spesso si mescolavano le belle piante d'aloe, i cui tronchi dritti da 25 a 30 piedi d'altezza, terminanti in piramide per la disposizione dei rami, presentano un carattere la cui differenza sensibile con gli altri alberi, era di una verità che aggiungeva del piccante a quegli aspetti, e faceva dei contrasti con le masse verdeggianti delle montagne, e le masse aride della roccia nuda, che da lontano si confondeva con gli edifici. I valloncelli che separano le colline dalle montagne, variano ancora l'incanto dello spettacolo. A metà strada, tra Messina e la Torre del faro, si scorge una piccola chiesa chiamata, la Madonna della Grotta, una volta era un tempio, era rotondo e ornato tutto intorno di colonne come il tempio del Sole a Roma. Le nuove colonne, che sono state sostituite a quelle, non sono disposte come lo erano le prime. Nella roccia vicina al tempio, vi sono scavate delle grandi nicchie, che si credono antiche come il tempio, sono interessanti per chi ama le antichità, non vi sono figure; si pensa che ve ne fossero al tempo dei pagani. Fui stupito della facilità con cui ci si procura acqua dolce per tutta questa riva. Basta scavare la terra di un pollice, talvolta d'un piede, raramente di due, e subito l'acqua esce abbondante. Le donne di questa contrada ne traggono grande vantaggio per gli usi domestici; questa abbondanza d'acqua si stende dal Capo Peloro fino a Taormina. Nel canale di Messina si fa la pesca del pesce spada, pesce di cinque piedi di lunghezza; la lama che porta all'estremità del naso, ha due piedi e mezzo di lunghezza, per due pollici e mezzo di larghezza e per quattro o cinque di spessore. Essa è così forte da sfondare una barca con un colpo di questo corno, che è così duro che il ferro lo scalfisce appena. Questa pesca si fa soltanto lungo la costa del faro, dopo la lanterna, vicino al porto di Messina, fino ai dintorni di Scilla. Vi sono otto, dieci o dodici barche destinate a tal uso. In mezzo ad una di esse si alza un lungo albero, in cima al quale un uomo fa da sentinella, e guarda i segnali che gli fanno gli altri uomini, arrampicati sulle rocce della riva o sul castello di Scilla, da dove, osservando il mare quasi perpendicolarmente si vede dove è il grosso pesce che si cerca: l'uomo posto in cima al palo, ripete i loro segnali, e indica agli uomini che sono nei battelli, con grida e termini derivati dall'antico greco, i giri che fanno i pesci". |