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Doveva essere piuttosto problematico avere rapporti col conte Bernardo (di Cabrera, signore della Contea di Modica). Abile stratega, scaltro, crudele, potente come nessun altro sull’isola tanto che persino i sovrani di Palermo avevano più di qualche riserva rispetto alla necessità di intervenire a ridimensionarne il peso. Il suo territorio, la Contea di Modica, era diventata "regnum in regno", regno nel regno. Ma si sa, quando uno diventa troppo visibile di lui se ne dicono di tutti i colori se poi non è neanche un campione di simpatia... Del conte ad esempio si diceva che aveva un tesoro consistente in una capra tutta d’oro che sarebbe saltata fuori dal luogo in cui era stata nascosta dopo un complicato incantesimo, o, ancora, che trattasse piuttosto male i suoi nemici senza distinzione di età e di sesso. Così avevano fatto una brutta fine i Chiaramonte e la principessa Bianca di Navarra che, come dice la leggenda, fu rinchiusa dal terribile tiranno nel Castello di Donnafugata. Ecco, passi per la brutta sorte toccata ai Chiaramonte, si potrebbe ipotizzare persino che la capra d’oro esistesse davvero, ma nel Castello di Donnafugata la principessa non ci ha mai messo piede, soprattutto perché, a quei tempi, lo splendido edificio ancora non esisteva. Sue notizie certe non ce ne sono state sino al 1600 allorché le prime pietre della meravigliosa costruzione non vennero poste dalla potente e nobile famiglia ragusana degli Arezzo. La costruzione, come ci appare oggi, è stata voluta dal barone Corrado Arezzo uomo molto noto nella Ragusa del secolo scorso, essendo stato sia senatore del Regno d’Italia che più volte sindaco della sua città. Il Castello di Donnafugata, oggi, non appartiene più alla famiglia Arezzo, ma al Comune di Ragusa e chi non ha visitato lo splendido primo piano (l’unico che è stato aperto al pubblico) qualche anno fa, farà la fine della principessa Bianca, non nel senso che verrà punito con la reclusione ma piuttosto in quello del suo non godimento di almeno una parte delle 120 stanze del maestoso edificio che attualmente è, purtroppo (o per fortuna!), chiuso per restauri. Poco male, una visita il complesso la merita lo stesso anche per la maestosità e l’eleganza del suo esterno e soprattutto per la bellezza del giardino settecentesco (ben otto ettari) che lo circonda. Arrivarci è piuttosto semplice, essendo presente, a partire dalla non lontana Ragusa e dalla S:S. 514 che collega il capoluogo ibleo a Catania, una chiara cartellonistica che indica la strada da prendere. Il castello è nel cuore di un piccolo borgo dove sono anche una bar e un ristorante e si presenta come un edificio caratterizzato da diversi stili costruttivi dettati più dai gusti dei proprietari che dall’epoca in cui furono realizzati. Ad esempio la loggetta in stile gotico è dell’inizio di questo secolo voluta da una nipote del barone Arezzo. La continuità architettonica della facciata, delimitata da due imponenti torrioni tondeggianti, è interrotta da finestre bifore e da balconi contornati da belle statue. L’interno (peccato non poterlo visitare per i restauri in corso), è assolutamente pregevole ed insieme a tutto il contesto architettonico ha stimolato la fantasia di numerosi registi tra i quali val la pena ricordare Visconti che nel Castello ha girato il suo capolavoro "Il Gattopardo". Il giardino è altrettanto avvincente e ricco di suggestioni con gli imponenti ficus, le statue, le fontane, gli stemmi araldici delle potenti famiglie che abitarono il luogo, i vasi in terracotta di Caltagirone, sedili in pietra e, proprio al suo centro, le grotte artificiali e la cupola sul cui soffitto è disegnato il firmamento. Curioso e bellissimo il labirinto in pietra, divertente passatempo per gli abitatori della casa che si deliziavano tormentando gli ospiti anche con altri "scherzi" come gli spruzzi d’acqua vicini ai sedili. La ricercatezza della copertura vegetale lascia intuire il gusto straordinario con cui è stato in decenni strutturato il giardino ad opera di abilissimi giadinieri. Ogni particolare sembra il frutto di una certosina ricercatezza estetica che crea un complesso irripetibile. Nel parco una costruzione molto bella dall’interessante effetto scenico in stile neoclassico con portico è detta "coffee house" (letteralmente casa del caffè) in cui i nobili proprietari si soffermavano a consumare i loro rinfreschi. Insomma non si può vedere tutto ma almeno una parte delle emozioni de "Il Gattopardo" forse è ancora possibile coglierle.
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Per arrivare al Castello di Donnafugata è necessario raggiungere Ragusa. Per chi proviene da Catania attraverso la S.S. 514, poco prima del capoluogo ibleo si svolta a destra seguendo le indicazioni del secondo bivio per Santa Croce Camerina (vi sono anche quelle per il Castello). Per chi viene da Ragusa basta semplicemente seguire le indicazioni |