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Il
lago di Santa Rosalia, nel cuore del tavolato ibleo, rappresenta, data
anche la sua origine artificiale,un ambiente piuttosto insolito nel
contesto paesaggistico dell'area. Ormai discretamente integrato offre
spunti paesaggistici di grande interesse ed invita ad essere visitato in
bici lungo la strada che segue un ampio tratto del suo perimetro. La
bici... gioia e dolore di chi una passeggiata di tanto in tanto, pedalando
pedalando, se la farebbe volentieri. Ma il punto è dove? In città, su
strade sovraffollate da auto e quasi totale assenza di piste ciclabili
che, quando ci sono, vengono scambiate per comodi parcheggi, è proprio
difficile. In più la bici comporta buoni polpacci e polmoni efficienti e
i nostri, imbrattati dallo smog cittadino, non sono proprio a posto.
Quello che serve è un bel percorso, poco battuto dalle auto, non troppo
impegnativo per i nostri fisici sedentari e, se fosse pure
paesaggisticamente interessante sarebbe proprio una pacchia. Per la nostra
e vostra gioia l’abbiamo trovato. Lubrificate le catene e caricate le
bici in auto per una bella passeggiata su due ruote sul lago di Santa
Rosalia. Il nostro luogo da pedalare si trova sulla S.S. 194 tra Ragusa e
Giarratana. Raggiungerlo è facile: da Ragusa si seguono le indicazioni
per Giarratana e dopo qualche chilometro (circa 15) si percorre un ponte
da cui si vede il lago: A questo punto imbocchiamo la seconda
strada che incontriamo a destra e che ci conduce diritti al lago. La
stessa strada, a pochi metri dalla statale si divide: le strade che vanno
a destra conducono sul letto del fiume Irminio o si fermano sul lago.
Seguitando a sinistra si costeggia il bacino
per gran parte del suo perimetro, ed è prorpio questo tratto che, dopo
aver parcheggiato, possiamo seguire in bici. Adesso
cerchiamo di capire cos’è questo lago. In realtà il lago di Santa
Rosalia è un bacino artificiale, prodotto dall’allagamento di una valle
iblea attraversata dal fiume Irminio il cui corso è stato sbarrato da una
diga. Quindi il lago di Santa Rosalia è formato dalle acque dell’Irminio,
recuperate in un grande invaso per poter essere utilizzate a scopi
irrigui. Un’opera molto grande che suscitò numerose polemiche da parte
dei gruppi ambientalisti per l’impatto traumatico sul paesaggio
derivante dalle opere di sbancamento e dal successivo inondamento della
valle. Sono passati ormai molti anni da che il bacino si è formato e,
piano piano, la natura ha fatto il suo corso in qualche modo tamponando la
presenza estranea, per il territorio ibleo, di un lago. Oggi il bacino
sembra tutto sommato ben inserito nel contesto paesaggistico dell’area,
essendo divenuto anche meta privilegiata di numerose specie di uccelli
migratori che qui trovano cibo a sufficienza ed un ambiente adatto alle
loro soste. Padre del lago è quindi il fiume Irminio, uno dei corsi d’acqua
più ricchi degli Iblei, che nasce dal Monte Lauro attraversando prima
Giarratana e cedendo parte del suo carico idrico al lago. Successivamente
l’acqua che riesce a superare la diga attraverso delle paratie continua
la sua corsa passando nei pressi di Ragusa, Modica, Scicli sino a raggiung ere
il mare in prossimità di Marina di Ragusa dove la sua foce forma, con il
complesso dunale del litorale, un ecosistema di straordinario valore
naturalistico sottoposto a vincoli di protezione giustamente molto rigidi
(Riserva della Macchia Foresta del Fiume Irminio). L’Irminio, a ben
vedere, sembra guidarci attraverso un itinerario storico-naturalistico
inimitabile per la provincia di Ragusa che praticamente taglia in due. L’ambiente
dell’Irminio è straordinario sia quando il suo letto giace sul fondo di
profonde e strette vallate (cave) sia quando il fiume scorre pacifico in
zone pianeggianti irrorando con le sue acque le già fertili terre iblee.
Le rive sono ricoperte da una vegetazione a tratti selvaggia ed
incontaminata fatta di platani, salici, e numerose essenze arbustiformi
pregiate. Anche le sue acque brulicano di vita: esperienze di
ripopolamento con la rara e pregiata Trota macrostigma (di cui è
assolutamente vietata la pesca), ad esempio, hanno dato buoni risultati.
Ma ritorniamo al lago. Girarvi intorno in bici (o anche a piedi se volete)
è un’esperienza imperdibile perché il suo aspetto di bacino
appenninico - sensazione visiva accresciuta dalla presenza di conifere
frutto del lavoro di rimboschimento della forestale - si sposa con l’ambiente
caratteristico dell’altopiano ibleo, creando un contesto paesaggistico
di grande interesse. La pressione antropica nelle immediate vicinanze del
lago è quasi del tutto rivolta alla cura dei pascoli, ricchi ed
abbondanti, ed alla coltivazione di ulivi o carrubbi oltre che evidente
negli insediamenti rurali ("masserie") e negli immancabili
muretti a secco. Nei mesi invernali,
quando il fiume si ingrossa aumentando la sua portata e sommergendo i
tronchi di alcuni salici che crescono lì dove l’Irminio cede il posto
al bacino, questi raggiunge un’estensione considerevole attribuendo all’insieme
paesaggistico un aspetto ancora più atipico. Val la pena fermarsi ad
osservare i punti in cui le diramazioni del lago si incanalano in stretti
valloni e, lungo la riva, gli edifici rurali parzialmente sommersi dalle
acque. Terminata la visita al lago si può sempre scegliere di dare un’occhiata
al fiume in uno dei suoi tratti più belli e selvaggi. Raggiunta la
statale si segue la direzione per Ragusa per qualche chilometro sin quando
non si giunge ad un tratto di strada con sparticorsia al termine del quale
la statale piega bruscamente a destra. Dopo circa 800 metri dallo
sparticorsia si apre a sinistra una stradella piuttosto scoscesa che a
poche decine di metri dalla statale termina in uno spiazzo sulla riva del
fiume. Si può lasciare qui la macchina e seguire il fiume a piedi
attraverso un sentiero che lo costeggia. Da questo sentiero si dipartono
alcuni punti di accesso alla riva, spesso resi impraticabili da una
vegetazione estremamente fitta. Conviene portarsi dietro degli stivali in
gomma anti-sdrucciolo e piuttosto alti se volete guadare il fiume, lì
dove è possibile, senza rischiare un bagno nelle sue gelide e limpide
acque. Durante l’inverno alcuni tratti del corso d’acqua sono
particolarmente profondi e la corrente è piuttosto forte, occorre,
quindi, usare molta attenzione nell’approssimarsi alla riva anche
perché alcuni tratti di rocce scoperte sono resi scivolosi dall’acqua e
la vegetazione molto fitta può nascondere qualche insidia. Terminata
anche questa escursione, presumibilmente stanchi ma felici, per chiudere
in bellezza non vi resta che andare a cercare un posto dove assaporare le
delizie della cucina ed in particolare della pasticceria iblea e modicana,
o nelle vicine Modica e Ragusa o in
una delle trattorie di campagna che non è difficile trovare.
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