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Sindone conservata nel Duomo di Torino
La
Sindone è il lenzuolo di lino più famoso e studiato al mondo. Per la
comunità scientifica rimane ancora un mistero come sia stato possibile
impressionare l’immagine in negativo sul telo, ma per i credenti è la
dimostrazione che si tratta di un miracolo quello della Resurrezione. Le
analisi al carbonio 14 effettuate nel 1988 indicano che la Sindone risale ad
un’epoca compresa tra il 1260 e il 1390 d. C., tuttavia parte degli studiosi
è convinta che i pezzetti di stoffa analizzati presentavano una
contaminazione ambientale che ha creato una traslazione nella datazione,
persino Libby (il fondatore del metodo al Carbonio 14) aveva manifestato
contrarietà alla esecuzione dei test perché riteneva che non si può datare
un oggetto di cui non sono noti i fattori ambientali che vi possono avere
influito nel passato. Le testimonianze storiche sicure risalgono al 1353
quando Geoffroy de Charny, valoroso crociato, depose il lenzuolo nella
chiesa da lui fondata nel suo feudo di Lirey in Francia. In realtà esistono
documenti antecedenti al 1300 risalenti perfino ai primi secoli d. C. che
fanno riferimento alla Sindone, ma non è “chiaro” se si indica lo stesso
Lenzuolo che oggi è conservato nel Duomo di Torino. In questa sede non
vogliamo fare un’indagine storica o scientifica sull’autenticità della
Sindone che lasciamo a riviste specializzate, ma almeno sfatare che si
tratti di un dipinto attribuito nientemeno che a Leonardo da Vinci, teoria
evidentemente inverosimile dato che Leonardo nacque nel 1452.
Un falso per essere tale deve avere un valore artistico, comprensibile per
l’immagine della Sindone ma non per il Sudario di Oviedo, un fazzoletto di
lino di 84 per 53 cm, conservato in Spagna dal VII sec. d. C., che presenta
numerose macchie di sangue ed incredibili coincidenze con la Sindone.
Nella tradizione cattolica il Sudario è il panno di lino che ha ricoperto il
volto di Cristo dal momento della crocifissione alla deposizione nel
sepolcro mentre la Sindone è il lenzuolo che ha coperto il corpo di Gesù nel
sepolcro. Lo studio multidisciplinare sul Sudario ha rivelato che le macchie
rosso scuro rappresentano sangue misto ad un liquido polmonare fuoriuscito
dalle narici, probabilmente, a causa di una morte per soffocamento, una
morte simile ai condannati alla croce che non riuscivano più a respirare
schiacciati dal peso del loro corpo inchiodato al patibolo. Se si sovrappone
il Sudario sulla Sindone si scopre che le gocce di sangue sulla fronte, la
macchia sul sopraciglio, la lunghezza del naso, le tracce della barba e le
ferite sulla nuca dei due teli coincidono perfettamente. Entrambe le
reliquie presentano tracce di sangue di un soggetto della nostra specie
appartenente al gruppo AB (molto raro in Europea mentre molto diffuso tra le
popolazioni mediorientali), tessuto realizzato con un’antica tecnica diffusa
solo in Siria e Palestina, pollini tipici della zona di Gerusalemme, le
tracce della corona di spine (la Sindone presenta anche le tracce della
flagellazione), tutti segni che coincidono
perfettamente con il racconto evangelico della passione di
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Sudario conservato ad Oviedo
Cristo. Lasciamo
che i lettori traggono le loro conclusioni, dopo essersi opportunamente
documentati, partendo magari da questi spunti, ma ora torniamo alla storia
della Sindone. Nel 1453 la Reliquia passò nelle mani dei duca di Savoia che
dal 1500 diedero inizio alla consuetudine di esporla alla venerazione dei
fedeli ed alla relativa tradizione di riprodurla facendone confezionare
delle copie su richiesta a quanti desideravano averne un particolare
ricordo. I manufatti così ottenuti, messi a contatto con l’Originale
venivano considerati reliquie ed esposti permanentemente o in particolari
circostanze. Il 1600 fu il secolo delle solenni ostensioni ed anche della
produzione di un gran numero di copie che furono dimenticate per poi essere
ricordate soltanto nel secolo scorso ad opera di don Domenico Leone che nel
1952 pubblicò uno studio sulle copie della Sindone conservate nella penisola
iberica seguito più tardi nel 1982 da articoli di don Luigi Fossati sulle
copie presenti in Italia. Le copie hanno nella quasi totalità dei casi
misure più o meno uguali all’Originale, poche quelle che possono vantare un
valore artistico per finezza di esecuzione, si presentano, infatti, sempre
in positivo senza ritrarre la realtà che è un negativo (questo conferma che
la
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Copia sindone conservata ad Acireale
Sindone è un unicum inimitabile). In Sicilia esistono due copie, entrambe
conservate in provincia di Catania, una nella sacrestia del convento dei
Cappuccini di Caltagirone (non presenta alcuna data sulla tela) e l’altra
nella basilica di san Sebastiano ad Acireale realizzata nel 1644 come si
legge sulla tela “EXTRACTVM EX ORIGINALI TAVRINI ANNO 1644”. In concomitanza
all’ostensione della Sindone di Torino, nei giorni dal 10 aprile al 23
maggio 2010, è possibile ammirare anche la copia presente ad Acireale.
Bibliografia: Trasmissione televisiva Voyager ed articoli di don Luigi
Fossati.
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