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La Sicilia, da sempre terra di accenti particolari ed
arcane atmosfere, non finisce davvero mai di stupirci ed emozionare quando
al suo patrimonio artistico noi volgiamo l'attenzione. Quest'ultimo è (come
racconta la sua storia) indiscutibilmente ricchissimo, e nella sua dovizia,
di certo non manca di pregiati capolavori, come per altro se ne trovano nel
resto d'Europa. Infatti, la "GIOCONDA" di L. da Vinci non è sola nella sua
imperscrutabile aura di mistero. La figura femminile dall'inquietante
sorriso che "non sorride" ha un omologo, palesemente ravvisabile nel famoso
dipinto di Antonello da Messina, che è punto "SORRISO D'IGNOTO". La tela,
risalente al periodo storico compreso tra il 1465 ed il 1470, è una fra le
opere più belle e significative del pittore siciliano, e senza dubbio è
quella che ci lascia dentro tanti interrogativi. E' divertente, infatti,
individuare le somiglianze che questo ritratto suggerisce, tanto è
familiare
il sorriso dell'uomo dipinto. E, allo stesso tempo, quell'espressione del
viso che sta tra l'ironia e l'amarezza del vivere, ci appare poi lontana,
come distaccata ed eterna. E', senza dubbio, quello dell'ignoto personaggio
di Antonello, un sorriso siciliano... di siciliano. Anche L. Sciascia,
ragionando a tal proposito e, di seguito, svariandone un pò, così scriveva:
"Il gioco delle somiglianze è, in Sicilia, uno scandaglio delicatissimo,
quasi uno strumento di conoscenza... A chi somiglia "L'IGNOTO" del maestro
messinese? Al mafioso della campagna e a quello dei quartieri alti, al
deputato che siede sui banchi della destra e a quello che siede sui banchi
della sinistra, al contadino e al principe del Foro, e certamente ricorda lo
stesso Antonello". Ed ancora si potrebbe dire: è un nobile o un plebeo?
Un'uomo onesto o un gaglioffo? Di certo è che "somiglia". Il famoso dipinto
ha poi piccole dimensioni (cm 30x25), ed è assolutamente unico nel suo
genere (fatta eccezione, appunto, soltanto per la Gioconda leonardesca).
L'opera si trova, gelosamente custodita, al Museo Mandralisca di Cefalù,
dove un'intera sala le fa da cornice. C'è ancora da aggiungere, (per parlar
più largamente del fascino che questa tela esercita su chiunque), che anche
Vincenzo Consolo si ispirò all'enigmatica opera antonelliana. Questi,
scrisse infatti "IL SORRISO DELL'IGNOTO MARINAIO", ed è nelle pagine di
questo interessante romanzo che viene narrato l'incontro tra il Barone
Enrico Pirajno di Mandralisca ed un'uomo con... uno strano sorriso sulle
labbra. Infine, oltre a tanto mistero, troviamo nel prezioso ritratto, un
Antonello scevro dell'idea un pò "cronachistica" della pittura fiamminga, ed
un maestro che ancor oggi ci parla con accenti di straordinaria modernità.
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