|  | “L’anciddara” arrivavano all’inizio delle prime piogge. Uomini con i 
	visi solcati dalle fatiche e bruciati dal sole. Le mani grandi, callose e 
	nere, in testa vistosi passamontagna, stivali che arrivavano fin sopra al 
	ginocchio e come copricapo la “‘ngirata”, un mantello di olona.
 In grosse ceste di vimini, battezzate sicilianamente cannistri o cufini, con 
	il fondo ricoperto di sabbia, strisciavano, con un andamento sinuoso, le 
	fascinose anguille.
 Di tanto in tanto, per mostrare la loro freschezza li esibivano tenendoli 
	per mano, ma il piacere durava ben poco, poiché, immediatamente gli animali 
	guizzando si rituffavano nelle magiche ceste.
 Ed allora, per compiacersi della bravata gridavano, portandosi la mano 
	aperta accanto alla bocca, come per creare una specie di camera di 
	amplificazione: «Talia comu si movinu, talia chi su vivi».
 Sembravano eroi. Meravigliava la loro abilità a catturare questo strano 
	pesce, contrariamente a quanto immaginavamo, nei fiumi.
 
  Noi 
	ragazzi, con il bene placido di l’anciddara, mettevamo le mani dentro 
	il canestro cercando di afferrarne qualcuna, ma era inutile. Lo strato di 
	muco viscido che li proteggeva non consentiva di acciuffarle. Le anguille, oltre ad essere belle da vedere, erano buonissime da mangiare.
 Dai presenti, che si accatastavano attorno la cesta, sentivo dire che la 
	morte dell’anguilla era a - pezzetti soffritta con la cipolla o 
	aggrassate con le patate, naturalmente con l’alloro -.
 L’anciddara risiedevano nei paesi limitrofi ai corsi d’acqua 
	comunicanti con il mare. E si, perché questo pesce ha l’abilità di percorre 
	miglia e miglia di chilometri di mare e risalire i corsi d’acqua.
 Erano quasi sempre raggruppati in famiglie, tanto che venivano 
	soprannominati con lo stesso nome della professione: angiddara.
 L’espressione, “sgriddia comu na ‘ncidda” è riferito a persone 
	frettolose o premurose. E’ anche in uso il detto:“Anciddi, funci e granci 
	spenni assai e nenti mangi”, anguille, funghi e granchi spendi molti 
	soldi per comprarli e mangi poco. L'anguilla è amante del buio. Passa gran 
	parte del suo tempo nascosto tra le increspature dei torrenti al riparo 
	dalla luce.
 In Sicilia è comune dire “ancidda di naca”, cioè di una conca 
	naturale, che differisce dall’altra “ancidda di vrachi” - anguilla 
	dei pantaloni-, il significato è molto allusivo e si capisce che è riferito 
	a “quell’altro coso...”
 L'anguilla, in molti comuni della Sicilia, era il piatto tradizionale del 
	Natale, ma ancor più, del cenone di Capodanno. Il grasso di anguilla è 
	un’ottima medicina per chi soffre di mal d’orecchio, infatti, bastano poche 
	gocce per guarire da qualsiasi disturbo.
 Se qualcuno pensa che non esistono più di questi “eroi” si sbaglia di 
	grosso. L’ultimo anciddaru, nativo di Ribera, ancora oggi pesca le 
	anguille nei fiumi Sosio-Verdura e nel Platani. Ottavio Di Pisa (nella 
	foto), così è il suo nome, vende, curiosamente, il prelibato pesce nelle 
	giornate festive nei paesi limitrofi ai due fiumi.
 Questa prelibatezza, nonostante tutto, resisterà alla globalizzazione 
	gastronomica fino quando Ottavio avrà la voglia e la passione di piscari 
	anciddi.
 
 Anguille alla matalotta
 Ingredienti per 4 persone
 1 Kg di anguille pulite tagliate a pezzetti, 1 cipolla, 1 mazzettino di 
	prezzemolo, 5 pomodori maturi, olio extravergine di oliva, sale e pepe. 
	Tempo di preparazione 10 minuti, cottura 20 minuti.
 Lavate le anguille; asciugatele e cospargetele di sale. Tritate finemente la 
	cipolla e lasciatela appassire, in un tegame, con un filo di olio. 
	Aggiungete i pomodori pelati e spezzettati, un trito di prezzemolo e una 
	spolverata di pepe e lasciate insaporire per qualche minuto. Versate, 
	quindi, una tazza d’acqua calda e portate ad ebollizione. Regolate di sale, 
	unite il pesce e proseguite la cottura
  per non 
	più dì 10 minuti, su fiamma moderata. 
 Anguille alla brace
 Ingredienti per 4 persone:
 1 kg di anguille, alloro, olio extravergìne d'oliva, 3 limoni, sale
 30 minuti di preparazione, 20 minuti tempo di cottura
 Pulite le anguille senza spellarle; tagliatele a pezzetti di circa 5 cm e 
	trasferitele in un terrina. Versatevi sopra una marinata composta di olio, 2 
	foglie di alloro spezzettate, succo di limone, una presa di sale e un 
	pizzico di pepe e lasciatele immerse per un paio d'ore affinché si 
	insaporiscano. Trascorso il tempo indicato, infilzate in uno spiedo di legno 
	i tocchetti di anguilla, alternandoli con foglie di alloro e pezzi di scorza 
	di limone. Alla fine, disponete gli spiedini sulla brace ardente; lasciate 
	cuocere il pesce per 15-20 minuti, rigirandolo un paio di volte e 
	pennellandolo di tanto in tanto con una miscela di olio, sale e pepe.
 
 
  Anguille 
	al sugo Ingredienti per 4 persone:
 1kg di anguille già pulite a pezzi, 7 dl di passata di pomodoro, 1 cipolla, 
	1 spicchio d'aglio, 1 foglia di alloro, Farina, olio extravergine di oliva, 
	Sale e pepe.
 Tritate la cipolla e lasciatela appassire in un tegame con 4 cucchiai d'olio 
	e l'aglio pelato; aggiungete la passata di pomodoro, una presa di sale e una 
	spolverata di pepe e cuocete, su fiamma moderata, per 15 minuti. Lavate e 
	asciugate le anguille; infarinatele e rosolatele in padella con mezzo 
	bicchiere d'olio e l'alloro. Quando saranno dorate, sgocciolatele e 
	immergetele nel sugo; coprite e proseguite la cottura per altri 15 minuti.
 
 
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