|
A solo pochi giorni del suo 101 compleanno si è spento a Parigi Claude
Lévi-Strauss, “padre dell'antropologia moderna”, resosi famoso per lo studio
delle strutture che guidano popoli e gruppi sociali. Era nato a Bruxelles il
28 novembre del 1908 da famiglia ebrea. Giovanissimo si trasferì con i
genitori a Parigi dove suo padre lavorava come ritrattista. La sua
formazione culturale avviene nel clima intellettuale parigino. Nel 1931 si
laurea in filosofia alla
Sorbona ed inizia ad insegnare in un liceo di
provincia, un'esperienza che condivide con Maurice Merleau-Ponty e con
Simone de Beauvoir. Il suo amore sono le scienze umane. Individua la
possibilità attraverso la sociologia e l'etnologia, di costruire un discorso
più concreto e innovatore sull'uomo. A tal riguardo, le amicizie con Paul
Rivet, Jacques Soustelle, e Marcel Mauss, del quale fu allievo e dal quale
apprese il metodo utilizzato per spiegare e analizzare riti e miti dei
popoli primitivi, lo fecero crescere intellettualmente e culturalmente.
Nel 1935 insegna Sociologia a San Paolo in Brasile, sarà questa l'occasione
per conoscere un mondo completamente diverso da quello europeo, ma
soprattutto per entrare in contatto con le popolazioni indie del Brasile,
che diventeranno l'oggetto delle sue ricerche sul campo.
Determinate è lo studio di Claude Lévi-Strauss sull’analisi delle abitudini
alimentari, la ricerca sulle strutture mentali e lo studio dei miti, dove
mette in luce che un cibo serve soprattutto a soddisfare un appetito
simbolico.
In particolare l’interesse dello studioso per l’alimentazione si trova in
testi come
“Il crudo e il cotto” o “Le buone maniere a tavola”,
dove sviluppa il tema della presenza nelle culture delle categorie
universali del crudo, del cotto e del putrido, il cosiddetto "triangolo
culinario". Ed inoltre il “fuoco come elemento di trasformazione del
cibo, un processo che fa emergere il passaggio dalla natura alla cultura. Al
centro dell'interesse di Lévi-Strauss è il rapporto tra natura e cultura,
intesa quest'ultima come un complesso di sistemi di comunicazione, di
carattere simbolico e formale.
Lo studio sul triangolo culinario compare nel 1958, in un libro intitolato,
Antropologia strutturale dove sviluppa una teoria del crudo, del cotto e del
putrido che in qualche modo ribalterà molti degli approcci convenzionali al
tema dell’alimentazione.
In altri termini, l’arte della cucina non si colloca interamente dal lato
della cultura. Essa risponde alle esigenze del corpo e determina il modo in
cui avviene l’inserimento del uomo nel mondo, piazzato com’è tra natura e
cultura. In altri termini, la cucina sembra essere la necessaria
articolazione di questo fatto. Rivela inoltre il suo dominio e proietta le
sue ambiguità su ciascuna delle sue manifestazioni. Per Lévi-Strauss, le
trasformazioni della sessualità e del nutrimento nelle diverse
culture devono essere considerate come forme di sviluppo strutturale della
società. In particolare, egli mette in luce numerose
corrispondenze tra la
cucina, come linguaggio, e la complessità sociale. La sua opera è diventata
di fondamentale importanza per tutti coloro che si cimentano nello studio
dell'etnoantropologia e dell'alimentazione internazionale.
Tra gli aforismi più intelligenti ci piace ricordare: “Il mondo ha avuto
origine senza la presenza dell'uomo e finirà senza di lui”.
“La nostra società è l'unica in grado di trasformarsi e malgrado tutto non
distruggersi, finché i cambiamenti che vogliamo introdurre verranno da
dentro”.
“Lo scienziato non è l'uomo che fornisce le vere risposte: è quello che pone
le vere domande”. “Nulla, allo stato attuale della ricerca, permette di
affermare la superiorità o l'inferiorità di una razza rispetto all'altra”.
“Si perdono più facilmente i codici linguistici che quelli alimentari” e
portava il caso degli italiani emigrati in America, infatti spesso la loro
lingua originaria viene dimenticata nel tempo, per continuano a mangiare
all'italiana conservando gelosamente il gusto indiscutibile degli spaghetti.
Addio per sempre. Grazie per quello che ci hai insegnato.
|