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Tra le città mediterranee, Castellamare del Golfo custodisce un particolare
fascino: la cultura di “terra e di mare”. Aspetti che si manifestano
attraverso filosofie, alimentazione, abitudini, finanche speranze e
passioni, che i più anziani, “biblioteche ambulanti", custodiscono
gelosamente.
La città è la parte prospiciente del complesso montuoso di Monte Inici , una
sorta di piede d’appoggio.
Castellamare
è una cartolina. Quelle immagini che ognuno vorrebbe ricevere nelle giornate
invernali quando il freddo e la pioggia raggelano l’entusiasmo e l’umore.
Una raffigurazione dove i vari elementi si contraddistinguono e si amalgamo
con una maestria di un’ arte compositiva che trova difficoltà ad essere
realizzata da un comune mortale.
Dal porto, l’antico Emporium Segestanorum, punto di attracco
mercantile della vicina Segesta descritta abilmente da diversi storici
dell’età arcaica, si inerpica
un
groviglio di stradine che ricordano i coloratissimi tappeti siciliani,
abilmente realizzati con i telai a mano. Percorsi che possono portarti fino
alla cima del monte Inici che come un gigante buono sovrasta, custodisce e
preserva la deliziosa cittadina.
Bellezza unica ed irripetibile. I suoi monumenti testimoniano il passaggio
di varie dominazioni che si sono succedute in Sicilia, dalla cultura sicana
fino alle vicende dell’ultimo conflitto mondiale, periodi storici nei quali
Castellamare ha avuto sempre e, comunque, un ruolo di primo piano.
La cittadina insieme ai suoi dintorni costituisce un unicum. Il suo
castello a pianta trapezoidale di età islamica, la chiesa madre di origine
cinquecentesca dedicata a Maria SS. del Soccorso, la Riserva Naturale
Orientata dello Zingaro, il villaggio di Scopello, con una singolarissima
tonnara, monte Inici, e tante altre bellezze artistiche e paesistiche
rendono questo lembo di Sicilia uno dei più incantevoli del Mediterraneo.
Tra queste
meraviglie desta particolare interesse il Museo Etno - Antropologico
dedicato ad "Annalisa Buccellato".
Annalisa era la primogenita di Giuseppe Buccellato (nella foto), conosciuto
nella cittadina come “il professore”, una professione che ha svolto per
diversi anni e che in un certo momento della sua vita ha abbandonato per
intraprendere quella di albergatore.
Pino è un uomo mite, pacato, umile, stracolmo di serenità e saggezza,
insomma, una persona che tutti vorrebbero per amico. Nonostante il suo
aspetto gioviale e giovanile il suo viso proietta una ferita, dovuta alla
perdita della figlia, che il tempo non ha saputo risanare.
Un dramma che l’intera famiglia porta con grande dignità e rassegnazione.
Nonostante
il lasso di tempo dalla perdita della figlia, l’intero nucleo familiare
tiene vivo e presente il ricordo della povera ragazza, attraverso varie
manifestazioni culturali.
La memoria resa viva e rievocata attraverso momenti culturali di grande
spessore. Oltre a convegni e manifestazioni varie, per colmare questo grande
vuoto lasciato da Annalisa, la famiglia Buccellato ha realizzato un museo
etnoantropologico del territorio.
Attrezzi ed utensili di una cultura territoriale ancora capace di
trasmettere serenità, pace, tranquillità. Immagine viva, propositiva e di
rinascita che costantemente proietta l’immagine della loro figlia. Annalisa
vive attraverso la memoria museale. Una catena forte e indissolubile. Il
dolore placato dalla evocazione culturale e dall’attività museale che
favoriscono il permanere della memoria collettiva. Per rafforzare
ulteriormente questo legame hanno istituito la “Fondazione Annalisa
Buccellato” con l’obiettivo di “conservare la memoria del passato nella
consapevolezza di una continuità tra il vecchio ed il nuovo”.
Pino racconta la drammatica vicenda con una rassegnazione davvero singolare,
un modo che soltanto poche persone, piene di grande fede, riescono a
sopportare.
Pino ha un cognome di origine tardo latino “bucellatum” che richiama
il classico dolce natalizio siciliano: cucciddatu. Pare che, derivi
da buccina, l’antica tromba dei romani che utilizzavano per le grandi
occasioni.
Ma torniamo al museo. E’dedicato ai diversi aspetti della civiltà contadina.
Sono conservati oggetti legati alle coltivazioni agricole più diffuse del
territorio: cereali, vite, olivo, nonché della pastorizia. Sono presenti
inoltre, attrezzi di diverse attività artigianali: fabbro, muratore,
falegname, ed utensili e suppellettili della vita domestica.
Il museo è
ubicato nell’antico castello arabo-normanno (nella foto) ad un tiro di
schioppo della piazza principale del paese.
Si presenta con delle piccole aree espositive tematiche ed occupa gran parte
degli ambienti del maniero.
Pertanto, risulta di grande interesse la visita, poiché concilia l’aspetto
artistico della struttura con il patrimonio etnoantropologico di una
singolare Sicilia.
Questo museo che tratteggia il territorio non può mancare delle attrezzature
legate al suo prodotto principale: il grano; dagli strumenti che servivano
alla lavorazione della terra agli utensili per la preparazione del pane. Un
percorso che sintetizza visivamente l’intera filiera messa in evidenza
attraverso una miriade di attrezzi.
Rilevante è anche il ciclo dell’uva con tutti gli utensili legati ai
processi della vinificazione. Non mancano gli strumenti per la
trasformazione del latte, ma anche, basti per muli, campanacci, timbri a
fuoco, bastoni.
L'artigianato mette in evidenza i mestieri che hanno sempre accompagnato le
comunità rurali, da sottolineare che Castellammare era fiorente per la
fabbricazione di campanacci per ovini e bovini, conosciuti ed apprezzati in
tutta la Sicilia.
La casa contadina è rappresentata da una moltitudine di oggetti; utensili
semplici in alluminio e legno, al quel tempo per fortuna non esisteva la
plastica.
Di grande interesse, poiché pezzi unici, sono il sistema ed i mezzi di
tessitura impiegati in Sicilia, analogo a quello che Teocrito descrive negli
Idilli, nonché, il materiale che ricorda l'attività dell'intrecciatura, una
delle prime forme di utilizzazione delle materie prime che la natura mette
spontaneamente a disposizione dell'uomo. Curiosa è la macchina per la
lavorazione dell’ampelodesma e della palma nana, che serviva a realizzare il
crine, utilizzato per imbottire sedie, materassi, sedili, ecc. Molto
interessante è anche la sezione dedicata all'acqua e ai mulini, piccoli
gioiellini in miniatura che servono a
ricostruire
un mondo utilitarista e dimenticato.
Chiunque vuole soggiornare l’Hotel Al Madarig (Le Scale) fa al caso vostro.
La struttura turistica sorge su un’ampia piazza che si affaccia sul mare.
Dall’hotel, con una breve passeggiata lungo una stradina panoramica, si può
raggiungere il Castello arabo-normanno e da lì, attraverso un’antica
scalinata in pietra anticamente denominata al Madarig (le scale), il
suggestivo porticciolo turistico. La cucina è quella tipica mediterranea con
una rivisitazione ricercata e raffinata, naturalmente di “terra e di mare”.
Il proprietario della struttura è il nostro professore Pino Buccellato che
insieme al suo staff ti accoglie alla maniera antica: sorrisi, gentilezze,
cortesie, insomma, ospitalità eccellente, quella che da sempre ha
contraddistinto e ha resi famosi i siciliani nel mondo.
Dimenticavo. Il museo è aperto tutti i giorni feriali dal martedì al sabato,
dalle 9,00 alle 13,00 e nel pomeriggio dalle 16,00 alle 20,00.
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