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La sua vita s’era consumata per lunghi anni a cavallo tra la sua piccola
casa, con giardino prospiciente l’ingresso, ed il parco, di cui era
autorevole custode igienico, se se ne esclude la porzione antistante il
laghetto, giacché ad avvicinarsi lì lui aveva una gran paura, non avendo mai
imparato a nuotare. Per il resto ogni cicca, ogni cartaccia, ogni lattina,
ogni scheggia di vetro, persino ogni bisogno canino ed ogni altra organica
schifezza, erano le sue prede quotidiane. Fare il netturbino non l’aveva mai
messo in soggezione, neanche fare lo spazzino, ma quando gli diedero il
nuovo tesserino di riconoscimento con tanto di fototessera e su scritto
“Mario Costarelli, operatore ecologico”, a questo si aggiunse l’orgoglio
smisurato di essere possessore di sì tanta roboante qualifica professionale.
Insomma, anno dopo anno, il parco splendeva di luce propria per il lavoro di
incessante nettenza svolto dal nostro, il quale, però, maturava sempre più
forte il convincimento interiore che il moltiplicarsi esponenziale di tutta
quella immondizia – agli inizi della sua brillante carriera ne raccoglieva
al massimo due sacchi per volta, e adesso arrivava pure a cinque – doveva
essere l’avvisaglia di una decadenza dei costumi che Lassù qualcuno avrebbe
notato, preparando senz’altro le contromosse del caso, come già aveva fatto
in passato con Sodoma e Gomorra. Questo pensiero cominciava ad assillarlo
giacché, meditava, lui era consapevole dei cambiamenti epocali cui l’umanità
intera andava incontro.
Ma come reagire a quella assoluta evidenza? Era arrovellandosi su tale tema
che osservava la TV – altra testimone dei tempi grami che viveva -,
praticamente con lo stesso entusiasmo con cui si guarda una lavatrice
roteare il suo carico di bucato, sinché la sua attenzione, insieme al suo
sistema nervoso, furono riattivati nella concentrazione dell’immagine.
Qualcosa di subliminale, forse, lo colpì in pieno ingorgo neuronale
facendolo letteralmente sobbalzare. Lo spot recitava grosso modo così:
“Cambiamenti climatici, buco nell’ozono, entropia in aumento sul pianeta.
L’umanità attraversa una delle fasi più oscure della sua storia. Preparati
al peggio, costruisci anche tu la tua Arca di Noè. Già da oggi è in edicola
il primo fascicolo con la storia della mitica imbarcazione insieme al primo
pezzo, il trespolo per il piccione che porta il ramoscello d’ulivo, al
prezzo speciale di nove euro e novantanove”. La folgorante notizia che
qualcuno aveva dato risposta alle sue preoccupazioni non l’aveva colto
impreparato e così balzò in piedi ed indossato il primo capo d’abbigliamento
che trovò, corse in pigiama, pantofole e paltò alla prima edicola, dove si
impadronì avidamente dell’oggetto unico dei suoi desideri. Tornato in casa,
estrasse il contenuto d’un cellophane doppio, riponendo il primo pezzo
dell’arca da una parte, e rileggendo avidamente quanto riportato in un
opuscoletto allegato con il piano dell’opera. Quattrocentonovantadue uscite
settimanali, al prezzo modico di quindici euro e novantanove: “chiedi al tuo
edicolante di fiducia di metterti da parte i fascicoli così da non perdere
pezzi importanti della tua collezione, e corri a far spazio in giardino”.
Obbedì senza porre tempo in mezzo, abbattendo un albero di fichi ed un paio
di cespugli d’oleandro, una bouganville e qualche pianta di gerani, tre o
quattro file di pomodori e basilico, ed un arbusto di ficus. Dopodicché
rimase in attesa, quasi in sospensione vitale, della settimana successiva.
Di settimana in settimana, la sua arca di salvataggio cresceva e cresceva,
ed ora pareva occupare ogni centimetro quadrato del suo giardino. Nel
frattempo, era giunta anche la pensione, cosicché poté occuparsi in via
esclusiva di quello che era divenuto l’unico scopo della sua vita. Sentiva
che il compito che gli era capitato era di quelli eccezionalmente gravosi:
doveva garantire la sopravvivenza del genere umano. Ed avendo molto più
tempo a disposizione si preoccupò di stipare nella stiva ogni genere di
conforto che gli consentisse di sopravvivere per i quaranta giorni almeno
d’inondazione previsti dal diluvio prossimo venturo. La gente del vicinato,
certo, non è che guardasse di buon occhio quel vecchio spazzino che
armeggiava con una specie di pilotina nel suo giardino a centoquarantatre
chilometri dal mare, ma lui non pareva troppo interessato del giudizio
altrui, giacché non è che avesse mai avuto rapporti troppo intensi con il
circondario.
Man mano che quella specie di gigantesco guscio prendeva forma, Mario
diventava sempre più euforico e scrutava il cielo con apprensione non si sa
mai qualcuno dall’alto prendesse l’insana decisione di farlo venire giù
prima che tutto fosse pronto. Ad ogni settimana, ritirava la nuova dispensa
in edicola, l’aggiungeva serialmente all’ultimo degli eleganti raccoglitori
in cedro del Libano con copertina acquerellata a mano, acquistato a
centoquattordici euro e novantanove, riponeva il tutto nella pregiata
libreria in ebano intarsiata a mano che aveva posto nella cabina di comando
dell’arca e che aveva acquistato, in offerta speciale per i lettori di
“costruisci la tua arca di Noè in giardino”, a milletrecentoquattordici euro
e novantanove. Quindi correva a montare con cura il nuovo pezzo, mirandone e
rimirandone il sofisticato valore naval-ingegneristico. Infine si portava in
coperta e col capo in su supplicava: “mi raccomando, ancora qualche
settimana di pazienza”. Non specificando tuttavia quante ancora, per non
rendere impaziente il suo celeste interlocutore.
Quando ritirò in edicola la dispensa quattrocentonovantadue rifece pari pari
tutte queste cose tranne l’ultima, ed in coperta valutò che continuava a
piovere proprio come faceva già da tre giorni. Era evidente che lassù la sua
richiesta di pazienza era stata accolta. E da lì a qualche giorno continuò a
piovere che pareva che Dio la mandasse, cosa che in effetti doveva essere
proprio così. Dalla piccola radio a transistor che s’era portata dietro
ascoltava soddisfatto i comunicati della protezione civile: “non abbandonate
se non per giustificati ed urgenti motivi le vostre abitazioni, e portatevi
ai piani alti delle case in caso di straripamento di fiumi, canali, laghi e
torrenti”. Logico che questi straripassero, e fu con grande soddisfazione
che con uno scricchiolio sentì la barca, anzi l’arca, sollevarsi
delicatamente dal terreno del suo guardino ed iniziare la sua navigazione
verso un luogo imprecisato, un novello Monte Ararat che nella sua competenza
dei luoghi individuò con buona precisione nella collinetta che sovrasta il
parco. E d’altro canto il suo viaggio, pensava, non poteva che concludersi
lì dove aveva trascorso il pezzo più consistente della sua vita, con un
ritorno negli stessi luoghi che aveva nettato per decenni e che da lì a
quaranta giorni – così aveva stimato – avrebbe ritrovato purificati d’ogni
umana schifezza. Finalmente sereno per il buon esito dei suoi propositi, si
posizionò sotto coperta sull’amaca in dotazione, e si mise a sfogliare
l’ultima uscita di “costruisci la tua arca in giardino”. Fu allora che
s’avvide della lettera che l’editore aveva inviato ai suoi clienti. “Caro
amico, volevo segnalarti che, a causa d’un errore tipografico, il numero dei
fascicoli segnalati nel piano dell’opera risultano essere
quattrocentonovantadue anziché quattrocentonovantaquattro come realmente
previsto, per cui, essendo gli ultimi due pezzi fondamentali per la tenuta
ed il galleggiamento dell’imbarcazione, volevamo suggerirti dal desistere
dal procedere al suo varo prima di essertene assicurato il possesso. In
fondo si tratta di altre due settimane ancora. Tuttavia, qualora questa
segnalazione non fosse stata sottoposta alla giusta attenzione da parte tua,
e confidando nelle abilità natatorie di tutta la nostra selezionata
clientela, la nostra casa editrice ha preparato una proposta per tutti i
lettori più affezionati, proponendo l’invio dell’intera raccolta di
“costruisci la tua arca di Noè in giardino” ad un costo speciale con lo
sconto del 2% sul prezzo di copertina. L’importo totale potrà essere versato
in un’unica soluzione oppure a rate, previa approvazione della finanziaria.
Cordiali saluti. L’editore”. Ebbe appena il tempo di finire di leggere
quelle poche righe e di impallidire. Poi un pauroso scricchiolio si avvertì
provenire dalla chiglia dell’arca.
L’indomani era smesso di piovere e l’arca, o meglio, ciò che ne rimaneva,
venne ritrovata infilzata nella torre campanaria, cosicché la gente non poté
udire il rintocco delle campane a festa per la fine dell’alluvione,
mandandogliene a Mario di cotte e di crude.
Di Mario non se ne seppe più nulla, anche se qualcuno giura di averlo visto
nel bosco mentre cercava di convincere una coppia di cinghiali ed un paio di
lucertole a seguirlo sulla sua nuova barca, garantendone l’inaffondabilità.
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