Suoni che echeggiano nell’aria fresca della sera provenienti da un tempo che
non sembra più avere nulla a che fare con il nostro. Sono cori di ragazzini
su basi musicali, oggi, registrate mentre un tempo composte dal vivo da
bravi musicisti di strada: gli zampognari. Stradine buie, giardini
abbandonati, balconi appartati e ancora ringhiere, davanzali prendono vita
all’improvviso emanando una festa di colori fatta da migliaia di lucine e
negli ultimi anni anche da grassottelli pupazzi vestiti di rosso appesi con
tanto di corda o scaletta.
In questa armonia, per certi aspetti paganeggiante, si aggiunge purtroppo
una nota stonata che rischia di rovinare tutto: la pubblicità martellante
che inneggia a promozioni commerciali e che tenta pertanto di trasformare
una festa di contenuto in un contenitore di interessi economici.
Il rischio è che i più piccoli possano confondere il Natale fatto dai riti,
dalla gioia dell’attesa, dalla realizzazione del Presepe, dal valore
affettivo della riunificazione familiare, in un semplice periodo dell’anno
in cui devono ricevere regali che non costituiscono più una ricompensa o un
premio, ma solo un diritto.
Il compito più arduo è affidato ai genitori che devono preservare la magia
del Natale, accanto a loro la Chiesa e varie associazioni, ogni anno,
promuovono manifestazioni che si rivolgono a diverse fasce di età per un
continuo di tradizioni.
A Belpasso si respira ancora l’ansia per la preparazione del
Presepe grazie a continue iniziative annuali come la 13° edizione del
concorso a premi “Il Presepe più Bello” promossa dal Comune, dal Gruppo
Scout e dalla Pro Loco.
Per i belpassesi la preparazione inizia già un paio di mesi prima. La
ricerca di legni, pietre, sugheri per la realizzazione della grotta o
capanna e per le montagne. La raccolta del muschio sopra gli orli delle
gebbie (vasche idriche) per simulare manti erbosi, la selezione di
ramoscelli di ginestre, di abeti, di pini e di ulivi per farne degli
alberelli, il rifornimento di segatura nei falegnami per la sabbia,
l’arrangiamento della carta stagnola o di vetri per fiumi e laghi. Come dei
bravi ingegneri progettano nella loro mente la struttura per poi
materializzarla nel luogo dell’esposizione in quel arco di 15 giorni che
precedono l’apertura della mostra. Si occupano, quindi, del posizionamento
dei pastori: la vecchia che fila, il contadino che zappa, il mugnaio, il
maniscalco, il ciabattino, il dormiente, l’infreddolito davanti al braciere,
le immancabili pecorelle con il pastore, gli zampognari, i Magi e
naturalmente il bue e l’asinello, Giuseppe, Maria e il Bambinello. Un coro
di angeli, una stella cometa ed un favoloso cielo stellato.
A tutto questo si aggiunge l’inventiva e l’originalità ed ecco un presepe
che fonde le tradizioni millenarie con quelle locali ed incornicia la scena
della natività in una botte con tanto di vino che scorre a mo di ruscello ed
un altro, invece, che l’ambienta tra le chiese della Belpasso odierna.
Poi ci sono coloro che realizzano minuziosi ingranaggi che permettono il
movimento dei pastori o il ricircolo dell’acqua di un ruscello in miniatura
per farne una cascata che si immette in un laghetto con tanto di pesciolini
veri.
Chi realizza i pastori con materiali innovativi, facendoli di pezza
oppure combinando il Das (pasta modellante) con la pietra lavica, chi
sempre attento alla natura come i bambini scout riciclano piatti, bicchieri
e posate di plastica, e chi infine utilizza pastori ottocenteschi dai colori
soavi, rosa, pistacchio, celeste e giallo in terracotta di Caltagirone
tramandati di generazione in generazione.
Il risultato è una grande varietà di presepi artigianali che rappresentano
l’arte più genuina (frutto di amore e dedizione) e che trasmettono delle
sensazioni che è possibile percepire solo dopo averli ammirati dal vivo.