CULTURA
Maurits
Cornelis Escher  

 di Silvestro Li Volsi

 

Maurits Cornelis Escher, il grande matematico e grafico, nato in Olanda, a Leeuwarden, nel 1898, si stabilì in Italia dal 1924 al 1935 e per qualche anno fu assiduamente in giro per la Sicilia, regione che riteneva, assieme all’Abruzzo e alla Calabria, così affascinante nell’architettura e nei tratti del paesaggio da provocargli un autentico e devoto ‘incantamento’.
Infatti, proprio nel Sud Italia e in Sicilia in particolare, maturò buona parte di quelle idee e suggestioni che caratterizzeranno, nel segno della sintesi tra scienza e arte, la sua successiva e matura produzione artistica e gli studi sulle forme che lo renderanno celebre.
Nei suoi diversi soggiorni siciliani, Escher produsse numerose opere grafiche ritraendo città e paesi noti, ma ciò che fortemente lo appassionava era la ricerca di luoghi ‘eccentrici’, solitari e sperduti, che meglio stimolavano la sua fantasia e immaginazione.
Nei disegni siciliani, Escher, mettendo chiaramente in mostra un sapiente senso della prospettiva e una sicura abilità compositiva, inizia la ricerca e la riflessione, che durerà tutta la vita, sui rapporti tra l’ordine e il caos e sulla possibilità di un’armonizzazione dei due opposti, se non nella vita, almeno nell’arte.
L’artista olandese coglie la linearità, la razionalità costruttiva, i rapporti simmetrici tra gli elementi, disegnando le colonne, gli archi e i prospetti dei templi di Segesta e Selinunte, del Chiostro di Monreale, della Cattedrale di Cefalù; studia al contempo l’irrompere del disordine della natura realizzando una serie di litografie che hanno per soggetto l’Etna. Il vulcano lo dipinge dalle angolature visuali dei paesi, vicini, che lo circondono: da Castelmola a Bronte, da Randazzo a Cesarò; poi fissa sul foglio la lava, antica e sedimentata sul terreno (nei dintorni di Bronte), recente (quella dell’eruzione a cui assiste nel 1928) e traccia, in un’immagine angosciosa, una colata di magma lavico che scorre circondando e minacciando un’abitazione in una contrada ai piedi del vulcano. Ancora, utilizzando gessetti bianchi e neri, grafite e carbone, crea una surreale immagine del maestoso monte dell’Etna.
Alla ricerca di posti ‘inusuali’, ‘segreti’ ed ‘evocativi’, preferisce percorrere l’isola andando per gli scoscesi itinerari dei monti, inoltrandosi verso i paesi posti sulle alte rupi dei Nebrodi e delle Madonie. Realizza, così, belle sihlouette di paesi circondati da montagne, come a Caltavuturo, o colorati paesaggi, con matite e pastelli, a Troina. Di grande effetto sono i disegni delle grotte vicino a Sperlinga; strana e inquietante è la raffigurazione dei preti mummificati all’interno della Chiesa Madre di Gangi. Ne viene fuori una Sicilia sulfurea, labirintica e sotterranea. Anche se Escher preferisce ritrarre, nelle sue chine, litografie e tempere, su cartoncino o carta velina, ambienti esterni e aperti, dove dominano, non casualmente, linee, rilievi, curve.
Il 1935 è un anno intensamente dedicato a ritrarre paesaggi e architetture siciliane ancora abbastanza realistiche (sebbene dense di particolari che spesso sfuggono ad uno sguardo superficiale e rivelano suggestivi e immaginifici dettagli) ma rappresenta l’inizio di una decisiva svolta nella vita e nell’opera di Escher: perché decide di lasciare l’Italia avvertendo il peso e la natura liberticida del regime fascista e perché abbandona la figurazione della realtà per una dimensione estetica totalmente astratta ma mentale, logica e spaziale, frutto non più dell’osservazione ma dell’immaginazione, peraltro sempre fervidamente creativa. Interesse di Escher sarà quello di ‘giocare’ con le possibilità infinite delle figure degli spazi geometrici, scomposti e riformulati in maniera tale da dar vita a creazioni irreali ma di estremo fascino e gradevolezza visiva con un procedimento originale e unico che lo porterà presto ad una meritata affermazione nell’ambito della grafica. Tanto che le sue opere più importanti, Sky and Water, Metamorphosis, Thrre sfheres, Magic Mirror, Liberation, Minds, sono talmente note che fanno ormai parte dell’immaginario visivo mondiale.
Il suo passaggio siciliano rimane esperienza formativa e significativa. All’artista che aveva appena terminato gli studi nel 1922 ad Haarlem, alla Scuola di Architettura e Design ornamentale, la Sicilia con le sua varietà paesaggistica e le sue stratificazioni storiche, con la sua presenza di forme d’arte tra le più antiche e diverse, apparve particolarmente propizia per sperimentare un’arte e una tecnica che voleva ricondurre a formule matematiche e a rapporti geometrici la ‘irregolarità’ dei fenomeni e della natura. In tutti i suoi viaggi, di periodo diverso, Escher, in Sicilia, visitava i piccoli centri, spesso, a piedi, per meglio scoprirne soggetti inediti e fantastici, esplorando da sé il territorio, senza le guide classiche del gran tour in tasca né accompagnatori particolari (a parte, per qualche tragitto, l’amico e artista Haas Triverio) e lasciando poche note e tracce del suo passaggio. Per questo le sue soste e permanenze nell’isola sono ancora poco conosciute e studiate mentre le sue opere siciliane sono presenti nelle più importanti gallerie del mondo, ben apprezzate da storici e critici, ben valutate nel mercato dell’arte.