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Quando Eliza Putnam giunse in Sicilia, venti anni dopo l’inizio del ‘900,
era già, in America, un’affermata scrittrice e giornalista. Aveva pubblicato
articoli sulle maggiori riviste culturali e letterarie degli Stati Uniti e
diversi libri, tra cui quello con la storia della sua vita di giovane
inglese emigrata, ‘The steerage: a sham immigrant's voyage to New York in
1888’.
In Sicilia venne a cercare il mondo magico e le tradizioni storiche e
folkloriche di cui ampiamente aveva letto nelle riviste americane di fine
ottocento, che avevano dedicato migliaia di pagine all’isola facendo
resoconti e reportage sulle città importanti ma anche sui piccoli paesi
dell’interno. Eliza Putnam fa un ampio giro della Sicilia e prende nota di
tutto quello che vede o ascolta: delle leggende (come quella di Cola Pesce);
dei personaggi curiosi e pittoreschi che incontra (come Donna Pruvidenza’s
Lemon); dei luoghi e degli ambienti più diversi (le miniere di zolfo di
Villarosa, l’Etna, Messina, Castrogiovanni, l’antica Enna), dei riti e dei
culti religiosi (The miracles of Sant’Alfio, The car of Mary at Randazzo, St.
Philip the Black). Ogni luogo, evento o personaggio conosciuto diventerà un
capitolo del suo diario siciliano. Tra i capitoli uno prende il titolo di
Troina Fair, la Fiera di Troina.
Eliza
Putnam giunge a Troina per vedere e descrivere la Fiera di Giugno, ‘the
greatest animal fair of Sicily’. La scrittrice mostra subito il fascino che
su di lei esercita il paese, in cui spira piacevolmente un’aria di allegra
festosità, per le celebrazioni in onore del Santo locale, San Silvestro. Ma
ciò che la impressiona è la Fiera, con il vastissimo piano in cui si svolge,
con i numerosi capi di bestiame presenti e la particolare possanza e
vigorosità delle tante razze di animali che con stupore descrive. Nel piano
della Fiera che ha un’erba lasciata crescere per tre mesi affinché possa
servire come foraggio alle numerose bestie, la Putnam è attratta dai
cavalli, ma gli appaiono troppo ordinari rispetto alle migliaia di muli,
lucidi e grandi ma soprattutto colorati nei panni che hanno addosso, nei
loro ‘basti’, nelle lane rosse e nei rotoli arabescati che li avvolgono,
tanto da dire che erano loro le vere star della Fiera. Curiosando tra gli
animali in mostra, la Putnam ascolta i discorsi dei venditori e ne coglie
espressioni che le appaiono singolari; per esempio quando sente parlare di
‘cold fair’, fiera fredda. Molti di loro stanno all’in piedi facendo gruppo,
silenziosi, rigidi, qualcuno abbottonato nel suo ‘scappulare’ e addirittura
incappucciato, parecchi con facce selvagge, scure e tirate per la fatica del
viaggio: ma tutti dimostrano di avere una fibra più dura degli uomini di
città. Tutto il piano della Fiera è un pullulare di ragazzi che vanno su e
giù con recipienti pieni d’acqua, animali che bevono in grandi fontane,
donne di ogni età che conducono mucche e prestano il loro aiuto al lavoro
degli uomini.
Particolare
richiamo esercitano sulla scrittrice i colori dei numerosi dipinti che
campeggiano un po’ ovunque su carri e legni, coperte e drappi e che
ritraggono prevalentemente temi religiosi, la Madonna e i Santi (un San
Giorgio in rosso che con una spada appuntita trafigge un verde drago),
crocifissi e scene con anime del Paradiso, ma anche aquile, banditi,
carabinieri.
Ma non solo la Fiera susciterà il suo interesse: accuratamente guidata da
troinesi (Silvestru and Aita), scoprirà i monumenti (la Cattedrale, la
Chiesa di San Silvestro), le interessanti architetture delle vie principali
(Corso Ruggero I) ma anche le strade strette (the narrow street) piene di
carretti, rastrelli per spazzare, banchetti con falci e altri utensili e
bracieri. Un paese vivo, nei giorni della Fiera, circondato da paesaggi che
la Putnam giudica incantevoli: le montagne dei Nebrodi, l’Etna, la corona di
paesi e la campagna a perdita d’occhio che si osserva da vari punti
dell’abitato.
Inoltre, nel suo soggiorno abbastanza lungo a Troina, alloggiata in una
locanda che le avevano ironicamente assicurato le avrebbe offerto tutti gli
english confort, verrà edotta sul rito antico della festa dei rami, che
prontamente accosta al culto di Apollo a Delfi, su ‘the Cavalcata d’Addauru’,
sulla recitazione delle Intrallazzate. Di queste, la scrittrice, ammirata,
dice che vengono prodotte da poeti che non sanno scrivere e recitate da
attori, paesani e contadini, che non sanno leggere. A distanza di quasi
cento anni il testo su Troina della Putnam, all’interno del suo libro che ha
per titolo By-Paths in Sicily (pubblicato in America, a New York da Dutton &
Company) rimane un documento di interessante rilievo che parla di una Fiera
che è stata un vanto dei troinesi, che attirava acquirenti e venditori da
tutte le parti della Sicilia e non solo ( in gran numero venivano anche
dalla Calabria) e che attesta la dimensione di grosso borgo agricolo che
Troina aveva nel primo novecento, con una prospera zootecnia.
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