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Boschi, campagne, sono i luoghi dei funghi. Cercare queste prelibatezze
impone un contatto stretto con la natura ma anche una conoscenza dei luoghi
in cui è più facile trovarli e delle caratteristiche che ne consentono il
riconoscimento. Meglio sempre affidarsi ad un esperto che sappia distinguere
i funghi commestibili da quelli tossici per evitare spiacevoli sorprese
Comunemente vissuta come l'epilogo delle vacanze, la seconda metà di agosto
è il periodo più atteso dagli appassionati della pratica mitologica che, a
fine estate, coronano la loro attesa per provare a scovare, sotto i loro
bastoni, il porcino più bello.
C'è, innanzitutto, da dire che la stagione dei funghi è essenzialmente
decisa dagli eventi meteorologici, che trasformano l'attesa in gioie o in
dolori.
Come mai dimenticare quell’agosto piovosissimo (di qualche anno fa) che
trasformò una stagione nera per i vacanzieri balneari, nella stagione più
bella per i fungaioli.
Agosto
piovoso significa porcini sicuri, e questo grazie alla concomitanza di un
terreno umido e di una temperatura, ancora, calda.
Qui, comunque, non vogliamo certo fare un trattato di micologia, e non ci
rivolgiamo certo a chi non è mai andato per boschi a scovare qualche micete,
al quale consigliamo (per adesso) di comprarli i funghi, in attesa di fare
un corso in una qualche associazione mitologica, per tentare al più presto
la fortuna. E non ci rivolgiamo nemmeno a chi è un fungaiolo accanito, a cui
questo articolo farà sicuramente ridere, visto che non riusciremo di certo a
raccontare tutta la sua sapienza, fatta di anni ed anni di paziente ricerca
che rimane, però, patrimonio personale oscuro al resto del globo.
E allora ci rivolgiamo a chi - come chi scrive - ha tanta strada ancora da
compiere (ma non è certo alle primissime armi) e qualche dritta spassionata,
è lieto di riceverla, sull'arte mitologica in Sicilia. Prima di addentrarci
nei particolari, vogliamo suggerire ai fungaioli che leggeranno queste
righe, di aver sempre rispetto per la natura; il rispetto non è mai tanto,
ed alcuni comportamenti comuni nei boschi, sono certamente da demonizzare in
quanto, se praticati da tutti, alla lunga trasformeranno il sottobosco in un
deserto. Ed allora, scegliamo i cestini, anziché le buste di plastica, per
permettere alle spore dei funghi che abbiamo scovato, di cadere e deliziarci
anche in un futuro prossimo.
Un
accorgimento, questo, che tornerà a nostro vantaggio di sicuro. Così come
tornerà a nostro vantaggio lasciar crescere quel fungo così piccolo da non
costituire nemmeno un boccone, meglio memorizzare bene il posto, e tornare
fra qualche giorno, sperando che nessuno si sia accorto della nostra
precedente scoperta. E lasciamo anche quei funghi che, visibilmente, sono
già andati. Certo è tanta la sofferenza che si prova a lasciare un porcino
alto 20 centimetri anche quando questo è evidentemente bacato, perché
costituisce sempre un trofeo da mostrare agli amici; il contributo che -
comunque - potrà ancora dare all'ecosistema, sarà superiore alla nostra
vanità. E allora veniamo a 3 itinerari che vogliamo suggerire a chi, alla
fine dell'estate, si dedicherà a cercare il porcino della "vita".
La prima "dritta" ricade all'interno del Parco dell'Etna, nella zona più
umida del territorio del vulcano, e per questo maggiormente frequentata dai
fungaioli.
La zona è denominata Giarrita, e si trova nell'area B del Parco, dove è
consentita la raccolta di funghi, anche se in quantità modeste. Per
ulteriori informazioni, comunque è bene contattare l'Ente Parco dell'Etna.
Per recarsi sul posto bisogna portarsi sino a Fornazzo frazione di Milo
(raggiungibile da Zafferana-Milo per chi proviene da sud; da Linguaglossa,
Fiumefreddo o da Giarre per chi proviene da nord). Raggiunto il piccolo
abitato di Fornazzo (eletto villaggio ideale d'Italia per le magnifiche
condizioni ambientali) bisogna immettersi sulla Mareneve e percorrerla per
circa 10
chilometri.
L'area della Giarrita è quella subito dopo il punto base per l'escursionismo
numero 16 delle Case di Pietracannone. In ogni caso auto ferme ai bordi
della carreggiata, indicheranno che i fungaioli sono già all'opera (prima di
noi) nell'area tutt'intorno. Ad elevatissimo interesse micologico, è la zona
del Parco dei Nebrodi, vera e propria culla per infinite distese di funghi
di ogni genere, dai buonissimi boleti alla pregiatissima amanita cesarea o
fungo d'uovo.
L'area che suggeriamo è quella compresa fra Cesarò e San Fratello, lungo la
strada statale 289.
I due comuni distano 50 chilometri di funghi. Da una parte e dall'altra del
corso stradale, tagliando il Parco ed attraversando le zone A, B e C, si
estendono i boschi, nei quali mettono radici bontà d'ogni tipo che attendono
solo di finire nei nostri tegami. A metà strada circa, a Portella Femmina
Morta, c'è la deviazione per Monte Soro e per il Lago Biviere, dove
eventualmente poter fare una capatina per meglio conoscere i Nebrodi.
Limitrofa ai Nebrodi è l'ultima nostra segnalazione, che riguarda la strada
statale 120 (sulle carte stradali anche s.s. 117) nel tratto compreso fra
Nicosia e Mistretta, che per alcuni chilometri rappresenta il margine
occidentale del Parco dei Nebrodi. A metà strada circa si trova la Riserva
Naturale Sambughetti Campanito, dove c'è pure un'area attrezzata in cui,
eventualmente, fermarsi per una pausa.
E allora, non ci resta che augurarvi buona passeggiata e tanti panieri colmi
di funghi.
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