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Il Lago di Gurrida, tra i territori di Randazzo e Bronte, si presenta nei periodi più asciutti come un verde pascolo punteggiato dai salici di cui emergono solo le chiome quando è sommerso Ad occidente di Randazzo, alle falde dell'Etna, raggiungibile attraverso la SS 120 Randazzo-Cesarò, si estende una bassura alluvionale, il lago di Gurrida, prodotta dalle acque del fiume Flascio e circoscritta da colate laviche.
Il lago di Gurrida è circoscritto ad est dalla colata lavica del 1536-37, e ad ovest da una colata molto più antica proveniente dal Monte La Nave che ha prodotto la sciara di Santa Venera. Il periodo di formazione di quest'ultima colata, non ancora perfettamente individuato, si può far risalire ad oltre mille anni prima di Cristo, come testimoniano reperti archeologici ritrovati presso la sciara di Santa Venera che risalgono a circa l'800-900 a.C. Il lago appare oggi diviso in due zone ben distinte: una, ad est, ricade nel territorio di Randazzo, è di proprietà privata ed è adibita, almeno in parte, a coltivazioni (vi sono vigne da cui si ricava un ottimo vino), oggi parzialmente abbandonate. L'altra, ad ovest, in territorio di Bronte, è di proprietà del demanio e conserva ancora un carattere naturale. La parte ricadente nel
territorio di Randazzo è stata parzialmente bonificata con un sistema di
chiuse, canalizzazioni e terrapieni. In essa una quota delle coltivazioni di
un tempo sono state abbandonate lasciando il posto ad una vegetazione
endemica (rosa canina, more,ecc.) che ha ripreso il sopravvento. E' anche
possibile ammirare un bacino artificiale popolato di carpe e meta di
uccelli. L'acqua proveniente dal fiume Flascio e canalizzata nella parte
meridionale del lago, inonda dapprima questa porzione e il bacino non
sottoposto a bonifica a ovest; se la piena del Flascio è sufficiente riesce
ad inondare anche le coltivazioni nonostante la protezione del sistema di
terrapieni e chiuse. Nel settore a sud del lago, per primo bagnato dalle
acque del Flascio,
La zona che ha conservato il suo aspetto naturale, si presenta nei periodi più asciutti come un verde pascolo punteggiato di salici. Nei pressi del lago emergono dei ciuffi d'asfodeli, lo splendido fiore violetto della romulea (Romulea columnae) e giggioli. Tra gli alberi, oltre i salici su cui si annida il pendolino, filari di pioppi contribuiscono a creare punti d'appoggio per gli uccelli ed in particolare per le cornacchie grigie qui abbastanza comuni. Quando il lago è sommerso lasciando emergere soltanto i salici, esso rappresenta l'unico specchio d'acqua disponibile in una grande area, il che lo rende meta privilegiata di numerosi uccelli migratori. Beccaccini, pavoncelle, folaghe, alzavole, germane reali sono tra gli abituali frequentatori del lago da cui attingono il cibo necessario. Ma oltre a questi migratori relativamente comuni è possibile, se si è fortunati, imbattersi nelle gru provenienti dalla Spagna e dall'Europa dell'Est, nelle pittime, nelle oche selvatiche ed in qualche raro caso anche nelle cicogne. Tra i cespugli di euforbia che circondano il lago si nascondono volpi, donnole e conigli selvatici. Si può ben comprendere come questo luogo di rara bellezza sia spesso, purtroppo, oggetto delle attenzioni troppo particolari di cacciatori sprovveduti che sfidano la sorveglianza e i divieti per un facile e pregiato bottino.
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