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Una storia travagliata
Un balcone per la Val di Noto
Qui si magnifica il porco
Jarratana
Per le vie di Giarratana
Una rapida corsa
attraverso la storia di Chiaramonte dai primi insediamenti dell'antica
Akrillai sino all'emancipazione dal giogo borbonico
Una storia
travagliata
Tra i primi insediamenti di cui si hanno
notizia nei pressi di Chiaramonte, l'antica città di Akrillai che sorge
ai piedi dei monti su cui è arroccato il paese attuale,
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Veduta panoramica di Chiaramonte
fu fondata
intorno alla prima metà del VI secolo a.C.. Sorto 7 anni dopo la potente
Siracusa, il centro non poteva che risentire dell'influenza della città
di cui gli abitanti furono alleati sino a quando passò sotto l'influenza
di Roma, conoscendo in questa fase la sua denominazione. Numerosi sono
stati i reperti riportati alla luce nel sito e conservati nel Museo
Archeologico di Siracusa. L'avvento degli Arabi determinò il cambiamento
della denominazione originale del centro in Gulfi, nome arabo dal
significato di "luogo delle cose" che in modo inequivocabile descriveva
l'incanto del sito verso cui gli abitanti si spinsero in quarta fase, ai
piedi del monte Arcibessi. Agli Arabi subentrarono i Normanni che
imposero un'organizzazione sociale tipicamente medievale, con la
generalizzazione dell'abitato, sostituendo le usanze arabe fondate
sull'uguaglianza, l'integrazione razziale e la tolleranza.
Nel 1299 si consumò nel sito una delle
pagine più tragiche della storia di Sicilia allorquando il rinnegato
Ruggero di Lauria assalì il castello della famiglia Chiaramonte, signori
del luogo, massacrando gli abitanti di Gulfi. Di quel passato rimane
soltanto il tempio intitolato a Santa Maria di Vetere, oggi
riconoscibile nel Santuario della Madonna di Gulfi, risultato di
parecchi rimaneggiamenti apportati all'edificio originario. Manfredi di
Chiramonte, già insignito del titolo di conte di Modica, si preoccupò di
raccogliere i superstiti della strage, ritirandosi con essi più a monte,
dove costruì per esigenze difensive un castello circondato da possenti
mura, in corrispondenza del luogo presso cui sorge oggi
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Santuario dell'Annunziata
il quartiere di
San Giovanni. Quest'ultimo nonostante i continui rimaneggiamenti
successivi e il disastroso evento sismico del 1693, conserva ancora
l'antica parte meridionale e, ancora visibile, una delle tre porte
d'accesso all'interno delle mura, la porta dell'Annunziata. Nel nuovo
sito il paese prese il nome di Chiaramonte a cui, R.D. dell'8/8/1881, fu
aggiunto Gulfi, per evitare eventuali omonimie con altri centri. Dalla
sua prima ricostruzione Chiaramonte, la cui economia era tutta fondata
sull'attività agro-pastorale, fu costretta a subire notevoli pressioni
dovute non soltanto al ciclico ripetersi dei terremoti ma anche alle
carestie, ad una invasione di locuste, ad una terribile epidemia di
peste nel XV secolo ed alle incursioni dei pirati turchi. Ciò fece
nascere nella coscienza popolare l'esigenza di rivolgersi al
soprannaturale, alla religione, allo scopo di ricercare una mediazione
divina per superare le asperità del tempo. E' in questa fase che nascono
numerosi luoghi di culto, mentre la loro costruzione si intrecciava con
tristi episodi di fanatismo religioso. Il terremoto del 1693 si inseriva
quindi in uno scenario in cui la popolazione era già ampiamente provata
dagli eventi. La ricostruzione, iniziata ai primi del '700, si protrasse
per tutta la prima metà del secolo, cancellando la primitiva struttura
medievale e dando spazio ai fasti del barocco quasi ad esorcizzare le
passate avversità. Verso la fine del XVIII secolo, alle difficoltà della
ricostruzione ed al sempre presente rischio di carestie, si unì
l'arroganza dei signori del luogo che imponevano tasse, balzelli e leggi
sempre più restrittivi ai cittadini, non riuscendo però a sconfiggere,
come si riproponevano, la sempre maggiore tracotante presenza
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Particolare della facciata della Chiesa Madre
dei
banditi che popolavano il territorio.
Questi ultimi
acquistarono tale e tanta sicurezza d'impunità da spingersi, nel 1802,
ad assalire, saccheggiandolo, il palazzo del barone Michelangelo Ventura
Intorella a cui uccisero il fratello.
Dopo di allora è da
registrare nel 1812 una rivolta popolare causata dalla decisione delle
autorità di introdurre ancora nuove tasse a carico della cittadinanza.
Nel 1837 la grave epidemia di colera che riguardò l'Italia e l'Europa,
giunse a Chiaramonte provocando numerose vittime. Sul terrore indotto
dal morbo si inserirono le tensioni sociali che videro tra i
protagonisti l'acceso liberale Gaetano Guastella che, incarcerato nel
'45 per qualche mese, è di nuovo in prima linea a guidare a Chiaramonte
i moti del '48. I moti portarono alla costituzione del Consiglio Civico
di cui fu presidente lo stesso Guastella.
Il pubblico consesso,
già lacerato dalle faide degli opposti schieramenti, fu sciolto, con il
ripristino dello status quo voluto dai borbonici, dopo che questi
riconquistarono la Sicilia. Si attese sino al plebiscito per
l'annessione della Sicilia all'Italia, seguito all'impresa garibaldina a
cui molti chiaramontani aderirono entusiasticamente, perchè anche
Chiaramonte riacquistasse la propria libertà dal giogo borbonico. Il
resto è storia recente.
su
Un itinerario attraverso
le strade di Chiaramonte Gulfi
Un balcone per
la Val di Noto
Chiaramonte sorge su una collina degli
Iblei dominata dai 903 metri del monte Arcibessi.
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Interno della Chiesa Madre
Affacciarsi dalla
villa comunale nelle giornate terse vuol dire dominare con lo sguardo un
territorio immenso che raggiunge a sud il mare, in corrispondenza di
Gela, a nord l'Etna e, proprio dinnanzi, l'ennese.
La parte più antica
della città è quella che si trova sul colle dove, prima della
distruzione causata dal terremoto del 1693, sorgeva Chiaramonte. Oggi il
sito è occupato dal quartiere di San Giovanni, attraversato dalle
scalinate che lo collegano al resto del paese più urbano e dalle
caratteristiche stradine strette ed asimmetriche "i carrugghi". Quando
il paese si identificava con quello che ora è un quartiere, era
circondato da fortificazioni di cui, unica testimonianza, è rimasta
l'Arco dell'Annunziata attraverso cui si accedeva all'antico borgo
medievale. Dall'arco, accanto a cui sorgono i resti dell'omonima chiesa,
si diparte la lunga scalinata che conduce al pianoro su cui sorge la
Chiesa di San Giovanni Battista. Nata nel XV secolo come chiesa
commendale dei conti di Modica, conserva ancora i resti quattrocenteschi
dell'antica chiesa in un giardinetto dinnanzi al prospetto. L'interno
della chiesa attuale, a tre navate, con transetto, è del Settecento,
mentre più recente è il prospetto risalente al secolo scorso.
All'interno, in cui
si può scorgere nella sovrapposizione barocca l'eleganza degli stucchi e
dei dipinti, sono custodite alcune opere di valore come, nella navata
sinistra, la Madonna della Misericordia attribuita alla scuola del Durer.
Sull'altare centrale una tela raffigurante il battesimo di Gesù. Di
particolare interesse anche la statua del Titolare in legno colorato,
risalente al XV secolo, posta in un elegante fercolo e custodita in una
nicchia della navata sinistra.
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Piazza Duomo
Poco distante dalla
città medievale la chiesa di S.Maria di Gesù con annesso il convento.
L'insieme fu improntato per la prima volta nel 1620 ma l'edificazione
attuale risale al XVIII secolo. All'interno, in marmo bianco, la
cappella della Titolare nella quale spicca la statua di scuola gaginiana.
Nella stessa cappella è custodito l'elegante paliotto d'altare, opera
dell'artigiano chiaramontano Benedetto Cultrati, risalente al 1711.
Più in basso, nella
zona pianeggiante dove si è esteso il paese in seguito alle
ricostruzioni post terremoto, in Piazza Duomo, la chiesa Madre
intitolata a S.Maria la Nova. La chiesa fu edificata per la prima volta
nel 1450. Il prospetto a tre ordini riporta la data di edificazione dei
singoli ordini. Il primo, in basso, con stile corinzio risale al 1608,
il secondo al 1765 mentre il terzo fu elevato nel 1788. L'interno a tre
navate in stile gotico con gli archi a sesto acuto, custodisce nella
navata sinistra la cappella del Sacramento, con un transetto in marmo e
numerose tele di interesse, come quelle raffiguranti la Titolare
nell'altare maggiore, S.Francesco di Paola, le Anime del Purgatorio e
S.Lucia. Non distante dalla chiesa Madre, la chiesa di S.Filippo, presso
la piazzetta di Papa Giovanni XXIII, anch'essa a tre ordini, edificata a
partire dal '500 e totalmente ristrutturata nel 1852. Al suo interno,
ricomposta nel secolo scorso, la cappella del Rosario, opera dello
scultore di scuola gaginiana Nicolò da Mineo. Dietro l'altare maggiore è
collocata la struttura in marmo alabastro della Madonna del Rosario, per
contenere la quale fu costruita la cappella.
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Santuario delle Grazie
La chiesa del SS.
Salvatore, nell'omonima piazza, conserva inglobato nelle mura di una sua
fiancata, i resti del portale opera di Giandomenico Gagini, appartenuto
alla vecchia chiesa. Di questa altri elementi, come colonne e capitelli
recentemente restaurati, sono contenuti nella struttura attuale insieme
alla statua del Titolare opera di artisti di scuola gaginiana.Verso
ovest, ai margini dell'abitato, si erge la chiesa di San Vito martire,
patrono di Chiaramonte celebrato il 15 giugno. Di autore ignoto,
all'interno della chiesa la cui prima edificazione risale al XVI secolo,
il pregevole dipinto di S.Maria Maddalena dei Pazzi. La statua del Santo
martire è contenuta in un fercolo in legno dorato sostenuto da quattro
colonne. A metà del corso principale della città, sorge il palazzo di
città, in origine convento di S.Francesco, la cui chiesa adiacente alla
struttura è stata di recente recuperata come centro culturale. Poco più
in basso la chiesetta di Santa Teresa, risalente agli inizi del 1700. In
fondo al corso la Villa comunale, dal cui belvedere si gode una
straordinaria veduta che le ha fatto attribuire il nome di "balcone del
Val di Noto".
Alla sinistra della
villa sorge la chiesa con annesso il convento dei Cappuccini, entrambi
edificati sul finire del XVI secolo e ristrutturati agli inizi del XVIII.
Il convento, intorno alla fine del secolo scorso, fu requisito per
essere adibito a carcere. Risalendo verso nord-ovest ci si imbatte, su
un territorio montuoso, in
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Chiesa di S. Filippo
una folta e vasta pineta in cui è immerso il
Santuario delle Grazie. In prossimità di questo la pineta è sede di un
parco sperimentale attrezzato ed aperto al pubblico,
che sorge attorno
alla vecchia caserma della forestale. La chiesetta delle Grazie fu
costruita accanto ad una sorgente, nel XVI secolo, dalla popolazione
colpita da una pestilenza affinché il luogo di culto proteggesse la
fonte. Nella vallata sottostante Chiaramonte, vi è il sito in cui
sorgeva l'antica città che assumeva il nome di Acrille nel periodo
greco, ellenistico e romano, e Gulfi in quello arabo e normanno.
Dell'antico abitato rimangono poche tracce tra cui la grotta-chiesetta
paleo-cristiana di S.Margherita e il santuario di Gulfi. Quest'ultimo ha
subito numerose trasformazioni dalla sua antica origine paleocristiana.
L'aspetto attuale risale al 1730-40 e comprende l'elegante prospetto, la
cupola e la torre campanaria. All'interno, risalente allo stesso
periodo, la tribuna che contiene la statua in marmo della Titolare, la
fonte battesimale in pietra lavica, una tela del pittore Giovanni De
Vita (secolo XX) raffigurante la Pietà e il presepe in tre pezzi a
grandezza naturale composto dalle statue di San Giuseppe, della Madonna
e del Bambino.
su
La dieta mediterranea,
frutto di una cultura della buona tavola vecchia di secoli, alla base della
straordinaria longevità delle popolazioni iblee
Qui si
magnifica il porco
Dieta mediterranea che passione! Il primo
passo verso la vita eterna. E non è una boutade.
E' tutta la comunità scientifica a gridarlo a gran voce, basandosi su
rigorose analisi statistiche ed evidenziando la capacità di questa
alimentazione di cacciar via lo spauracchio di tante patologie
cardio-vascolari ed oncologiche e di consentire, a chi la segue
rigorosamente, di mantenere inalterate a lungo le proprie potenzialità
fisiche e mentali. Tutto merito di un equilibrato apporto di carboidrati
e fibre nella dieta. E poi, dulcis in fundo, i professoroni ci indicano
pure il luogo in cui questa alimentazione è di casa: gli Iblei, con
particolare riferimento ai comuni di Chiaramonte, Giarratana e
Monterosso Almo.
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Sagra della cipolla
Il Paradiso gastronomico (e non solo). Il punto è che in questi luoghi
la dieta mediterranea è parte di uno stile di vita vecchio di secoli,
che prevede l'utilizzo di alimenti genuini, tra cui meritano menzione le
verdure selvatiche che le mani esperte delle genti del posto scelgono
sapientemente, in base alle stagioni, nelle campagne limitrofe e la
pasta e il pane, spesso fatti in casa dalle donne capaci di ripetere la
gestualità quasi rituale della lavorazione della farina delle proprie
madri.
Non c'è olio o vino al mondo con cui quelli prodotti da queste parti
temano di confrontarsi. Non si possono certo trascurare i legumi (le
fave, i ceci, la pasta co maccu) diffusissimi nella cucina chiaramontana.
E poi la carne di maiale magrissima, frutto della ricerca continua di
una alimentazione selezionata empiricamente, in secoli di esperienza per
questi animali, come ci racconta il signor La Terra del ristorante
Maiore. Proprio qui abbiamo potuto gustare il meglio della cucina tipica
del luogo, assaporando la costata di maiale ripiena, la salsiccia, la
gelatina ed il risotto, piatti sempre uguali da sempre e da sempre
cucinati dalla famiglia La Terra con la stessa arte che si tramanda da
generazioni. Sono piatti che hanno fatto il giro del mondo, tanto da
meritare un lungo articolo sul Times o l'attenzione, in un recente
passato, del giornalista Pippo Fava. Così come il giro del mondo ha
fatto anche l'epigrafe che compare su una delle pareti del ristorante
Maiore: "qui si magnifica il porco", un'espressione che più di ogni
altra rende merito della sacralità con cui a Chiaramonte si affronta il
"rito" del pasto. Lunga vita, dunque, a chi sa apprezzare questi sapori
e...buon appetito!
su
Dall'antica Casmene,
scoperta dall'archeologo Paolo Orsi sul monte Erbesso, attraverso la vecchia
Jarratana in contrada Terra vecchia, sino all'edificazione dei paese sul "Poju
di li ddisi", la storia, fortemente condizionata dagli eventi naturali, di
Giarratana
Jarratana
I primi insediamenti importanti di cui si
ha notizia nella zona presso cui sorge il
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Veduta di Giarratana
piccolo centro ibleo di
Giarratana, sono da far risalire a Casmene, seconda colonia
greco-siracusana dopo Akrai.
La città, riportata alla luce negli anni '20 dall'archeologo siracusano
Paolo Orsi, sorge sul monte Erbesso, a circa 8 km a nord del paese, in
direzione di Buccheri. L'insediamento aveva un alto valore strategico
militare. Gli scavi hanno evidenziato la cinta muraria costruita con
blocchi megalitici che seguono il perimetro dell'altipiano,
circoscrivendo la città il cui impianto urbanistico è costituito da
strade parallele larghe 3,5 m..
Non essendo evidenti strade perpendicolari, gli isolati appaiono
allungati e occupati da abitati di forma pressappoco quadrati, con un
cortile al quale si accede direttamente dalla strada.
Più a sud dell'antica Casmene si trova, in una località chiamata ora
Terravecchia, il primo sito su cui sorgeva Giarratana, interamente
distrutto dal violento terremoto del 1693. Nei dintorni del luogo sono
presenti tracce di insediamenti umani risalenti al secondo millennio a.C..
Dell'antico sito sono scarse le notizie, probabilmente a causa della
poca importanza strategica del paese. Tuttavia documenti storici
individuano la proprietà dell'antica Giarratana al conte Ruggero che la
deteneva insieme a Ragusa. Enrico IV donò Giarratana nel 1195 a Rinaldo
Acquaviva. Durante il regno di Manfredi, signore della città era invece
Gualtiero di Caltagirone.
Documenti attestanti la crescita d'importanza di Giarratana risalgono al
1282 quando Pietro d'Aragona, giunto in Sicilia dopo i Vespri per
combattere i
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Zona vecchia di Giarratana
Francesi, chiedeva la riscossione delle terre alle
università siciliane (le città che devono pagare i tributi) includendo
tra queste anche Giarratana. I tributi riscossi avevano lo scopo di
finanziare la guerra contro gli Angiò ed in cambio di essi il re Pietro
dispensava feudi e titolo; a causa di ciò Giarratana fu assegnata a
Nicolò Lancia.
Quando la contea di Modica passò ai Cabrera, Giarratana vi fu annessa.
In seguito la cittadina fu venduta a Guglielmo e Nicolò Casasagia per
coprire i debiti dei conti di Modica. Nel 1454 Giarratana passava ai
Settimo che edificarono un castello nel vecchio sito su cui sorgeva il
paese e di cui ancora sono evidenti i ruderi. Oltre a questi, le rovine
della vecchia Giarratana comprendono anche le fortificazioni del paese
ed i resti di due antiche chiese, S. Antonio e Santa Caterina. Le chiese
presenti nell'antica Cerretanum (questo era il vecchio nome di
Giarratana) erano in tutto dodici, ma di esse abbiamo notizia soltanto
attraverso i documenti.
Nel 1693 il terremoto rase al suolo Giarratana con gravi perdite umane.
I documenti del tempo ci raccontano della tenacia con cui gli abitanti
del luogo ricostruirono il paese più in basso, su di un colle detto "Poju
di li ddisi" , in un posto esposto al sole; la prima cosa ad essere
costruita furono le chiese che originariamente furono edificate in
legno.
La storia di Giarratana dopo la ricostruzione, non presenta avvenimenti
di particolare interesse, essendo quella di un piccolo centro
agro-pastorale degli Iblei.
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Un itinerario turistico
per le vie di Giarratana ed i suoi dintorni immersi nella campagna iblea
Per le vie di
Giarratana
L’odierna Giarratana è caratterizzata da
una parte più a monte che ricorda in molte sue costruzioni la prima fase
della cittadina, subito dopo la ricostruzione
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Zona vecchia di Giarratana
post terremoto del 1693.
Più a valle la parte più nuova che si mostra come una cittadina moderna
e vivace protesa verso il capoluogo, Ragusa.
La pianta del paese è abbastanza regolare con al centro Piazza V. Veneto
dove sorgono il Palazzo di Città, con dinnanzi un monumento ai caduti e
la Chiesa Madre.
Nella parte alta sono ancora evidenti i resti dell'antico palazzo
iniziato ad edificare da Girolamo Settimo nel 1703 e mai completamente
concluso. Del Palazzo Settimo, progettato dall'architetto Coriolano
Perollo de Incardila in modo da dominare il paese, rimangono visibili
alcune strutture murarie. Cominciato a crollare già nell'800, subì la
devastazione più grossa a causa di una bomba durante i bombardamenti del
1943.
La chiesa Madre si presenta con una facciata maestosa in stile
tardo-rinascimentale. Le mura della chiesa sono massicce, larghe in
alcuni punti sino a tre metri. Di particolare interesse la campana
maggiore del 1617 ed all'interno, alcune tele di buona fattura oltre
alla statua di "S. Giuseppe" dello scultore ragusano Cataldo Leone.
Più antica la statua lignea di "S. Bartolomeo", proveniente dal primo
sito di Giarratana.
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Chiesa madre di Giarratana
Del XVIII secolo è la chiesa di S. Bartolomeo in barocco siciliano.
Edificata su di una scalinata la chiesa presenta la facciata con tre
ordini sovrapposti e colonne aggettanti che ne esaltano il corpo
centrale. L'interno, a tre navate, con transetto presenta nell'abside un
affresco raffigurante S. Bartolomeo. Nella navata centrale sono
rappresentate scene dal Nuovo Testamento eseguite nel 1836 dal pittore
chiaramontano Gaetano Distefano.
Edificata nel 1748 1a chiesa di S. Antonio Abate posta nella parte più
alta del paese. Anch'essa ha una struttura interna a tre navate con
transetto ma presenta anche una cupola. Vi sono custodite le statue
della "Madonna della Neve" patrona di Giarratana, di Sant'Antonio Abate,
realizzate dallo scultore ragusano Corrado Leone e della Madonna Assunta
del palazzolese Giuliano. Presso l'uscita vicino Palazzolo vi è un
grazioso giardinetto meritevole di una visita. Procedendo invece verso
Ragusa, all'uscita del paese una "trazzera" conduce in contrada
Calaforno in cui si può far visita ad un bosco della forestale
attrezzato a verde e attraversato dall'Irminio.
Questo fiume, le cui sorgenti si trovano sul Lauro più a monte verso
Buccheri, è sbarrato, in direzione di Ragusa, dalla diga di Santa
Rosolia, dando vita ad un invaso che crea situazioni paesaggistiche
interessanti.
su
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