SICILIA DA SCOPRIRE
 Gangi, un paese, la sua
storia e le sue tradizioni

  a cura di Carmelinda Paternò



Definito "una gemma dei firmamento" delle Madonie dalle antichissime origini ricco di storia, di tradizioni, di resti monumentali e opere d'arte.

Le origini di Gangi sprofondano nelle tenebre che avvolgono gli avvenimenti remoti. Questa bella montagna su cui si ergono antiche torri, maestose guglie e feritoie di un castello ancor più vecchio, forse è prole di un centro di vita che i Cretesi chiamarono Engium. I cretesi venuti in Sicilia a seguito di Minosse, dopo aver perso le navi e il loro condottiero, decisero di stabilirvisi fondando Minoa. Altri si spinsero verso l'interno dove nel 1200 a. C. fondarono una città con un tempio dedicato alle Dee Madri.

Passavano gli anni e il tempio e la forza della città crescevano, ma una mossa politica ne arrestò l'espansione, infatti il parteggiare per Cartagine nelle guerre puniche le costò serie minacce da parte di Marcello. Al tempo di Verre il tempio venne spogliato di una parte dei suoi tesori (il fatto verrà ricordato nelle "Verrine" da Cicerone). Agli influssi cretesi e cartaginesi delle sue origini, seguirono quelli romani, bizantini e saraceni. Si succedettero vari signori e altri siti. Nel 1299 Federico II ordinerà la distruzione della città ricostruita poi sul Monte Marone, quella che oggi noi possiamo contemplare.

Gangi sarà "la patria di Salernu e di Vitali - di Gaspari Vazzanu e Quattrucchi - e di tant'altri insigni luminari - lustru e decoru di la nostra terra". Oltre ad aver dato natali ad illustri artisti che oggi vengono ricordati in campo nazionale e mondiale, in Gangi hanno lavorato sommi maestri come il Gagini e il Fumagalli che resero questa città "una gemma del firmamento". Vi invitiamo a non contemplare solamente le belle immagini, ma a venire ad attingere dalla "suprema beatitudine" la virtù.

Infatti notevole è il patrimonio tradizionale ed esemplificazione della profonda religiosità del centro sono le celebrazioni inerenti la Settimana Santa e in particolar modo la Domenica delle Palme, in cui gli elementi religioso ed antropologico (connessi all'attività agricola: la palma e il dattero simboli di fecondità) si esprimono nella suggestiva processione delle Confraternite che indossano gli antichi originali costumi.

All'indomani della Pentecoste la città di Gangi celebra il suo rito di lode e di ringraziamento allo Spirito Santo, con una spettacolare processione che dalla parte più alta del paese si snoda per tutto il centro urbano, fino a raggiungere il Santuario dello Spirito Santo, unico della Cristianità occidentale. Sul sagrario del Santuario si svolge la cosiddetta "corda dei Santi", manifestazione dai profondi contributi teologici che affonda nella più antica tradizione della città.

In agosto si svolgono la Sagra della Spiga e la Settimana Internazionale del Folklore. La Sagra della Spiga vuole rievocare il culto delle Dee Madri, radicatissimo nell'entroterra siciliano, di cui Gangi era il fulcro. La manifestazione tende a raggruppare in un tutto armonico, tematiche dal carattere mitologico.

Si assiste così durante la festa non solo a momenti dell'antica vita rurale, come "a zuccatina della Zita" (antico modo di chiedere in sposa una ragazza) e il corteo nuziale a cavallo. Sfilano inoltre in corteo le antiche figure mitologiche dell'abbondanza e del raccolto: Cerere e Demetra, le Canefore, gli Amorini, Dee Madri o Meteres, l'Abbondanza, Diana, Bacco e i suoi Satiri. Un momento intenso di sintesi tra la religiosità degli antichi costumi rurali e la gioia quasi pagana per il raccolto, la Sagra della Spiga culmina nella "mangiata di novi così" durante la quale vengono offerti ai presenti una minestra di legumi e prodotti tipici caseari del luogo.

Espressione di schietta religiosità è la Festa dei Burgisi (antichi contadini benestanti) che si svolge nel mese di settembre, celebrazione di ringraziamento al Creatore che assicura lo svolgimento del tempo ciclico (quindi delle stagioni) e garantisce gli elementi di sussistenza (il raccolto). In questo contesto chiara valenza simbolica assume il Pane, che composto in sei gigantesche forme, "fasciddatu", viene portato in processione da giovani in costume e benedetto presso la chiesa Madre dove viene distribuito ai fedeli.