SICILIA DA SCOPRIRE
 Butera
  a cura di Giovanni Carbone


"Paese civilissimo che conserva un'antica pazienza, una dignità mai compromessa, isolato e protetto da una gelosa intimità chè caratteristica d'ogni progenie minacciata fin dal suo nascere"
(da 'I ragazzi di Butera " di Mario Gori, 1968)

“Certi angoli rustici, certe scalette usurate dai passi e dalle intemperie, certe volte ad arco, certi balconcini pieni di verde e di gerani, certe svolte dove si spalanca la meraviglia d'un cielo alto sulle crete secche dei poggi e dei calanchi, dove corvi e gazze planano e si tuffano fino in fondo alle saie e alle spacche, certi muriccioli che sanno di pioggia antica, d'antico vento con sopra ciuffi inariditi d'erba selvatica o uno sterpo rinsecchito di fico bruciato dalle ventate di sabbia africana, a guardare tutto questo viene tenerezza infantile...". Non c'è miglior modo per iniziare a ragionare su Butera se non facendo riferimento a queste parole del poeta Mario Gori tratte da I ragazzi di Butera, un testo del 1968, in cui si coglie tutta la suggestione di questa comunità del nisseno, pacifica ed operosa, forse ancora attratta dal vezzo tipicamente meridionale di scontare le proprie contraddizioni tra la voglia di moderno e quella d'antico.

L'ancorarsi alle tradizioni è anche qui una ragione di vita che si può leggere tra le righe delle feste popolari, variopinte e vivaci in cui la partecipazione del paese è totale, come in occasione della festa di San Rocco, il Santo Patrono, che si celebra il 16 agosto portando in giro a Sirpintazzu; o ancora partecipando alla vera e propria mobilitazione popolare in occasione della Settimana Santa o della festa di San Giuseppe.

Butera è un paese del sud con una forte connotazione culturale in questa direzione che si manifesta nel matrimonio perfetto tra la sacralità della celebrazione religiosa in quanto tale e la stia rappresentazione estetica con le contaminazioni più svariate mai del tutto comprensibili. La chiesa diviene luogo simbiosi, di una ricerca di socializzazione che va ben oltre il culto puro e semplice e che si realizza anche nei vicoli, nelle stradine in cui si affacciano balconi talmente vicini gli uni agli altri che diviene impossibile pensare ad una non condivisione di intenti, oltre che di spazi, tra gli abitanti. Per tutto questo la ricerca di una eleganza funzionale ed estetica del luogo di culto trova ragion d'essere: le chiese sono la massima espressione della creatività artistica dei cittadini di Butera come la Chiesa Matrice, costruzione del XVI sec. a croce latina con cupola a volta nel cui interno spiccano gli stucchi di Giovanni Maienza e i dipinti di Donienico Provenzano. Adiacente all'ex convento dei Minori Conventuali è invece la chiesa di San Francesco d'Assisi che contiene un crocifisso ligneo di Domenico Zampieriche una iscrizione alla sua base fa risalire al 1631. E poi ancora meritano un rapido sguardo la chiesa di Santa Maria delle Grazie, quella di San Giuseppe e della Sacra Famiglia del 1733, quella di San Rocco e quella di Maria SS. del Carmelo, attigua all'ex convento del Carmelitani oggi sede dell'Ospedale Civico.

Le vicende storiche di Butera sono inscindibili dalla formidabile mole del Castello che sorge nella parte meridionale del paese. Robuste fortificazioni ancora evidenti lo rendevano praticamente inespugnabile racchiudendo all'interno un grande cortile, stalle dai secoli, a partire dall'epoca remota della stia costruzione, l'edificio ha subito numerosi rimaneggiamenti, resi necessari dalle ricostruzioni che seguivano alle distruzioni avvenute in seguito all'invasione saracena e delle truppe di Guglielmo il Malo. Un ampio portale saraceno, inglobato nel frontone dell'attuale palazzo municipale, testimonia la probabile collocazione in quel sito di una moschea.

Butera è luogo incantato in cui storia e sacralità del paesaggio trovano ragioni di convivenza inesauribili, offrendo al visitatore una vasta gamma di motivi per soggiornarvi, non ultimo il fascino delle campagne limitrofe in citi ancor oggi si possono cogliere i forti legami con una tradizione mai perduta.