ITINERARI SOMMERSI
Sulle tracce delle
antiche “mandre”

di Carlo Giannini


I Peloritani rappresentano una parte della Sicilia interna e profonda tra le più misteriose ed affascinanti, in grado di sposare bellezze paesaggistiche e naturalistiche straordinarie con una notevole ricchezza storica e culturale.

Esiste un'altra Sicilia accanto a quella di siti come Taormina, Siracusa, Cefalù ed Agrigento, con cui normalmente si identifica l'isola, la cui essenza appare immutata nel tempo e che vive la sua autenticità perennemente al di fuori dei normali circuiti turistici. Ma se soffre questa marginalità, purtroppo anche dal punto di vista economico, rispetto a località più blasonate, questa parte di Sicilia si mostra capace di comunicare suggestioni altrove irripetibili. Ed è proprio di questa Sicilia che fa parte la catena montuosa dei Peloritani, che imponente si affaccia sul Tirreno e sullo Stretto di Messina a dare il suo silenzioso benvenuto a turisti e viaggiatori provenienti dal mare.

I Peloritani offrono un'immagine inedita dell'Isola fatta di paesaggi alpini, tra boschi, torrenti e laghetti, ricchi di una particolarissima flora e di una fauna residua. E in questi scorci di grande interesse naturalistico si mostrano le misteriose vestigia di quel particolare stile architettonico, caratterizzante l'area ed un intero periodo storico, che fu delle grange basiliane: edifici religiosi spesso abbarbicati su vette scoscese si aprono su panorami mozzafiato del Tirreno, delle sue isole e della Calabria, a nord, e dello jonio, ad est.

I Peloritani nascono sopra Capo Peloro, nel messinese, in prossimità dell'estrema punta nord orientale della Sicilia, dirigendosi in direzione sud ovest verso la Rocca di Novara, il cosiddetto "Cervino della Sicilia", con i suoi 1340 s.l.m., che ne segna il confine più in basso. L'intera catena montuosa può essere considerata una continuazione naturale oltre lo Stretto degli Appennini, avendo in comune con questi, numerose caratteristiche orogenetiche.

Percorrendo le vecchie strade militari che attraversano tutta la catena montuosa si possono osservare gli angoli più incantevoli di questi monti, innanzitutto per la grande panoramicità dei tracciati, lungo i quali si aprono alcuni tra gli scorci paesaggistici più straordinari di Sicilia, ma anche perché inerpicandosi per essi è possibile riscoprire gli angoli più nascosti ed interessanti.

Non è difficile raggiungere le vette più alte di questi monti per lasciarsi incantare dai paesaggi che dominano: provate ad esempio ad affacciarvi dalla vetta del Monte Scuderi (1253 m.), sul versante jonico, o dal Monte Poverello (1279 m.), cuore del sistema montuoso, o, ancora dalla Rocca dì Novara con i suoi 1340 m. L'itinerario riserva sorprese graditissime per chi ricerca oltre ad un contatto con il suo straordinario ambiente naturale, anche per chi è attratto dalla bellezza dei suoi tesori artistici.

I Peloritani offrono infatti un interessantissimo itinerario basiliano. La presenza di numerose tracce di insediamenti monastici basiliani è da far risalire al periodo compreso tra i secoli VI e IX, allorquando ebbe inizio il processo di evangelizzazione del Valdemone prodotto da questi monaci orientali. Nel periodo successivo ai loro primi insediamenti i monaci furono cacciati dagli invasori arabi e poi reintegrati dai Normanni intorno all'XI secolo per svolgere una attività intensa che si protrasse sino al 1500. Le vestigia di questi insediamenti ci mostrano un impianto architettonico unico ed irripetibile, perfetta sintesi degli stili bizantino, arabo e normanno.

Le posizioni strategiche in cui molti edifici religiosi erano collocati suggerirono ai Normanni la loro fortificazione e la nascita di vere e proprie chiese-fortezze. A molti di questi edifici religiosi si univano complessi edifici composti di unità abitative e lavorative formando delle unità giuridico-religiose in cui si svolgevano attività artigianali ed agro pastorali, e dove si studiava e pregava intensamente. Questi complessi prendevano il nome di "grange" o "mandre" e la loro importanza storica è testimoniata dalla denominazione, a tutt’oggi conservata, di "Archimandrita" acquisita in quel periodo dall'Arcivescovo di Messina.

Tra i più importanti di questi insediamenti vale la pena di ricordare le Chiese dei Santi Pietro e Paolo di Itala montana e quella edificata nei pressi di Casalvecchio Siculo. L'effetto cromatico di queste costruzioni è reso straordinario dall'uso contemporaneo di mattoni rossi, di pietra lavica e marmo bianco proveniente da Siracusa. Lo stile degli edifici è romanico con influenze arabeggianti nelle arcate e la presenza di cupolette rotonde che si rifanno invece alla tradizione bizantina.

Altri edifici di grande pregio sono presenti nelle campagne peloritane, ma alcuni di essi, come "La Cuba", che sorge nella zona di Mojo Alcantara, rappresentando un rarissimo esempio di chiesetta tricore, si trovano in uno stato di grave abbandono. Della complessa storia di questi luoghi rimane un interessante retaggio nel dialetto gallo italico, retaggio della colonizzazione normanna, parlato dagli abitanti di Novara.

Una visita ai Peloritani rappresenta anche un'occasione difficilmente ripetibile per verificare l'inscindibilità tra le genti che vi abitano e la loro storia, una storia ricca di cultura ed ancora viva nelle tradizioni popolari di questi luoghi.