BENI AMBIENTALI
Una giornata
tra aironi e gabbiani

 di Nuccia Di Franco e Luigi Lino


Attorno all'invaso artificiale di Ponte La Barca ' vicino a Catania, c'è una
vera e propria oasi naturale. Un patrimonio che va protetto al più presto.

Superando la tentazione di una comoda siesta e sfidando il caldo cocente dell'estate siciliana, alle tre di pomeriggio siamo a Ponte La Barca, nel territorio di Paternò, in provincia di Catania. Siamo ben lontani dal massimo livello che può essere raggiunto dalle acque del fiume Simeto all'altezza della "traversa", eppure l'ambiente acquatico si mostra con una veste paesaggistica molto invitante con affioramenti di isolotti e basse aree paludose, molto frequentate dagli uccelli palustri.

Lasciata l'automobile all' ingresso della strada, che costeggia a destra l'invaso cominciamo a camminare lungo l'argine interrotto da brevi sentieri che conducono direttamente all'acqua. Dopo aver percorso pochi metri, uno stormo di Piovanelli si alza improvvisamente. Gli isolotti e le lingue di terra che emergono dalle acque con pochi ciuffi di tamerici e typha sono dei condomini affollatissimi. Tra la rada vegetazione contiamo una trentina di Aironi cenerini, mentre due Aironi bianchi maggiori, molto meno comuni degli altri, offrono la loro candida livrea alla nostra muta ammirazione.

Senza mai abbandonare il binocolo, nelle zone dove l'acqua è poco profonda ed è facile la contiguità con la terra ferma, contiamo quasi duecento Cavalieri d'Italia, quasi tutti indaffarati a nutrire la prole. Assistiamo per la prima volta a Ponte la Barca allo spettacolo offerto da una moltitudine di ali bianche e nere edi lunghe zampe rosse, incuranti della nostra presenza e a pochi metri di distanza. Il folto gruppo di Cavalieri d'Italia è in compagnia di numerosi esemplari di Corriere, Piro piro e di tanti Gabbiani comuni che, pur adattandosi a qualsiasi ambiente, prediligono comunque le zone umide.

Prima di terminare le osservazioni lungo l'argine destro, scorgiamo due Nitticore e tre Mignattini, mentre alcune Upupe attraversavano il nostro sentiero, dirigendosi verso le zone agricole vicine. Per nulla scoraggiati dalla canicola, allettati dalle ghiotte presenze faunistiche fino ad ora censite, decidiamo di trasferirci lungo l'argine sinistro. Qui le aree all'asciutto si alternano a quelle invase dall'acqua ed ovunque tanti animali presidiano a gruppi Ponte la Barca, come a dimostrare la loro voglia di vivere e la bontà della scelta del sito: una scelta di libertà che merita rispetto e che, qualche volta, si scontra con il freddo egoismo dei bracconieri.

Malgrado l'argine sinistro sia caratterizzato per il primo tratto da una ripida pietraia, relativamente elevata rispetto al livello dell'invaso, anche qui le osservazioni faunistiche sono agevoli e interessanti. Di fronte a noi un gruppo di Svassi minori e maggiori nuotano placidamente, mentre tra noi e loro, sotto il pelo dell'acqua, si intravede il corpo sinuoso e guizzante di una Natrice, un colorato serpente che predilige l'ambiente acquatico.

Negli isolotti e nelle lingue di terra di questo versante annotiamo una grande concentrazione di Aironi cenerini: sono più di settanta individui quasi sempre immobili nella loro posizione statuaria. Attorno sono in continuo movimento, invece, Folaghe, Alzavole, Moriglioni, Totani e Gallinelle d'acqua, perfettamente a loro agio nelle acque più profonde. In una zona in secca, sul fondo melmoso e spezzato in superficie da una miriade di formelle di argilla arsa dal sole, un'altra Natrice si avvicina agli isolotti in cerca di prede.

Lungo tutto l'argine sinistro, fino ad arrivare all'alveo naturale dei fiume Simeto, passiamo in rassegna una lunga e frenetica teoria di Cavalieri d'Italia. Cominciamo una conta che non sembra finire mai. Dopo aver scrutato attentamente, con soddisfazione segniamo sul nostro taccuino duecentoventi Cavalieri d'Italia: una quantità di tutto rilievo per un'area della Sicilia dove, solo da pochi anni, si assiste ad una presenza faunistica così massiccia e diversificata.

Le nostre osservazioni vanno ad arricchire i dati già in nostro possesso a cominciare dall'aprile 1993, quando il Fondo siciliano per la natura si è impegnato con appassionati, associazioni locali e amministratori a seguire periodicamente l'andamento faunistico dell'area di Ponte la Barca, attorno alla quale si è consolidato un interesse naturalistico-ambientale. Sostenuti dagli attivisti di diverse associazioni culturali, diversi sopralluoghi aperti anche ai giovani di Paternò hanno messo in evidenza l'importanza di Ponte la Barca, una zona umida artificiale ma non per questo meno importante dal punto di vista della conservazione.

Prima della Convenzione di Ramsar (lran)del 1971, le zone umide artificiali (casse di espansione, invasi di ritenuta, vasche di colmata, saline e canali) non erano considerate di interesse naturalistico, ma dopo la ratifica della Convenzione da parte di settantacinque nazioni, tra cui l'Italia, l'idea dell'invaso artificiale come zona umida da proteggere si è andata affermando soprattutto in Sicilia, dove pochi sono i laghi naturali sopravvissuti, mentre altri - come il Biviere di Lentini - sono stati " bonificati ", causando anche variazioni microclimatiche nella Sicilia sud-orientale.

Si è costituito adesso anche un gruppo di lavoro composito ma animato da unicità d'intenti, una realtà con pochi precedenti in Sicilia, che ha preso a cuore il destino del l'area di Ponte la Barca, che i paternesi chiamano " Oasi del Simeto ", da non confondere con l'omonima riserva naturale istituita nel 1984 a sud di Catania. Utilizzando la documentazione naturalistica realizzata dalle associazioni protezionistiche e una perimetrazione scaturita anche dalla necessità di mediare le esigenze del mondo venatorio locale, è toccato alla nuova amministrazione comunale di Paternò dare avvio formale al l'iter necessario per la istituzione dell'oasi faunistica, rivolgendosi all'assessorato regionale Agricoltura e foreste.

L'area che si vuole proteggere comprende anche una piccola zona al di là della traversa, dove da qualche tempo si è insiedata una piccola colonia di Garzette. Questi bianchi uccelli al tramonto si trasferiscono sugli alberi lungo l'argine del fiume e rimangono immobili in attesa del nuovo giorno.

Il futuro di Ponte la Barca è ora nelle mani dell'assessorato regionale competente ma anche in quelle delle associazioni che credono nell'istituzione dell'oasi e in quelle dell'amministrazione comunale che deve svolgere il proprio ruolo politico. L'obiettivo comune è conservare e valorizzare Ponte la Barca, mettendo in relazione le realtà produttive che insistono nel territorio con un'area di grande attrazione naturalistica è stata accertata, tra l'altro, la nidificazione di una coppia di Cicogna bianca e di interesse archeologico.