ARCHEOLOGIA
 Le testimonianze storiche
delle origini di Troina

  di Salvo G. Lo Presti


Troina, una città ricca di storia, dalle origini antichissime

"Città cognomi nata Vetusta nei regii libri" scrive il benedettino Vito Amico nel suo celebre Lessico Topografico della Sicilia del 1757. Svettante, dall'alto dei suoi 1.120 metri, Troina emerge altera dominando, sicura roccaforte, un vasto territorio che dal versante meridionale della catena Nebrodense, s'estende, più giù, sino a lambire la Piana di Catania. Precedenti la colonizzazione greca, le origini di questa vecchia signora, guardiana dei Nebrodi, risalgono all'era preistorica. L'uomo vi si insedia sin dall'alba dei tempi. Lo attestano gli avanzi di necropoli sicule sui monti S. Pantheon e Muganà prospicienti il versante sud dell'attuale abitato. Abbondanti ritrovamenti di selce e scorie fanno presumere l'esistenza, in età neolitica, di industrie locali, così come notevoli rinvenimenti di ossidiana fanno supporre a rapporti di scambio tra le primitive popolazioni dei luogo e gli isolani di Lipari. Greci e Romani lasciano il segno: una cinta muraria a grossi blocchi attribuibile al IV sec. a.C., i resti della città ellenicoromana con fortificazione ellenistica (fine IV - inizio III sec. a.C,), i ruderi dell'abitato d'età romana imperiale (sec. III - V), una terme romana (fine I sec. a.C. - I d.C.) ed ancora altri interessanti reperti, tutte preziose testimonianze, documentano una storia millenaria. Le incontestabili remote origini dì Troina trovano suggello nei diplomi di due sovrani, i re Martino e Alfonso d'Aragona, rispettivamente dei 1398 e del 1433, con i quali si concede alla città il privilegio di fregiarsi del titolo e dell'appellativo di "Civitas Vetustissima": regali conferme di un'indiscussa vetustà. Certe ed evidenti le origini dunque, ma non il suo antico nome. "Se assolutamente certa è la sua vetustà, altrettanto incerto è il suo nome" afferma il Policastro nel suo De Veteribus Recentioribusque Rebus Siculis. Troina ha suscitato da sempre vivo interesse, negli studiosi di topografia antica come negli archeologi, storici e studiosi locali, per il problema della sua antica denominazione. E' fiorita tutta una letteratura in proposito. Numerose interpretazioni, supposizioni, argomentazioni. Scritti che traboccano di strane teorie, di originalissime e bizzarre divagazioni ma anche di ipotesi di certo valore, degne di considerazione e approfondimento. L'antica Engyon che alcuni studiosi ed archeologi, tra i quali lo studioso locale Cleofe Canale, forti di una eminente citazione, quella dello storico Diodoro Siculo, sostengono esser stata sede dei famoso e celebrato tempio preellenico delle Meteres (le dee Madri) L'Imachera o Imakara, città greca che coniava moneta, delle Verrine ciceroniane, che Paolo Diacono dice esser stata poi distrutta dai barbari e che la costante tradizione locale identifica con Troina? A queste che sembrano essere le ipotesi più accreditate, se ne aggiungono altre. Nei suoi "Catalecta di storia antica" (1898) Vincenzo Casagrandi Orsini sostenne esser Trachina l'antico originario nome della città. Perii Floridia tratterebbesi invece di Trachys. Entrambi i nomi, di origine greca, starebbero ad indicare il sito "aspro e roccioso" sul quale sorge Troina. Da Trachina, Trachys, si sarebbe poi passati alla Dragina bizantina ed alla Troyna normanna: la "Civitas Troynensis Castrum" delle fonti storiche normanne, l'Urbs Trainica dello storiografo normanno Goffredo Malaterra.