Antiquariato
La
Storia in un ventaglio
di
Biagio Bertino
L’
origine del ventaglio è molto antica, in quanto i primi compaiono nei
bassorilievi egiziani. Nella tomba di Tutankhamon (1530 a.C.) fu trovato un
ventaglio in cui il giovane re veniva raffigurato in una scena di caccia
allo struzzo. Altri tipi a banderuola, di bambù intrecciato, furono trovati
in Cina e risalivano al Il secolo a.C. Il ventaglio occidentale più antico
che conosciamo si trova nella Basilica di San Giovanni a Monza, dove nella
stanza del tesoro esiste un Flabelluni donato da Teodolinda regina dei
Longobardi nel VI secolo d.C. Il ventaglio raggiunse il suo periodo d'oro
nei secoli XVII e XVIII in Francia, dove questa moda fu introdotta da una
grande regina, nata a Firenze, erede di illuminati mecenati: Caterina dei
Medici ed ebbe il suo massimo splendore durante il regno di Luigi XV e della
Pompadour fino a tutto il regno di Luigi XVI. Dopo la Rivoluzione Francese
il ventaglio cominciò a declinare per riprendersi sotto l'Impero napoleonico
e rimontare con la Restaurazione, dopo il Congresso di Vienna. In questo
periodo abbiamo ventagli splendidi, da quelli del periodo impero più piccoli
dei precedenti, a quelli Carlo X e Luigi Filippo. Da questo momento in poi
il ventaglio diventa un oggetto molto usato, oserei dire di uso quotidiano,
per cui abbiamo ventagli belli, ricchi di pizzi, di sete, di lustrini, e
ventagli scadenti con stecche di legno o finta tartaruga, fino allo stile
moderno dell'Art Nouveau (1895‑1901) e Art Deco (1912‑1930) con i grandi
ventagli di piume di struzzo e marabù. Ma, come dicevo, è durante il Regno
di Luigi XV che il ventaglio diventa supporto e simbolo di ricchezza
e di
grande virtuosismo, adempiendo ad una funzione psicologica, simbolica e
sociale di cui oggi non abbiamo più idea. Esaminiamo adesso per prima cosa
le parti che compongono un ventaglio. Le stecche si dividono in due parti:
la parte bassa detta BRIN o stecche propriamente dette, il cui numero varia
da quindici a ventidue e la parte alta detta FLECHE coperta dalla foglia; la
foglia è la parte in pergamena ( pelle di pollo), seta, pizzo, carta, che
viene attaccata sul prolungamento delle stecche; la TETE l'estremità
inferiore di ciascuna stecca riunita da un anello detto archetto ed infine
la PANACHE o madre stecca, cioè l'una e l'altra delle due estremità che si
vedono in bella vista quando il ventaglio è chiuso (si chiamano anche
listoni). Secondo il tipo i ventagli si distinguono in: brise,
formato solo da stecche molto sottili di avorio, tartaruga o altro materiale
pregiato, di forma triangolare allungata, decorata e dipinta, traforata a
mo' di merletto riunita all'estremità da un rivetto e all'estremo opposto
tenute da un nastro di se Questo tipo di ventaglio fu tipico dell'Impero e
della Restaurazione. Parlando di questo ventaglio merita un cenno
particolare il cosiddetto Vernis Martin, prodotto solo in Francia e in
Olanda tra il XVII e il XVIII secolo. Il termine deriva da una vernice
lucida che si applicava sul dipinto. Questo ventaglio, più piccolo degli
altri della stessa epoca era dipinto con scene classiche, e spesso tra le
stecche e la pagina vi è un bordo stretto dipinto a chinoiscries;
squelette, ventaglio in cui le stecche sono ben separate le une dalle
altre, a diffe renza
dei ventagli Luigi XIV e Reggenza in cui le stecche si toccano fra loro.
Questo tipo appartiene all'epoca di Luigi XV; gran vol,ventaglio
Luigi XV con un'apertura di 180° a differenza dei precedenti nei quali è
spesso di 120° Questa apertura a gran volo la ritroviamo nel Secondo Impero
e alla fine del XIX secolo; doppia foglia, ventaglio in cui anche la
parte sul retro è decorata, mentre la parte posteriore sarà semplice alla
fine del XIX secolo. Tra i ventagli rigidi abbiamo i seguenti tipi: ventola,
formato da uno schermo sostenuto da un manico, poteva essere di materiali
vari (legno, cuoio, frange vegetali) e avere forme diverse; a coccarda,
solitamente di forma circolare, realizzato in pergamena pieghettata o stoffa
rigida o carta con i due lembi attaccati ad un paio di stecche ed imperniati
ad un estremità, come un compasso: nell'aprirsi faceva un giro di 3600.
Concludo quindi questo excursus sperando di aver suscitato almeno un po' di
curiosità e di interesse nei confronti di un oggetto che nel nostro passato
ebbe una così grande importanza.
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