Sicilia da scoprire Il tonno e le tonnare di Giovanni Carbone La mattanza è un incredibile incrocio tra tecniche di pesca empiriche ed elementi di contaminazione mistica, religiosa e folkloristica Il
tonno, nel Mediterraneo, viene pescato essenzialmente in tre modi: con
lenze o Lo studio dei flussi migratori è attenzionato spesso dalle grandi compagnie di pesca del tonno perchè è possibile, conoscendo a priori i possibili spostamenti dei banchi di pesce, soprattutto quelli di maggiori dimensioni di provenienza atlantica, ottimizzare la cattura. Tra le reti mobili utilizzate per la pesca del tonno, introdotte a partire dal 1950, vi è il tipo "canciolo o saccaleva", reti molto simili a quelle utilizzate per la cattura di clupeidi ma molto più robuste. L'avvistamento dei tonni, che un tempo veniva fatto a vista, oggi è garantito da apparecchiature elettroacustiche collocate a bordo dei pescherecci.
Questo tipo di pesca è estremamente remunerativo tanto che i nostri mari vengono battuti, anche appena fuori dalle nostre acque territoriali, da pescherecci provenienti persino dal Giappone. Un serio problema è quello di un controllo più solerte sulla pezzatura dei tonni pescati, spesso troppo piccoli e quindi lontani dall'età riproduttiva. Sempre meno individui arrivano alla deposizione ed è facile prevedere una caduta quantitativa, già peraltro sensibile, del numero di tonni nel Mediterraneo. Esistono
leggi che determinano le dimensioni minime degli esemplari che possono Tra i sistemi di pesca del tonno, in passato, in particolare nell'alto Adriatico, si utilizzavano delle reti che venivano fissate con una estremità a terra, mentre l'altra estremità veniva portata al largo da una barca che consentiva di circondare il banco che si dirigeva verso la costa. Il fondale marino in cui si svolgeva questo tipo di pesca veniva accuratamente ripulito per consentire il miglior scivolamento possibile alla rete. Quando il banco di tonni veniva avvistato, la barca, su cui la rete era ammucchiata prima delle operazioni, prendeva il largo mollando la rete. Una volta che il banco veniva circondato, la rete veniva salpata da terra dove man mano che si avvicinavano, i tonni venivano arpionati e deposti sulla spiaggia per poi essere squartati. Anche questo tipo di pesca è ormai in disuso perchè non in grado di competere con i sistemi più moderni di cattura del tonno, e perchè i banchi ormai decimati sempre più di rado si avventurano in vicinanza delle coste presso cui un tempo si recavano per la deposizione.
L'origine dell'attuale tipo di tonnara sembra tuttavia essere araba così come testimonia il termine rais con cui si indica colui che dirige le operazioni di pesca. Il possesso della tonnara era un tempo fonte di altissimi privilegi feudali ed era paragonabile al possesso di un latifondo o di un castello e garantiva un enorme potere economico e sociale a chi lo deteneva. La tonnara consiste di una lunga rete (il pedale o coda) che parte dalla costa e si dirige al largo, raggiungendo in alcuni casi la lunghezza di 4 Km. Alla sua estremità vi è l'isola, un sistema di camere (normalmente 4 ma anche 8 nelle tonnare più grandi), con le pareti marginali e quelle divisorie fatte da reti verticali. Le camere sono aperte sul fondo ad eccezione dell'ultima, la camera della morte, che è invece chiusa in basso. In corrispondenza del pedale, l'isola ha un'apertura (bocca o foratico) rivolta verso il luogo da cui si presume arrivino i tonni. Dalla stessa parte del foratico l'isola può avere altre due camere aggiuntive che servono a fare stazionare un certo numero di tonni qualora il banco fosse tanto grosso da non poter essere contenuto nella camera della morte. La
mattanza è un incredibile incrocio tra tecniche di pesca empiriche
ed elementi di La
mattanza ha il suo inizio con il saluto
alla tonnara: "Buongiorno tonnara" dice il rais a cui fanno
eco gli altri pescatori appena giunti nei pressi dell'isola. L'attesa
del pesce può anche essere molto lunga ed in tal caso il rais
lancia nella camera della morte una statua di S. Antonio da Padova,
protettore della tonnara. "Sei
tu il protettore della tonnara!" o
dentro tu, nella rete... o dentro i tonni! Ti rimetteremo al tuo posto
in chiesa quando la rete si sarà riempita!! E'
in questo gesto ed in queste parole
E' un infallibile lavorio di reti che si chiudono come trappole dietro i pesci, attratti verso la morte da pezze colorate che si muovono innanzi a loro, talvolta persino da sommozzatori che si immergono a rischio della propria vita (i tonni pesano anche 500 chili ed è facile immaginare le conseguenze di un colpo di coda) obbedendo ad un ordine impartito dal rais. Alla fine del loro ultimo viaggio i pesci si trovano chiusi nella camera della morte ed è a questo punto che questa viene issata. I tonni, nel tentativo disperato di raggiungere la salvezza, spiccano balzi altissimi e approfittando di questi incredibili lanci i pescatori che circondano la camera della morte, li arpionano facendoli piombare sul fondo delle loro barche. E' la trappola finale, l'ecatombe che tinge il mare di rosso. E' la crudeltà di un rito antico, la sfida dell'uomo al mare lanciata, un tempo, come unica possibilità di sopravvivenza per intere popolazioni rivierasche. Ma quanto poco è crudele la crudele mattanza che odora di sangue, rispetto ai moderni sistemi di pesca che non danno scampo alla preda ovunque questa si trovi.
Pur avendo avuto sicuramente un'origine più antica, forse fenicia, è attribuì i Arabi la complessa tecnica di impianto della tonnara. La valenza economica del settore non ~ ai Normanni ed alle successive classi regio-nobiliari, che vollero un diritto di sfruttamento direttamente regio delle tonnare, lasciando ai privati soltanto le strutture di minore importanza. Questo però certamente costituisce una spiegazione del moltiplicarsi delle tonnare tra il '400 e il '500, i privati che volevano ancora impegnarsi nel settore erano di fatto obbligati ad investire i la costruzione di nuove strutture. Un
viaggio nella memoria delle tonnare siciliane si trova nell'inserto
dedicato alle Seguiva la tonnare dell'Orsa di cui sempre modesto è stato il prodotto. . Poco più avanti si vede, ben conservato, il malfaraggio della tonnara di Scopello; nel 1860 essa era nelle mani dei Gesuiti e del monastero trapanese del SS. Rosario che aveva come "dependance" la tonnarella dell'Uzzo oggi inserita nella riserva dello Zingaro. Proseguendo verso Trapani, nel golfo di Cofano, si trovava un'altra tonnara - proprietà degli Stella duchi di Castel di Mirto che pare fosse piuttosto pescosa ma tenuta inattiva per non turbare altra tonnara che apparteneva agli stessi.
La
costa verso Siracusa era ricca di tonnare, alcune delle quali sono rimasti
in esercizio fino ad anni recenti fra queste una delle più fruttuose
era quella di Subito
dopo Siracusa veniva la tonnara di Santa Panagia, mantenuta attiva S'
agli anni Passalo
Finale, una tonnara si trovava accanto a Cefalù (suggestivi i
ruderi attorno a Termini Imerese (una vicino alla rocca di San Giovanni,
altra alla foce del S. Leonardo,
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