Studiati da Aristotele i tonni sin dall'antichítà avevano una notevole valenza commerciale ed hanno costituito un elemento importante dell'alimentazione mediterranea. Quello che sappiamo di questi piccoli giganti del mare. Spesso con il nome generico di tonno si individuano specie molto diverse tra loro tanto da doversi classificare in due distinte famiglie, quella degli Sgomberomoridi e quella dei Tunnidi. Alla prima appartiene la specie comunemente denominata palamita (Sarda sarda), un pesce abbastanza comune nel Mediterraneo che può raggiungere la lunghezza di un metro ed un peso di circa 10 chili. Viene normalmente catturata con reti da posta (palamitare), con ami al traino e con le proibitissime reti a strascico, uno strumento devastante per l'ambiente marino, in quanto per nulla selettivo, e capace di estirpare da vaste aree le praterie di posidonia, pianta- superiore tipica del Mediterraneo, producendo danni incalcolabili al ricchissimo e delicatissímo ecosistema che questa pianta mantiene. Tra i tonni propriamente detti, tipici del Mediterraneo sono il tonno comune o tonno rosso (Thunnus thynnus), il più grande con i suoi tre metri di lunghezza ed un peso che può superare i 500 chili; il tonno bianco (Thunnus alalonga), con un peso che normalmente si aggira sui tre chilogrammi ma che potrebbe raggiungere i 50 chili; con i suoi 20-25 chili la bonita (Euthynnus pelamis); il tonno tonnina o tonnetto (Euthynnus alletteratus), con una lunghezza che può raggiungere il metro ed il tambarello (Auxis thazard), il meno pregiato della famiglia dei Tunnidi per il sapore oleoso della sua carne. Sulla biologia, sulla distribuzione, e sulla provenienza dei tonni si è discusso molto sin dall'antichità, tanto che persino Aristotele si applicò nello studio di questi animali lasciandoci molte interessanti osservazioni sul comportamento di questi pesci che sin da allora avevano una notevole valenza commerciale. Il Parona ( 1919) ebbe a scrivere: 'T perch'eglí è Aristotele bisogna credergli ancorchè dica menzogna". Ed in effetti l'opera di Aristotele contiene, accanto ad ipotesi fantasiose, anche osservazioni esatte che a tutt'oggi sopravvivono come dati acquisiti. La provenienza dei tonni del Mediterraneo rappresenta uno dei misteri del mare ancora non del tutto risolti, essendo ormai naufragata definitivamente la credenza che i tonni non siano animali tipicamenti mediterranei ma che in questo mare giungano attraverso lo Stretto di Gibilterra dall'Atlantico. E' invece ormai assodato che i tonni siano in grado di riprodursi anche nel Mediterraneo anche se è certo che molti esemplari, normalmente di dimensioni più grosse di quelli autoctoni, penetrino dallo Stretto di Gibilterra. In passato l'ipotesi che il tonno del nostro mare fosse di esclusiva provenienza atlantica era suffragata dall'osservazione del tipo di ami tipicamente utilizzati dai pescatori dell'Atlantico che rimanevano conficcati nella bocca di alcuni esemplari pescati in Mediterraneo. I tonni penetrati nel Mediterraneo seguivano, secondo questa ipotesi, le correnti, compiendo un percorso stabilito. In effetti, a partire dalla seconda metà di aprile, grossi tonni sessualmente maturi, seguendo la corrente che dall'Atlantico si insinua nello Stretto di Gibilterra, penetrano nel Mediterraneo. La corrente si riscalda progressivamente ed aumenta la sua velocità sotto l'azione dei venti che spirano da Ovest. Quando il letto della corrente si restringe tra l'Africa e la Sardegna e nel Canale di Sicilia, i pesci si disperdono seguendo le ramificazioni della corrente in tutte le ramificazioni verso le coste. Il numero di esemplari che giungono nel Mediterrano è direttamente propozionale alla massa d'acqua che penetra dallo Stretto di Gibilterra. Ma perchè i tonni seguono questa corrente? E' op-, portuno per rispondere a questa domanda fare un accenno ad alcune caratteristiche biologiche di questi pesci. I tonni sono eccellenti nuotatori ed utilizzano questa loro capacità per predare continuamente altri pesci. Questa caratterìstica crea un circolo vizioso che spinge questi animali a nuotare in continuazione per cercare nuove prede consumando una notevole quantità di energia, compensata dalla loro straordinaria voracità che li spinge ad alimentarsi con una quantità di cibo giornaliera pari a circa il 25% del loro peso. Ma una delle caratteristiche biologiche più interessanti del tonno è la capacità di mantenere la propria temperatura corporea più alta di quella dell'acqua di 3/12 gradi. Non possedendo particolari strutture di protezione ed isolamento termico i tonni sono costretti sia a mantenere il proprio metabolismo alto nutrendosi abbondantemente, come ho già detto, e quindi a compiere lunghe migrazioni alla ricerca delle prede, sia a ricercare acque più calde in cui sia possibile un minore sforzo metabolico per la termoregolazione. Le correnti che provengono dall'Atlantico trasportano grosse quantità di plancton, alimento base di altri pesci che costituiscono la dieta principale dei tonni i quali seguendo questa zoocorrente attratti dalle acque più calde, penetrano nel Mediterraneo. Qui, dopo essersi riprodotti, riprendono a cacciare attivamente per compensare il dispendio energetico dovuto alla riproduzione, ed al lungo periodo di digiuno che la precede causato dalla compressione dell'apparato digerente ad opera delle gonadi. Dopo di che alcuni esemplari ritornano all'Atlantico mentre altri si soffermano ancora nel Mediterraneo. Aree di riproduzione del tonno si trovano praticamente in tutto il Mediterranneo. Dopo la schiusa, che avviene a circa 48 ore dalla deposizione, i tonni si accrescono ad una velocità straordinaria raggiungendo in un solo anno un peso di 4/5 chili. Nel Mediterraneo è possibile trovare esemplari di 6,7 anni che raggiungono il peso di 80/90 chili, dopo di che i tonni tendono a migrare verso l'Atlantico seguendo una controcorrente per attingere alle maggiori risorse occeaniche in grado di garantire il soddisfacimento del loro enorme fabbisogno metabolico. |