La pubblicazione francese del saggio di Isidoro La Lumia sugli Ebrei siciliani (Histoire de l'expulsion des juifs de Sicile, Paris, Allia, 1992)

La Sicilia, conquistata all'Islam dagli AghIabiti durante la dinasta Abbasside, dal 909 fino alla conquista normanna fece parte dell'Afrìqia fatimida. Sciiti o fatimidi o ismailiti erano i seguaci del contestato califfo Alì ibn Abi Tàlib, sposo di Fatima, figlia di Maometto. Alì fu assassinato nel 661 e da quell'anno prese a dipanarsi la tela della rivincita fatimita contro le dinastie Omayade (661 750) e Abbasside (750-1258) fino all'avvento, nel 909 appunto, del primo Califfo fatimita, Ubayd-Allàh. I siciliani ebbero la ventura di godere del la versione, più raffinata intellettualmente, più tollerante religiosamente, più radicale politicamente, che l'Islam nei suoi
innumerevoli rivolti, ad oriente e ad occidente di Bagdad, avesse proposto di sè. La tolleranza religiosa, nonostante la jihad (guerra santa contro il kafir, l'infedele, o travaglio interiore verso Dio), era una componente importantissima del credo islamico, sunnita o sciita ("non vi sia costrizione nella fede", la ikraha fi 'Idin, recita un verso del Corano). Cristiani o ebrei nei territori islamici venivano generosamente tollerati, purchè pagassero la gisia, un testatico imposto ai dhimmi, alla comunità di infedeli ospitate nella Casa dell' Islam. Una tolleranza accorta, vigile per i temibili cristiani, distratta per i disprezzati ebrei che, comunque, per quanto ridicoli o vili agli occhi del mondo islamico, dovevano portare sugli abiti dei distintivi speciali di colore giallo (diventerà una " rotella rossa" per gli ebrei della Sicilia cristiana). L'unico massacro antisemita che si conosca è quello spagnolo di Granada del 1066, da attribuire "a una reazione della popolazione musulmana contro un potente ed esuberante visir ebreo", (B. Levis The Jews of Islam Princeton University Press, 1984) ma che, per quanto abominevole, non incrina l'immagine di larga tolleranza goduta dagli ebrei nell'Islam e nella Sicilia araba, in particolare. Terra senza crociati è stata definita la Sicilia dei secoli XI-XIII che videro le forze cristiane armate alla riconquista di Gerusalemme. I cristiani partivano dalla Francia o dalla Sassonia contro l'Islam e strada facendo provavano il filo delle anni sui "deicidi" ebrei delle contradeeuropee: 1096,1146,1188,1236, 1309, 1320, 1336, 1347-8 (la grande peste), 1380 in nome di Cristo o per la fame o contro gli untori si trucidavano intere comunità ebraiche. La Sicilia e, ancorpiù, il meridione d'Italia sconoscono, almeno fino al XIV secolo, i progrom antiebraici. Anzi, un aneddoto, raccontato da Ibn al
Athir, ci fa sapere che Ruggiero I alla richiesta di partecipazione ad una crociata pare che dicesse: "Or, suppostoch'essi [i crociati] conquistino il paese e ne rimangan padroni, il commercio delle vittuaglie passerebbe nelle mani loro da quelle de' Siciliani, ed io perderei , a vantaggio loro, ciò che mi toma ogni anno sul prezzo dei grani". L'undicesimo secolo e oltre è il tempo "when Sicily and Southern Italy were the very hub of Mediterranean, the center of its industry, trade, shipping and finance ... Sicily and Southern Italy, together with Tunisia, were the Manchester and Lancaster of the High MiddIe Ages" (S.D. Goithein, Sicily and Southen Italy in Cairo Geniza documents in "Archivio Storico della Sicilia Orientale", 1971). La Sicilia officina ed emporio del mondo controllato dagli Ebrei siciliani e dai mercanti maghrebini. Chi voleva esportare la seta, i prodotti di cuoio, i formaggi, il grano prodotti in Sicilia non poteva dimenticare il ruolo degli ebrei, non poteva calcarvi sopra la mano, neppure in nome di Cristo. Le giudecche ebraiche tenevano le chiavi dell'import - export di tutto il Mediterraneo e delle spezie indiane. "La tolleranza, la concordia reciproca tra uomini diversi di culto, ma abitanti patria medesima, risultò naturalmente
dagli ordini del nazional principato che fondarono i Normanni in Palermo; la persecuzione arbitraria e violenta arrivava da fuori, per quell'avverso destino onde la corona dell'isola ebbe a riposare sul capo di re stranieri e lontani". Così scriveva nel 1867 Isidoro La Lumia che da tempo, dopo le disillusioni risorgimentali, andava costruendo il suo regionalismo, "quell'egoismo insulare, che, urtato e inasprito, diviene santo e legittimo orgoglio". Il regno di Guglielmo il Buono (1166-1189) realizza l'età dell'oro della storia siciliana ed è una conferma - per Isidoro La Lumia - del fatto che in Sicilia "il bene è pianta spontanea, il male è stato quasi sempre alieno ed esotico innesto". E così dopo la fine della dinastia degli Svevi e l'arrivo degli Angioini, benedetti e sorretti finanziariamente dal Papa, prenderà avvio la vessazione aperta che continuerà sotto gli Aragonesi e culminerà con gli Spagnoli fino all'editto reale del 1492. Nonostante la protezione accordata della casa d'Aragona agli ebrei, per certo sappiamo di gravissimi tumulti popolari contro gli ebrei siciliani nel 1339 a Palermo, nel 1373 a Trapani, nel 1392 in tutta l'isola. E poi, in occasione sempre delle celebrazioni pasquali e del venerdì santo che era il giorno della "rivincita" di Cristo assassinato dagli ebrei, nel 1413 a Polizzi e nel 1455 a Taormina. Ma è il secolo spagnolo, il XV, quello in cui si scatenerà tutta l'intolleranza cattolica contro gli ebrei. Nel 474 a Palermo, Sciacca, Monte San Giuliano, a Modica con trecentosessanta ebrei assassinati, a Noto, e ancora, nel 1481 a Mineo, nel 1484 a Marsala, nel 1486 e nel 1487 a Sciacca, nel 1491 ad Agrigento, Sciacca, Siracusa e Castiglione. Qualche comunità andava organizzando espatri clandestini che puntualmente fallirono. Nel 1492 la Santa Inquisizione che, rifugio e contraforte del riottoso potere baronale, per tutto il tempo della sua istituzione in Sicilia, operò soltanto per alleggerire le tasche degli ebrei, fece emanarel'editto dello "Sbando" contro quarantottomila ebrei che popolavano le 60 giudecche dell'isola (il calcolo del numero degli Ebrei in Sicilia al 1492 è di Giovanni Modica Scala, Le comunità ebraiche nella contea di Modica, Modica 1978). Gli ebrei non tomeranno più in Sicilia: l'isola non è più stata il centro del mondo dopo la fortunata esperienza di arabi, normanni e svevi. Il saggio di La Lumia, nonostante gli anni trascorsi dalla sua redazione, non è invecchiato: a parte qualche dettaglio l'impostazione resta va
lidissima.