Tra scienza e mitologia l'antica iconografia del vulcano
La maggior parte delle immagini è tratta da libri di viaggio di "visitatore" stranieri e quindi stampate fuori d'Italia e testimoniano l'interesse che nei secoli precedenti il Vulcano suscitava nel mondo dei viaggiatori colti, che nonostante le difficoltà di raggiungere il sito, (certamente superiori a quelle oggi di moda tipo " Avventure nel mondo") lo inserivano nel loro "Grand Tour". Le prime rappresentazioni dell' Etna, in genere collegate alla elaborazione delle prime carte geografiche; tendono ad enfatizzarne le dimensioni rispetto al contesto geografico generale dell'Isola; si tratta di una geografia "fantastica" ancora influenzata dalla mitologia e dai simbolismi da essa diffusi (il fuoco, le forze ctonie, il mistero dell' officina di Vulcano, gli inferi, ecc. ). A partire dal Settecento, scrive l'autore, specie nella seconda metà, inizia un diverso modo di lettura dei Vulcano e dei suoi fenomeni. Maggiore attenzione è posta nella descrizione dei paesaggio e di taluni aspetti che potrebbero definirsi etno-antropologici. Soprattutto nella monumentale opera di Jean Houel, per la prima volta vengono descritte in maniera specifica delle colate laviche, introducendo un criterio " scientifico" che avrà maggiore fortuna nel secolo successivo. Infine nell' ottocento, il gran numero di viaggiatori che affronta lo studio dell' Etna dà luogo al terzo ed ultimo modo di osservarne i fenomeni. Si tratta adesso di far conoscere gli aspetti specifici delle eruzioni secondo un' impostazione moderna che tiene conto dell' avanzamento della scienza grazie a studiosi di vaglia quali il nostro Mario Gemmellaro o il tedesco Sartorius Von Waltershausen ".
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