Prosegue
il nostro viaggio per scoprire la Sicilia "nascosta" e visitiamo
Militello in Val di Catania. Un grosso centro che offre al visitatore
un ricco patrimonio artistico, nonché interessanti aspetti paesaggistici
e archeologici.
Al
di fuori di qualsiasi itinerario turistico, come spesso capita per comuni
ricchi di cultura e di arte non meno di quelli più noti, Militello in
Val di Catania sorge su un colle a circa 48 Km dal capoluogo. Si raggiunge
seguendo la Statale 385 a partire dal Ponte Primo Sole in direzione Scordia.
La segnaletica indicherà poi di girare a sinistra lungo una strada che
si inerpica, tortuosa su un colle. Quando cominciano a notarsi distese
di piante di fichi d'India che, a tratti, quasi aggrediscono la strada,
si sta per arrivare in paese. Il primo impatto è sicuramente deludente.
Palazzi incompleti e case certamente abusive, interrompono subito la piacevole
sensazione di campagna, che le piante di fichi d'India avevano suscitato
arrivando. Malgrado ciò Militello è un paese che vale la pena di scoprire
per le sue intricate vicende del passato che lo hanno arricchito
di un patrimonio artistico non indifferente. Vi si contano 22 chiese,
una ventina di palazzi oltre che sculture e opere pregevoli all'interno
di essi. Per rendersi conto della sua storía bisogna inoltrarsi nel cuore
del paese. Si avrà subito, l'idea di trovarsì di fronte ad un patrimonio
artistico "non integralmente conservato" ed inoltre "vissuto"
inconsapevolmente, con indifferenza, dalla gente del
Un
momento della vita del paese |
posto.
Le piazze sono strapiene di anzianí, pochissimi ragazzi, nessuna donna.
Se ne incontrano dopo, nei tranquilli vicoletti, sedute a cucire o a chiacchierare
davanti la porta di casa, al riparo da occhi indiscreti, in un'atmosfera
d'altri tempi. I panni stesi nelle piazzette più interne o su fili che
congiungono i balconi nelle caratteristiche stradine sono parte integrante
del paesaggio di Militello. Il nome di questo paese, secondo l'ipotesi
più attendibile, pare derivi da "Militum Tellus" che significa
"Terra dei soldati" e risale al periodo in cui i Romani, guidati
dal console Marco Marcello, preparavano l'attacco per la conquista di
Siracusa. Sul colle organizzarono il loro quartier generale. Siracusa
fu poi in mano ai Romani nel 212 a.C. ma già i soldati romani avevano
familiarizzato con i contadini del posto creando così il primo nucleo
di paese. Dopo il periodo arabo, con l'arrivo dei Normanni (1071) inizia
la storia documentata del paese che diviene un centro feudale di notevole
importanza dal punto di vista commerciale, religioso e culturale fino
a tutto il XVIII sec., grazie alla sua posizione strategica tra Noto e
Catania, e al "governo" di alcuni mecenati di artisti e letterati.
Le famiglie che si sono succedute sono quelle dei Barresi prima, e dei
Branciforte, dopo. I primi discendono dalla ducea francese di Bares e
furono signori di Militello dal 1308 al 1567. I Branciforte, la cui origine
pare si deve ad un valoroso soldato di nome Obizzo, furono
signori di Militello fino al 1812 anno un cui fu abolita
la "feudalità". In Militello la dimora dei Barresi e dei Branciforte,
fu il Castello, ingrandito, distrutto, ricostruito, restaurato diverse
volte nel corso dei secoli e del quale attualmente si può ammirare l'unica
torre circolare rimasta. Basta scendere fino al 'Largo Del Castello".
Fu tra queste mura che si consumò una tragedia di gelosia che ebbe come
protagonisti, donna Aldonza Santapau, sospettata ingiustamente di ínfedeltà,
e il marito Pietro Barresi. Quest'ultimo in preda all'ira, scaraventò
la moglie nel pozzo del Castello e l'uomo che pensava fosse l'amante,
dall'alto di una delle torri. Da questo fatto realmente accaduto, scaturiscono
credenze e leggende varie. Pare, infatti, che durante le notti buie e
piovose non sia consigliabile girare intorno al castello se non ci si
vuole imbattere nel fantasma di Pietro Barresi o sentire ancora le grida
della povera Aldonza.
Il perimetro e le mura del Castello Barresi-Branciforte, sono state,
col tempo, selvaggiamente assaliti da diverse abitazioni ma sono ugualmente
individuabili. Al suo interno, accoglieva una biblioteca con circa 10.000
volumi voluta da Francesco Branciforte marchese di Militello al quale
si devono grandi e mirabili opere. Grazie a lui nel 1605 arrivò l'acqua
in paese in seguito alla canalizzazione della sorgente Zizza. Fu un grande
L'unica
torre circolare del castello dei Branciforte sopravvissuto al terremoto
del 1693 |
evento
che ispirò diversi scrittori. L'arco del Castello immette in un largo
in cui si trova una magnifica fonte: la fontana della Zizza.
E' del 1607 e raffigura la Ninfa Zizza, in alabastro, di cui parla
il Carrera in una sua opera. Al marchese di Militello, Francesco Branciforte
si deve inoltre la costruzione della Chiesa e annesso convento di San
Benedetto che ha resistito al terremoto del 1693 ed oggi è sede del
Municipio. Agli inizio del 600, il Branciforte riuscì a fare inaugurare
in paese, la prìma tipografìa in assoluto, facendo arrivare i singoli
pezzi dal Nord Italia. Un fatto di notevole rilevanza per un centro feudale
quale era Militello. E c'è ancora la piccola grande tipografia che pubblicò
un trattato sugli scacchi, scritto dal Carrera, nel 1617. Fu quello il
periodo in cui Militello ebbe una raccolta sistematica di tutte le leggi
e le consuetudini vigenti, voluta sempre dal Branciforte. Bisogna ancora
inoltrarsi lungo le stradine strette con l'antico lastricato per scoprire
la Chiesa delle Anime
del
Purgatorio situata in un punto da cui si può ammirare un magnifico
panorama e, di solito, una fila di panni stesi fra due lampioni.
Da non dimenticare assolutamente la visita alla chiesa di S. Maria
La Stella detta la
"Vetere" per distinguerla da quella nuova ricostruita dopo
il terremoto del 1693. E' immersa in una valle ricca di agrumeti. Si intravede,
invitante e misteriosa, dall'inizio di una stradina di campagna. Le origini
sono incerte. Il più antico documento che fa riferimento alla sua esistenza
è del Re Ruggero "il Normanno" e risale al 1117; da esso si
deduce che doveva essere in funzione già alla fine della dominazione bizantina.
Di certo
Nella
foto si intravede invitante e misteriosa la chiesa di S. Maria La
Stella |
nel
1500 fu ultimato uno splendido portale di grande pregio che raffigura
la Madonna col Bambino. L'autore non si conosce anche se gli studi
fatti portano ad attribuirne la realizzazione allo scultore carrarese
G.B. Mazzolo. In seguito al terremoto la chiesa perse due navate. Rimangono
quella di destra e la facciata col portale . Grandi e importanti opere
al l'interno della Chiesa furono salvate dai devoti e trasferite, per
fortuna, all'interno della nuova Chiesa Santa Maria La Stella;
come, tra l'altro, i sepolcri dei Barresi e soprattutto una mirabile
ceramica che secondo la tradizione sarebbe stata portata da Giovanni Battista
Barresi al ritorno da un suo viaggio. Egli, passando dalla Toscana l'avrebbe
acquistata alla bottega dei Della Robbia e secondo gli studi di
esperti pare sia opera proprio di Andrea Della Robbia più che di
allievi della sua scuola. Rappresenta la Natività di Cristo ed i colori
predominanti sono il bianco e il turchino. La ricostruzione di Militello
fu molto lenta, dopo il terremoto del 1693
quando l' 11 Gennaio nelle prime ore del pomeriggio, gli abitanti, come
dice una filastrocca locale, finiscorno "cu sutta li petri, cu sutta
li mura". La nuova Chiesa di Santa Maria La Stella fu ultimata intorno
al 1741. Si affaccia imponente, ancor oggi, su un'ampia piazza con un
singolare campanile completamente staccato che fiancheggia la facciata
in stile barocco. Molto bella anche la Chiesa di San Nicolò, costruita
La
tipografia fatta inaugurare nel 600 da Francesco Branciforte |
su
un'omonima chiesa preesistente al terremoto. Nel corso dei secoli si sono
protratte accese guerriglie tra le due parrocchie che hanno portato alla
definizione di Militello, da parte del Vescovo Morana, nel 1872, come
il paese "più irreligioso" di tutta la diocesi. Ancor oggi è
facile avvertire una certa rivalità tra gli abitanti appartenenti all'una
e all'altra parrocchia. La passeggiata per Militello deve proseguire attenta
perché molte altre opere parlano al visitatore
di passato. Si incontrano un'infinità di grandi palazzi con balconi sorretti
da maschere grottesche e portoni alti e decorati, tutti elementi appariscenti
del fascino architettonico di questo centro. Ed è molto piacevole girare
i quartieri più interni dove il tempo sembra essersi fermato. Strettissime
strade e piccole case dalle quali emergono a sfida del tempo e degli eventi
grandi cupole di chiese. Numerose
La
chiesa del Calvario da dove è possibile godere un magnofico
panorama |
testimonianze
di come il paese sia stato fiorente ci giungono anche dagli scritti di
uomini illustri e dalle opere di architetti e scultori che abbellirono
e arricchirono la propria città natale. Pietro Carrera (15731674) scrittore
che illustrò il suo paese natale con amore; tra le sue opere è da ricordare
"La Zizza", un idillio pastorale definito da B. Croce il più
fresco idillio del 600 siciliano. Filippo Caruso (1593-1671) attento cronista
del suo tempo,
e storico. Antonino Scirè (1695-1788) architetto impegnato nella ricostruzione
di Militello dopo il terremoto del 1693. Sebastiano Guzzone, (1856-1890)
grande pittore. Vincenzo Di Natale (1781-1855) storico, studioso, accorto
politico. Salvatore Maiorana (1824-1897) economista e politico. Durante
la passeggiata per Militello, è proprio il caso di soffermarsi in qualche
bar ad assaggiare dolci tipici come i "cassatiddini" o i "mastrazzola",
la "mustardina", i giammelli ". A riprova di un intreccio
di storia, tradizioni, leggende e devozione, sono da seguire le suggestive
celebrazioni religiose che si svolgono l'8 Settembre in onore della Madonna
della Stella, e il 18 Agosto in onore del SS. Salvatore. I quartieri più
nuovi di Militello sorgono più a Nord dove pian piano tende a spostarsi
l'abitato quasi a indicare un taglio netto coi passato.
Escursioni archeologiche da non perdere
Il territorio
di Militello e le zone circostanti sono caratterizzati da una grande varietà
di situazioni: altipianí, valli dai pendii più o meno rigidì, profonde
incisioni. Ciascuno dì questi luoghi assume notevole rilevanza dal punto
di vista archeologico poiché testimonia l'esistenza di antichissimi insediamenti
umani.
La Valle dell'Ossena
Il Fiume Ossena costituisce
il confine Sud del territorio di Militello e lambisce zone di grande interesse
archeologico-culturale. Vi si trovano, infatti, tracce di varie culture,
dal paleolitico fin quasi ai giorni nostri, sia pure rappresentate da
minuti frammenti di pietra e di cocci. Seguendo sentieri si può arrivare
su una collina dove è ubicato il castello di Oxina e qui si possono visitare
numerose necropoli, gallerie e grotte paleolitiche.
La Valle del Loddiero
I costoni della vallata sono piene di tombe a grotticella e grotte ad
abitazione. Si notano immense grotte che scendono sotto Santa Maria La
Vetere.
Contrada Bugiarca
Interessanti affioramenti di roccia ricca di conchiglie fossili. Costituivano
in tempi remoti una strada naturale in roccia fluviale.
C.da Santa Barbara,
C.da Piano Cava dei Monaci,
Piano Sanzà
Queste zone sono divise da profonde incisioni costituite dai Torrenti
Gallotto, Lembasi, Loddiero e Carcarone. Vi si trovano tombe a camera,
abitazioni rupestri e cappelle ipogee bizantine oltre che una serie di
antiche ville e palazzine ormai in stato di abbandono, di notevole valore
architettonico.
C.da Ciaramito
Da visitare i ruderi del "Conventazzu", un vecchio convento
rurale con resti d'età antiche.
C.da Castelluccio
Vi si trova la bellissima Necropoli Castellucciana e si possono osservare
suggestive panoramiche delle gole del Calcarone. E possibile visitare
la cinquecentesca chiesetta del SS, Crocifisso del Franco i cui affreschi
sono stati vandalizzati. In generale vale la pena ricordare altri aspetti
delle zone suddette come ad esempio la presenza di un certo numero di
antichi mulini ad acqua lungo i torrenti più importanti e alcune case
rurali, nonché un insieme di gallerie scavate nella roccia a valle di
Santa Maria Della Scala che rappresentano un punto di captazione di un
acquedotto arabo. Chi vuole seguire itinerari archeologìcí dettagliati
può richiedere al Comune l'opuscolo "Itínerari Archeonatura".
Terziario
avanzato per trainare l'economia
Disoccupazione
giovanile, agricoltura statica, risorse turistiche non valorizzate e,
soprattutto un'incultura allo sviluppo che caratterizza la classe giovanile,
sono questi le maggiori problematiche del comprensorio Mentre le vie per
lo sviluppo vanno senz'altro individuate nella valorizzazione e commercializzazione
delle produzioni tipiche, conservazione e valorizzazione del corposo patrimonio
architettonico, monumentale e paesaggistico, miglioramento della qualità
della vita, iniziative che necessitano di mezzi avanzati che potrebbero
essere forniti da giovani in cerca di occupazione, appositamente addestrati
e indirizzati. E necessario finalizzare a tali obbiettivi le azioni
di tutte le forze politiche sociali ed economiche del paese realizzando
un coordinamento operativo, capace di verificarne costantemente i risultati.
E in ciò coinvolgere anche il sano antagonismo costruttivo della
gente locale . Per esempio, a detta di tanti, il Vescovo di Caltagirone
ha commesso un'errore nell'unificare le due parrocchie, quella di San
Nicolò e di S. Maria La Stella con un unico parroco. Perché viene meno
quella competitività che aveva portato alla realizzazione, da parte dei
privati, del ricchissimo Museo di S. Nicolò e di uno analogo a S. Maria
La Stella. Un certo risentimento traspare dai numerosi intervistati a
tal proposito. Chissà a quale delle due parrocchie appartengono.
Dove
mangiare
Dopo la scarpinata necessaria per gustare le bellezze di Militello, potrete
gustare ottimi piatti locali presso i ristoranti locali, Vi serviranno
piatti difficili da dimenticare che innaffierete con del buon vino locale.
I sapori della salsiccia e della carne sul fuoco, della ricotta fresca,
dei formaggi e del buon vino vi seguiranno per parecchie settimane.
Cosa
comprare
Ricchissime le produzioni di dolci locali. Vi consigliamo di prenotarli
telefonicamente se non volete ritornare a casa a mani vuote, visto che
li preparano a richiesta freschissimi. Cassatiddini, torroncíni morbidi,
persino panettoni e colombe pasquali di produzione locale, sono
tra i tanti prodotti tipici che potrete scegliere. Vi consigliamo un assaggio
di tutto, ne vale sicuramente la pena. Da non perdere l'acquisto di carni
fresche o ínsaccate e di prodotti caseari.
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