Nella tradizione contadina nicosiana l’uccisione del maiale avviene nella settimana a cavallo della festa di S.Antonio Abate che cade il 17 gennaio. La massara, dopo aver predisposto ogni cosa per il recupero delle interiora, ha come urgente preoccupazione quella della raccolta del sangue del suo maiale (lo ha cresciuto con cura e amore) per trasformarlo nel più gustoso dei suoi dolci. In una mano la pentola o un secchio, nell’altra una paletta di legno, si avvicina allo scannatore e, man mano che il sangue esce lo fa scorrere nel recipiente e con la paletta lo gira di continuo, per evitare che faccia troppi grumi; attenta per non farlo versare dai movimenti scomposti del maiale morente, aspetta di raccogliere il più possibile. Essa sa che, una volta trasformato, sarà gran festa per i raffinati palati dei suoi cari e anche degli amici. Mentre ogni altro partecipante alla festa (a Nicosia è festa nella famiglia dove si uccide il maiale e un detto popolare recita così:"chi se marida sta contento n giorno, chi mazza o porco sta contento n’ano", chi si sposa sta contento un giorno, chi uccide il maiale sta contento un anno) dà una mano per pulire e quindi appendere ad asciugare le due metà del maiale, la massara continua a girare il sangue fino a completo raffreddamento; dopo di che lo copre e lo mette da parte. E’ lei, la padrona, che deve preparare la frittata di carne per il pranzo. Se non è stanca, la sera, più spesso la mattina, è pronta per fare il "sangonao". Stessa quantità di sangue (preventivamente colato) e di latte versati in una pentola a sua volta immersa in una più grande contenente acqua in quantità sufficiente e tanto da non debordare; una quantità di zucchero che addolcisca al punto giusto; una manciata di chiodi di garofano e cannella polverizzati. La pentola sulla brace e la solita paletta in mano per girare in continuazione onde evitare che il dolce si attacchi sul fondo. Fuoco lento e mano svelta a girare. Man mano che l’acqua riscalda, dalla pentola del dolce comincia ad uscire un vapore profumato che si spande per la casa e richiama i familiari. Dopo una decina di minuti alza la paletta e la fa gocciolare su di un piatto, ma le gocce scorrono liquide. Continua a girare. Dopo un altro poco rialza la paletta e la accosta alle labbra, ne prova il sapore; ha ancora sapore di crudo. Finalmente l’acqua è nella fase che precede l’ebollizione e il sangonao ha cambiato sapore, colore e consistenza: ha sapore di cotto e colore di cioccolato, consistenza tele che nel piatto le gocce non scorrono più. E’ pronto. Toglie la pentola dal fuoco, dà una ultima girata al suo dolce e lo distribuisce in tazze e piatti fondi, spolvera il tutto con chiodi di garofano e cannella e vi aggiunge dei pezzetti di cioccolato fondente. Appena freddo si potrà mangiare. La maestria sta nel fatto che la crema ottenuta non contenga grumi, sia della dolcezza giusta e fine e non abbia sapori prevalenti. Avrà la finezza e la consistenza di una crema del tutto simile alla nutella e si potrà mangiare col cucchiaio o spalmata sul pane. La nostra massaia ha vinto la sua scommessa; il sangonao è venuto perfetto e farà felici i suoi cari e nè riceverà i complimenti. "E’ ancora più buono dell’anno scorso" è il commento annuale del marito. Durerà non più di un paio di settimane perchè ogni pranzo e cena verrà concluso con la crema di sangue di maiale. C’è di che leccarsi le dita!