La 'vetustà' della cittadina di Troina è attestata dalla consistente presenza di numerosi siti archeologici che il suo territorio presenta. I più rilevanti sono senz'altro quelli di Monte Muanà, Picco San Pantheon, Monte Troina. Tra questi però, l'area che ricopre sicuramente di maggiore interesse è quella che ricade nelle pendici e nel versante sud-orientale del Monte Troina.

e questo per vari motivi :

  • è una delle aree più vaste

  • presenta i reperti e le 'emergenze' archeologiche più rilevanti

  • è omogeneamente fruibile e arredabile, presentando possibilità di contatto con altre e interessanti parti di territorio.

La suddetta zona presenta resti archeologici venuti alla luce, sistemati, ristrutturasti nelle seguenti campagne di scavi :

  • Anni 58 - 60: scavi effettuati dall'Istituto di Archeologia dell'Università di Catania

  • Anni 74 - 77: scavi effettuati dall'Istituto di Archeologia dell'Università di Messina

È stata studiata fondamentalmente da:

  • Cleofe Canale  'Engyon, ricerche di topografia antica nell'interno della Sicilia,1955

  • Elio Militello   'Scavi effettuati dall'Istituto di archeologia dell'Università degli studi di Catania 58-60, 1961

  • Giacomo Scibona 'Troina I : 1974-1977, nuovi dati sulla fortificazione ellenistica e la topografia del centro antico, 1979

  • Giuseppa  Ragusa 'Insediamenti antichi in territorio di Troina', 1995

Le rilevanze archeologiche individuate in quest'area sono:

  • Un impianto termale riadattato, in vari periodi, a luogo di culto. Si tratta dei resti di una antica terma romana, di cui si vedono le originarie pareti (alte 2, 20 metri) di quello che doveva essere un frigidarium, una stanza rettangolare poi adattata a chiesa basiliana nel X secolo e a chiesa della madonna della catena nel XVI secolo; più in basso rimangono solo tracce di pavimento di quello che invece doveva essere un tepidarium, del complesso termale, il cui funzionamento e la possibile ricostruzione architettonica è stata esaurientemente dedotta da Cleofe Canale nel suo 'Engyon'.

  • Un ampio tratto dell'imponente muro ellenistico di cinta della città che presenta diverse  tecniche di costruzione del muro a seconda dei tratti, diverse altezze e dimensioni delle pietre; ancora, collateralmente, è munito di canali di conduttura di acqua, da mettere in relazione con la sorgiva detta di 'rusuni' e con quella di 'parapià'. Il muro, con funzione di fortificazione della città, è rinvenuto nelle dimensioni di diverse decine metri e la parte visibile è composta di blocchi di pietra ben squadrata e ben connessa.

Buona parte però è del tutto interrata e andrebbe portata alla luce.

  • Una tomba a forno, nel rione Rusone : datata alla prima età del bronzo e attualmente ben conservata.

  • Un tratto di muro, vicino alla Chiesa della Catena, e superiore di centro metri dalla cinta muraria. Importante, anche se attualmente poco visibile, perché probabilmente è una rimanenza di una porta della cinta muraria.

  • Un edificio sacro, un tempio, di cui rimangono l'atrio, diversi vani, e alcune parti che sono state reinterrate per la conservazione, che potrebbe essere il luogo del Tempio delle dee madri della città di Engyon.

Non trascurabili sono i reperti rinvenuti nelle pendici meridionali del monte Troina, nel quartiere Corso:

  • Resti di un complesso edilizio, che fanno pensare a case di abitazione, sono state rinvenute tra le mura ellenistiche e il plesso di scuola elementare del Corso: constano di diversi ambienti e le tecniche costruttive e i materiali fanno pensare a una costruzione del I sec.d.c. Parte dell'edificio è attualmente interrata. 

  • Altri resti di case di abitazione sono presenti nell'area di fronte alla scuola elementare Corso: muri composti da grossi blocchi e tracce di ambienti vari databili al V sec.

I suddetti e  schematici dati localizzano una area che si presterebbe ad una delimitazione funzionale e fruibile di una parte dl patrimonio archeologico di Troina. Infatti, l'area dove ricadono i resti segnalati è già stata espropriata e sottoposta a tutela della sovraintendenza e del comune.Una adeguata sistemazione, con un minimo intervento di ripristino di quanto reinterrato e di valorizzazione di quanto è tuttora emerso, consentirebbe di avere un buon sito archeologico da offrire alla visita di quanti, interessati o turisti, amano le cose antiche. E, potrebbe, anche essere usato per altri scopi, sempre legati alla valorizzazione dell'area: spettacoli, iniziative di tipo didattico (analisi del periodo greco e romano). Ancora di più si potrebbe fare utilizzando l'edifico scolastico del quartiere 'Corso', adiacente all'area archeologica : allestimento di mostre, antiquarium, corsi di restauro, laboratori di produzione artistico-artigianale,etc. Una ipotesi di ulteriori campagne di scavo che potrebbero interessare l'area suindicata appare motivata in considerazione della 'questione' della antica città di  Engyon. Si è detto sopra che il ritrovamento dei resti di un edificio sacro nella contrada Rusone hanno fatto pensare al Tempio delle Dee madri che caratterizzò la storia della città scomparsa di Engyon. Non essendo sicura la identificazione con la odierna Troina, che solo una ulteriore ricerca di elementi archeologici potrebbe provare, una seria e consistente azione di scavo sarebbe auspicabile, perché sia il tempio delle dee madri che la città di Engyon, in una ipotesi di recupero e valorizzazione della storia locale, sono di notevole rilevanza storico-culturale. Sulla 'riscoperta' di Engyon si potrebbe costruire una 'politica culturale' capace di avere adeguatamente e verosimilmente un richiamo turistico. Ipotesi ancora più ragguardevole di valorizzazione del territorio può senz'altro essere quella della creazione di un vero e proprio Parco archeologico che assieme alle emergenze archeologiche sopra citate, includa la Necropoli di monte Muanà , il terreno su cui sorge il convento di san Michele.

  • La necropoli del Monte Muanà presente due tipologie di tombe: quelle indigene e quelle ellenistiche. Quelle indigene sono a forma di camerette  rettangolari; quelle ellenistiche sono di gran lunga più interessanti: sono locate presso Parapià e sono più di cento, peraltro di diversa tipologia funeraria (ad inumazione e ad incinerazione).

  • Numerosi reperti sono stati rinvenuti nel tempo e dovrebbero essere custoditi in qualche deposito comunale. Tutto il materiale ritrovato negli scavi del 58-60 è stato schedato da Elio Militello ed è riportato nella sua pubblicazione, che contiene, peraltro una scheda per ognuna delle 137 tombe della necropoli.

  • Inoltre, per il particolare materiale ritrovato (vasi attribuibili a colonizzatori greci-italici provenienti dalla Campania) presenta affinità con quella di Camarina, ben altrimenti valorizzata e nota.

La zona però è da tempo parte del complesso della Cittadella dell'Oasi e dovrebbe quindi appartenere all'istituto Oasi, per cui per farla diventare a tutti gli effetti fruibile necessiterebbe di una azione di recupero e di ristrutturazione e di un accordo ( o di un esproprio) con l'Ente proprietario, che ne permetta l'uso pubblico. Ma quello che appare più importante è la messa in mostra dei reperti trovati nelle campagne di scavo, possibilmente, come si diceva sopra, utilizzando i locali dell'edificio scolastico Corso: si abbinerebbe così la visione degli scavi a quella dei materiali rinvenuti. I materiali ritrovati sono di periodo siculo, romano e greco e constano di centinaia di reperti; statuine di notevole interesse), monete romane e greche, lucerne, ghiande fissile, sculture e terrecotte, frammenti di affresco, vasi, aghi, punteruoli, che permettono di identificare diverse età e periodi della storia greca e romana. Il grosso del lavoro in ambito di scoperte archeologiche risale, dunque, all'attività dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Catania, negli anni 58-60. Tale lavoro fu sollecitato dall'allora sovraintendente onorario di Troina,  Vincenzo Squillaci, che interessò la Sovraintendenza di Siracusa ad intervenire con una campagna di scavi presso Troina, presumendo fruttuosi ritrovamenti. Infatti, conoscendo la storia antica di Troina, e sapendo dei fatti di saccheggio che in tempi diversi , avevano portato a termine tombaroli locali, per conto di collezionisti troinesi e antiquari catanesi, Squillace si premurò di far intervenire le istituzioni preposte alla salvaguardia dei beni archeologici e con il consenso del sindaco Giuseppe Pettinato, riuscì a far compiere la prima e significativa attività di scavo a Troina, che la Sovrintendenza di Siracusa affidò all'Università di Catania. Solo che i risultati di quella campagna condotta negli anni 58-60, prontamente pubblicati da Elio Militello nel 61 che dovevano essere 'i primi di una campagna di ricerche regolari a Troina' , son a tuttora quasi gli unici, visto che in seguito non vi è stato alcun altro intervento, almeno da parte dell'Università di Catania; e, quelli seguenti, degli anni 70, non hanno fatto emergere risultanze di scavi e di ricerca, significativamente più importanti. Nel 74 la Sovraintendenza di Agrigento con l'intento di studiare l'ellenizzazione della Sicilia centro-orientale, sulla scorte delle ricerche precedenti, dà incarico a G.Scibona di effettuare una ricognizione della zona archeologica di Troina. L'intervento si traduce in una sistemazione di parte delle mura ellenistiche, di altre tre necropoli rinvenute in zona Muanà; sistemazione ulteriori avvengono nel 78 a vantaggio sempre del muro ellenistico e di altri punti della zona Rusone.