Il pesce spada (Xiphias gladius) è un pesce comune in tutti i mari e nel Mediterraneo si trova nello Stretto di Messina e nel canale di Otranto. Esso assume diversa denominazione dialettale nelle varie regioni italiane ad esempio emperator in Liguria, spadon nel Veneto, spateddu in Calabria mentre i giovani esemplari, in Sicilia, vengono chiamati puddicineddu, spatu-pulcinella e spatu-pucinello. Le documentazioni relative al pesce risalgono a tempi remoti, come testimoniano Polibio (260 a.C.), Strabone (24 d.C) e Silvio Italico (25 d.C). La caratteristica più evidente del pesce spada è senz’altro il lungo e robusto rostro appiattito, prolungamento del mascellare superiore, capace di trapassare il fasciame di una imbarcazione. Anche il mascellare inferiore risulta prolungato in avanti anche se molto meno del superiore. La spada del pesce spada differisce da quella appartenente ai pesci della famiglia affine degli Istioforidi perchè la sezione del rostro di questi ultimi risulta cilindrica e non appiattita. Il corpo del pesce spada è ricoperto di squame soltanto negli esemplari più giovani di dimensioni inferiori a 70 cm, superata questa misura iniziano a cadere. Rispetto agli adulti i giovani sono anche provvisti di piccolissini denti e di una singola pinna anale, che negli adulti diviene duplice. Il pesce spada ha un’unica pinna dorsale ed una pinna caudale bilova a forma di semiluna. Il corpo si presenta blu scuro sul dorso tendente al violaceo, mentre i fianchi e il ventre sono argentei. Possono raggiungere i 4 m. di lunghezza e il peso di 300 Kg. Il corpo affusolato, particolarmente idrodinamico, e la sua potente muscolatura, consentono al pesce spada di compiere grandi balzi fuori dall’acqua e di raggiungere elevatissime velocità di crociera, utili per catturare le prede di cui normalmente si nutre come cefalopodi, clupeidi e anguille ma anche tonni, pescecani ed altri grossi pesci pelagici che attacca con la sua spada.

Si tratta di un pesce generalmente solitario ma è possibile incontrarlo in coppia o anche in tre con predominanza dei maschi. Interessante l’atteggiamento del pesce spada in coppia, interamente finalizzato, fino all’estremo sacrificio del maschio, alla difesa della femmina e quindi delle uova che questa produce: se di una coppia di pesci spada viene catturato il maschio, la femmina fugge immediatamente mettendo in salvo sia se stessa che le sue uova; se è la femmina a divenire preda allora il maschio rimane in zona nella speranza di rivedere la propria compagna o, se ve ne sono le condizioni, nel tentativo di liberarla, divenendo spesso egli stesso facile preda. E’ poi molto forte l’amore filiale per cui è possibile notare piccoli esemplari che seguono la propria madre. Il periodo della riproduzione va da settembre a gennaio quando è anche possibile incontrare diverse migliaia di giovani esemplari (spadelli e spadotti), del peso di 3 o 4 kg, a pochi metri dalla superficie, nelle acque della costa settentrionale della Calabria e di quella orientale della Sicilia. Altre specie simili al pesce spada sono il marlin bianco (Tetrap-turus belone), il marlin blu (Makaira nigricans) ed il pesce a vela americano (Istiophorus americanus).

 

"Nel canale di Messina si fa la pesca del pesce spada, pesce di cinque piedi di lunghezza; la lama che porta all’estremità del naso, ha due piedi e mezzo di lunghezza per due pollici e mezzo di larghezza, e per quattro o cinque di spessore. Essa è così forte da sfondare una barca con un colpo di questo corno, che è così duro che il ferro lo scalfisce appena. Questa pesca si fa soltanto lungo la costa del faro, dopo la lanterna, vicino al porto di Messina, fino ai dintorni di Scilla. Vi sono otto, dieci o dodici barche destinate a tal uso.

In mezzo ad una di esse si alza un lungo albero, in cima al quale un uomo fa da sentinella, e guarda i segnali che gli fanno gli altri uomini, arrampicati sulle rocce della riva o sul castello di Scilla, da dove, osservando il mare quasi perpendicolarmente si vede dove è il grosso pesce che si cerca;l’uomo posto in cima al palo ripete i loro segnali e indica agli uomini che sono nel battello, con grida e termini derivanti dall’antico greco, i giri che fanno i pesci". (Jean Howell, Voyage pittoresque des isles de Sicilie, de Malta et de Lipari, Paris, 1782-87).

 

Questa descrizione regalataci dal pittore Jean Howell, ci indica come sia sempre stata forte l’attrazione per la pesca del pesce spada in tutte le sue forme compresa quella descrittaci da Hemingway nel suo Il vecchio e il mare. La grande e potente spada ha creato intorno a questo pesce un mito fatto di storie spesso inventate ma sicuramente alimentate dai reali pericoli che i pescatori, un tempo, erano costretti a correre nell’affrontare questa terribile arma per garantirsi una preda così ambita. Il sistema tradizionale di pesca del pesce spada è quello che utilizza un particolare tipo di imbarcazione la "feluca", dotata di una "antenna" alta circa 20 metri sulla quale trova posto una vedetta (attineri) con lo scopo di individuare il pesce. In Calabria la vedetta (vaddie) si apposta in cima agli strapiombi sul mare proprio come descritto da Jean Howell ma anche, molto tempo prima, da Aristotele (tinnoscopi), pronta a segnalare la presenza del pesce ad un’imbarcazione molto veloce (ontro) a bordo della quale sta una vedetta(farirotu) che recepisce le segnalazioni da riva o dalla feluca. A prua della feluca o dell’ontro vi è una lunga passerella sulla quale si trova il "lanciatore" che è anche il capociurma (patruni), armato di una fiocina (traffinera o zaffinera) dotata di un arpione e trattenuta da una fune assicurata alla barca. Senza differenze sostanziali, questa barca, è quella descritta da Eliano (De Historia Anima-lium). Quella con l’arpione è la tecnica di pesca del pesce spada più antica che si conosce come ci viene suggerito dalla testimonianza di Oppiano (180 d.C.). Essa si trasmette religiosamente da padre in figlio da innumerevoli generazioni. Migliorie tecniche sono state apportate di recente a queste imbarcazioni a cominciare dai materiali, dalla lunghezza della passerella e dall’altezza dell’antenna che in alcune di queste è anche dotata di comandi autonomi per la guida della barca. La pesca si pratica da aprile a giugno lungo le coste della Calabria settentrionale, in particolare in centri come Bagnara e Palmi, successivamente si sposta, prima verso le Eolie, poi verso le coste nord-orientali della Sicilia. La pesca del pesce spada viene anche praticata con le palamitare, i conzi e le palangrese, ma anche con le lenze, con la sciabica e, incidentalmente, il pesce può essere preda delle tonnare.