Tra i vigneti delle campagne sulla strada fra Castiglione di Sicilia e Francavilla di Sicilia, molto vicino al corso del fiume Alcantara, si è conservata la "Cuba" di Santa Domenica, uno degli esempi più importanti e sicuramente più maturi nella serie delle chiese siciliane a cupola. Il termine "cuba", per alcuni derivato da una voce araba che in origine indicava una fossa scavata per costituire un deposito di acqua, per altri collegato alle parole latine "cupa" e "cupula" cioè botte e botticella (ed effettivamente spesso i contadini chiamano "cubole" queste chiesette), frequentemente definisce un edificio non molto importante, con pianta quadrata e, di solito, uno schema "a trifoglio", cioè con tre absidi, oltre naturalmente alla cupola ben visibile dall'esterno anche se depressa.

L'edificio di Castiglione ha una struttura più complessa ed originale, mostrando all'esterno una certa grandiosità delle masse e rivelando all'interno forse un compromesso tra le chiese a sistema centrale e quelle a sistema basilicale, più allungato. Viene assegnato dagli archeologi ad un'epoca tra l'VIII e il IX secolo D.C.. Il monumento è costruito in opera mista, con pietra, malta, numerosi frammenti fittili (tegole e mattoni anche grandi) riadoperati; molti frammenti fittili sono inoltre sparsi sul terreno circostante, probabilmente non tutti collegabili al monumento. Numerosi blocchi regolari di pietra lavica sono adoperati nei muri esterni ed in particolare negli archi. Nella facciata principale sono un ingresso centrale ad arco e, alla destra di questo, un altro ingresso di dimensioni minori; per ragioni di simmetria si può dedurre l'esistenza di un identico elemento alla sinistra dell'ingresso principale. Anche nel secondo ordine ci sono un elemento principale, una grande trifora, e due finestrelle ad un solo arco. La trifora è oggi molto rovinata: mancano le due colonnine ed una delle loro basi; si riconosce ancora l'alternanza dei piccoli blocchi chiari e scuri che componevano i tre archetti. L'interno è un quadrilatero che ha però un lato modificato da un'abside semicircolare. La navata centrale ha pianta quadrata ed è sormontata da una pseudo-cupola, che s'imposta su mensole agli angoli; le due navate laterali - molto strette e più basse della centrale, dalla quale sono separate tramite pilastri - sono coperte da volte a crociera; è presente un transetto che è sormontato al centro da un'altra crociera e ai due lati da volte a botte. Sulle pareti è ancora visibile qualche traccia di intonaci e pitture, il suolo è ingombro di pietre. La chiesa, riconosciuta come monumento nazionale il 31.08.1909, parzialmente restaurata nel 1959, è stata usata per lo più come ovile; attualmente è ancora proprietà privata, ma il Comune di Castiglione è adesso pronto ad acquisirla; da poco tempo un cartello turistico ne segnala la presenza. Sembra necessario un intervento che riduca i pericoli di stabilità dell'edificio (sono evidenti soprattutto i danni agli archi dell'interno). Come già detto, la "Cuba" si trova a pochissima distanza dal corso dell'Alcantara, ed in particolare in uno dei suoi tratti naturalisticamente e paesaggisticamente più rilevanti, caratterizzato dal punto di vista geologico da pareti di basalto lavico, e da quello botanico dalla costante presenza di platani e ontani oltre che oleandri e saliceti. E' possibile osservare anche una ricca fauna fluviale: caratteristico di questo ambiente è ad esempio un rettile come il colubro leopardino. Il fiume procede a volte con salti e cascatelle, e le rocce basaltiche mostrano chiaroscuri affascinanti, pur se talvolta le acque rivelano segni di inquinamento. Il vicino centro di Castiglione - che sorge su una grande rupe che guarda verso la pianura di Francavilla, ricca di aranceti, limoneti e noccioleti - offre altre attrattive di interesse storico, particolarmente con il Castello e il Castelluccio. Ma se si vuole proseguire nella conoscenza delle cube si può ragiungere, sulla strada per Randazzo, Malvagna, nel cui territorio è un'altra chiesetta bizantina. La "Cuba" di Malvagna, oggi sottoposta a restauro, mostra una struttura muraria costituita da blocchi di pietra calcarea e lava; in pianta evidenzia un vano centrale quadrato (sormontato da una cupola depressa) nel quale sboccano tre absidi semicircolari coperte da mezze calotte: è notevole il fatto che queste absidi siano rivelate dall'architettura esterna (e non incluse in un quadrato come in altri monumenti). Purtroppo quasi del tutto perdute sono altre due cube del territorio di Randazzo: quelle di Mischi e di Sant'Anastasia. Così per osservare altri esempi di questo tipo di architettura bisogna recarsi a Dagala del Re presso S.Venerina o scendere più a Sud nella provincia di Siracusa dove restano diverse chiesette. Sui Nebrodi è invece frequente un altro tipo di architettura bizantina: quello costituito dai bellissimi monasteri basiliani, di un paio di secoli posteriori alle cube.