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        Partendo
      da Noto, dove si possono ammirare le più suggestive esperienze del
      tardo-barocco siciliano, si può facilmente raggiungere Testa dell'Acqua,
      una frazione del paese in provincia di Siracusa. In prossimità di questo
      sito, sulla S. P. Noto-Testa dell'Acqua si incontra il bivio per Castelluccio,
      il territorio di un ex feudo presso cui sorge l'importantissimo sito
      archeologico dell'omonimo villaggio preistorico del primo periodo siculo (XIX-XV
      sec.) cui è annessa la grande necropoli di Cava della Signora.
      L'antico insediamento sorge su di un poggio isolato, naturalmente
      fortificato e da cui si domina uno degli scenari più affascinanti degli
      Iblei, caratterizzato dalla fitta trama dei muretti a secco a
      circoscrivere i verdi pascoli interrotti da ulivi e carrubi. L'importanza
      del villaggio è tale che da esso prende il nome una facies culturale,
      quella della "civiltà di Castelluccio", per l'appunto, di cui
      testimonianze importantissime sono conservate presso il Museo Archeologico
      "Paolo Orsi" di Siracusa. E fu proprio Paolo Orsi che localizzò
      e iniziò gli scavi nell'area che portarono alla luce materiale la cui
      fabbricazione diede inizio, secondo la storiografia ufficiale, all'età
      del bronzo siciliana. Le caratteristiche di tali rinvenimenti esulano da
      questa trattazione, ma per maggiori ragguagli si può consultare il testo
      di Sebastiano Tusa "La Sicilia nella preistoria", edito da
      Sellerio editore Palermo nel 1983, e/o visitare il Museo Archeologico
      Regionale "Paolo Orsi" di Siracusa, presso cui, oltre ad avere
      ulteriori informazioni sul villaggio, si possono osservare pezzi di grande
      interesse storico-culturale, tra cui suppellettili, vasellame, monili in
      bronzo, attrezzi da lavoro e da caccia, corredi funerari e i grossi
      lastroni incisi con motivi a spilare e figure stilizzate con cui venivano
      rinchiuse le tombe a grotticelle artificiali scavate nella necropoli
      adiacente. L'insediamento mostra un'organizzazione coerente, come è
      facile osservare dai basamenti per le capanne ancora evidenti, e ospitava
      attività  artigianali per il periodo
      prospere (testimoniate dagli abbondanti ritrovamenti), cui corrispondevano
      importanti attività commerciali, e attività agro-pastorali piuttosto
      sviluppate. In continuità con il villaggio vi è, quindi, come già
      detto, la Cava della Signora, dove le presenze di antichi insediamenti
      umani si coniugano con lo spettacolo offerto dalla splendida natura delle
      cave iblee, con la sua eccezionale varietà floro-faunistica. Vi si
      ritrovano le variopinte orchidee, il timo, l'asfodelo (il fiore
      dell'Oltretomba secondo gli antichi), rosa canina, carrubi, ulivi
      selvatici, edera, ecc., e, tra gli esemplari più caratteristici della
      fauna locale, oltre a conigli e volpi, numerose specie di uccelli e
      rettili, come il raro colubro leopardino dalla bella livrea. Tra le
      strutture funerarie nei pressi del villaggio spicca una monumentale
      sepoltura sul cui prospetto sono ricavate dalla roccia in posto tre
      colonne di cui una crollata. La necropoli consta di circa duecento
      sepolture costituite da tombe a grotticella entro le quali gli antichi
      abitanti del sito deponevano i corpi dei defunti insieme a ricchi corredi
      funerari e oggetti in ceramica richiudendole con ampi lastroni. 
       Nei
      pressi del villaggio si trovano interessanti insediamenti, testimonianza
      del vasto movimento monastico basiliano che interessò l'isola di Sicilia
      nel primo Medioevo. Tra questi, l'Oratorio bizantino e la Grotta
      dei Santi, all'interno delle quali vi sono, pur se sbiaditi dal tempo
      e dall'incuria, decorazioni pittoriche ed iconografie bizantine. 
      Non
      lontano anche il piccolo borgo del Castelluccio, che si è
      sviluppata intorno alla vecchia masseria e ad una vecchia chiesa padronale
      che apparteneva al vecchi signori del feudo omonimo. Poco distante anche i
      ruderi di un castello che dominava e proteggeva tutta l'area, costruito
      nel XIV sec. da Giovanni Landolina. Tutta
      la zona è comunque particolarmente ricca di testimonianze
      storico-archeologiche meritevoli di attenzione (i ruderi di Noto Antica,
      con la Chiesa del Carmine, il Collegio dei Gesuiti, Palazzo Belludia, il
      Convento dei Cappuccini; l'Eremo di Santa Maria del XVIII sec.,
      eretto a ricordo del sisma che rase al suolo Noto nel 1693; l'insediamento
      protostorico del Finocchito, databile tra il IX e il VII sec. a.
      C.; numerose grotte e cave punteggiate dai resti di antiche necropoli,
      ecc.), di interessanti siti di interesse naturalistico, come i corsi del fiume
      Tellaro e del Manghisi, e di suggestivi scorci di paesaggi
      rurali dove non è difficile trovare ottime trattorie ed aziende
      agrituristiche presso cui gustare le ottime specialità locali.
       
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