Tra scienza e mitologia l'antica iconografia del vulcano

Edito dalla fondazione culturale " Salvatore Sciascia" (finalizzata alla edizione o riedizione di pubblicazioni a carattere letterario, scientifico, storico-sociale riguardanti la storia e la cultura della Sicilia) in collaborazione con Rotary International del distretto Sicilia e Malta, è recentemente uscito un interessante volume figurato che raccoglie le antiche stampe del Vulcano dal XVI al XIX secolo dal titolo Etna, la montagna del cielo. L' autore Franz Riccobono ha riunito in questo volume una ricca e rara iconografia che dà ragione dei diversi approcci con cui viene letto e descritto il Vulcano nel corso del tempo.

La maggior parte delle immagini è tratta da libri di viaggio di "visitatore" stranieri e quindi stampate fuori d'Italia e testimoniano l'interesse che nei secoli precedenti il Vulcano suscitava nel mondo dei viaggiatori colti, che nonostante le difficoltà di raggiungere il sito, (certamente superiori a quelle oggi di moda tipo " Avventure nel mondo") lo inserivano nel loro "Grand Tour". Le prime rappresentazioni dell' Etna, in genere collegate alla elaborazione delle prime carte geografiche; tendono ad enfatizzarne le dimensioni rispetto al contesto geografico generale dell'Isola; si tratta di una geografia "fantastica" ancora influenzata dalla mitologia e dai simbolismi da essa diffusi (il fuoco, le forze ctonie, il mistero dell' officina di Vulcano, gli inferi, ecc. ).

A partire dal Settecento, scrive l'autore, specie nella seconda metà, inizia un diverso modo di lettura dei Vulcano e dei suoi fenomeni. Maggiore attenzione è posta nella descrizione dei paesaggio e di taluni aspetti che potrebbero definirsi etno-antropologici. Soprattutto nella monumentale opera di Jean Houel, per la prima volta vengono descritte in maniera specifica delle colate laviche, introducendo un criterio " scientifico" che avrà maggiore fortuna nel secolo successivo. Infine nell' ottocento, il gran numero di viaggiatori che affronta lo studio dell' Etna dà luogo al terzo ed ultimo modo di osservarne i fenomeni. Si tratta adesso di far conoscere gli aspetti specifici delle eruzioni secondo un' impostazione moderna che tiene conto dell' avanzamento della scienza grazie a studiosi di vaglia quali il nostro Mario Gemmellaro o il tedesco Sartorius Von Waltershausen ".

Ma non sono stati soltanto gli stranieri a studiare e descrivere l' Etna, oltre al già citato Gemmellaro, numerosi sono stati gli autori siciliani ad occuparsi del Vulcano (dal Fazello e dal castiglionese Filoteo degli Omodei, all' Abate Ferrara, al Recupero, ecc. ). Il pregio dei libro è di offrire alla ricerca un insieme di materiali di non facile reperibilità provenienti nella maggior parte dal collezionismo privato, che certamente non esauriscono completamente la storia iconografica del Vulcano (tanto esiste ancora nelle biblioteche e negli archivi ), tuttavia, come del resto era nelle intenzioni degli autori, ne costituisce un primo ricco repertorio. Da notare infine in coda al volume un ricco "contributo bibliografico" di Attilio Bruno sui testi a stampa sull' argomento dal 1500 fino alla fine del secolo scorso.